mercoledì 12 maggio 2010

Navi dei veleni: scovate le prove di Gianni Lannes

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Il capitano Natale De Grazia aveva individuato la rotta giusta: ben 180 affondamenti sospetti (Adriatico, Ionio e Tirreno). Lo hanno ammazzato gli apparati italici di sicurezza, vale a dire lo Stato che poi gli ha conferito una medaglia d’oro al valore per tentare di smacchiarsi la coscienza. Correva l’anno 1995, per l’esattezza a cavallo fra il 12 e 13 dicembre. L’amico Francesco Neri, magistrato integerrimo e generatore in quel periodo remoto dell’inchiesta sulle navi dei veleni rischia grosso dopo la recente bomba a Reggio Calabria. Lui non ha neppure la scorta. Non è un politicante da strapazzo  e non tesse affari con le mafie intercontinentali. A me la tutela della Polizia di Stato è stata assegnata il 22 dicembre 2009 dal ministero dell’Interno. Non l’avevo richiesta e volentieri ne faccio a meno, purché sia tutelata effettivamente la mia famiglia. Da alcuni mesi ci stanno pressando in ogni modo e avvertiamo il loro fiato sul collo. A distanza di dieci mesi non sappiamo nulla in merito alle indagini giudiziarie sugli attentati del 2009. Ora ignoti nottetempo hanno manomesso l’auto di famiglia. E’ un segnale? Cosa vogliono dirmi? Sempre nella stessa nottata ignoti hanno rubato l’auto ad un caro amico nonché collaboratore di Terra Nostra. Scusi Berlusconi, ma che razza di tutela è se siamo effettivamente in balia degli eventi e  in anticipo conoscono i miei spostamenti nonché i punti deboli di persone care? Tranquilli boiardi di stato. La famigerata  inchiesta sulle “navi dei veleni” è in dirittura d’arrivo, autofinanziata in toto. La mole di scoperte e di materiali faticosamente analizzati sul campo, i riscontri in mare, gli impedimenti governativi, le barriere istituzionali hanno allungato i tempi prefissati a dicembre. A fine settembre sarà pubblicato il rovente dossier. Sia ben chiaro: le navi a perdere hanno ormai superato quota 200; e non sono relitti bellici della prima o seconda guerra mondiale. Abbondano i container colmi di rifiuti chimici oltre a  scorie radioattive e quant’altro la bulimia del profitto a tutti i costi ha saputo realizzare sulla pelle degli ignari esseri umani. L’ultimo riscontro probante smaschera il professor avvocato Gaetano Pecorella, gran sodale del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, ma soprattutto presidente della commissione “ecomafie”. Vale a dire il garante ambientale e sanitario dei cittadini. In questo caso difesa a parole, poiché lo stesso Pecorella aiuta in realtà gli ecomafiosi. Da alcuni mesi ho stabilito un contatto con la segreteria dell’ammiraglio Raimondo Pollastrini, comandante generale della Guardia costiera. Non è possibile intervistarlo personalmente, forse si fa prima con il presidente Napolitano o magari con l’unto del signore. L’alto graduato pretende le domande prima del colloquio. Incredibile. Comunque, sono stati sottoposti 23 quesiti in materia di inabissamenti nel Mediterraneo. Risposte? Nessuna. Il 10 maggio in Roma a Maricogecap non c’era nessun ufficiale per fare il punto della situazione. A stento sono riuscito a colloquiare telefonicamente  con il comandante Vittorio Alessandro. Addirittura a Reggio Calabria, tale Antonio Ranieri, in forza alla direzione marittima mi ha impedito di visionare il registro pubblico dei sinistri in mare. Caso unico in tutte le guardie costiere d’Italia. Cosa nasconde questo ufficiale reo del disastro a base di idrocarburi di nave Eden V? La censura non è altro che il modo concreto per il discorso dell’ordine di travestire, escludere, eludere o negare quei contenuti che rischierebbero di mettere in pericolo la sua legittimità, le sue certezze, il suo potere. Vero ministri in carica ancora per poco? Che singolare coincidenza. Stanotte l’ennesima sorpresa intimidatoria, mentre il ministro Prestigiacomo – rea di aver insabbiato il fenomeno a Cetraro – non ha accettato il contraddittorio pubblico nella  televisione ormai controllata dal boss di Arcore.  Attenzione, per dirla con Brecht: “il nemico marcia alla nostra testa”.  










Navi dei veleni: resa dei conti. Altro attentato a Lannes







Proprio quando l’inchiesta sulle navi dei veleni  è alla battute finali ed emerge il coinvolgimento diretto dello Stato italiano (governi e sottogoverni), ignoti lanciano ancora impunemente intimidazioni contro il giornalista Gianni Lannes e la sua famiglia. E’ successo ancora stanotte dopo una convulsa giornata a Roma (11 maggio), nella sede di Maricogecap (Comando generale delle guardie costiere) con l’ammiraglio Pollastrini che da mesi non si fa trovare e pretende per l’intervista domande anticipate, regolarmente inviate dal cronista. Allora, considerato il pericolo e le minacce dirette, anzi palesi, possiamo anticipare all’opinione pubblica il coinvolgimento diretto di Gaetano Pecorella, attuale presidente dlele Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti, detta altrimenti “ecomafie”. Altro che conflitto di interessi. Abbiamo legalmente ottenuto copia di documentazione inerente lo sbarco in Italia di container (MSCU 252503/6) provenienti in particolare da Israele – sbarcato da nave MSC San Francisco – e perfino dalla Turchia, contenenti rifiuti metallici contaminati radioattivamente. In una nota dello studio dell’avvocato professore Pecorella, lo stesso prende le difese di noti ecomafiosi intercontinentali. Le misurazioni radiometriche parlano chiaro: “…Poiché le misure di irraggiamento risultavano superiori alla fluttuazione media del fondo ambientale locale di radiazioni, … è stata data comunicazione alla Prefettura … affinché il carico venisse restituito…”. Pecorella però si è opposto, legalmente si intende. Questa è solo la classica punta dell’iceberg.


http://www.italiaterranostra.it/





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