(AGENPARL) - Roma, 25 mar - “E’ importante giungere a una legge quadro nazionale che accolga la valenza terapeutica della cannabis, ne regolamenti l’uso, e possa prevederne anche la produzione per sconfiggere i fenomeni di mercato nero che i pazienti denunciano o l’impossibilità a usufruire dei farmaci, considerato il loro costo altissimo e la difficoltà enorme nel reperirli sul mercato italiano. Ci sono le disposizioni ministeriali del 2007 firmate dall’allora ministro Livia Turco, ci sono le leggi regionali, ci sono le pubblicazioni scientifiche e decine e decine di associazioni che si battono in questa direzione”. Lo chiede Salvatore Capone, deputato democratico e componente della Commissione Salute e Affari sociali della Camera, in un’interrogazione al ministro Lorenzin, insieme ai colleghi del Pd Paolo Beni, Gero Grassi e Vittoria D’Incecco, “Ho seguito con molta attenzione” - afferma Salvatore Capone - “il dibattito nazionale sviluppatosi in seguito alla decisione del governo di non impugnare la legge regionale abruzzese, così come il clamore intorno alla nascita del primo Cannabis Social Club d’Italia nato a Racale, e sostenuto anche dal sindaco Donato Metallo. E non sfugge l’allarme recente, a proposito del decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 21 marzo scorso, che significherebbe – a parere delle associazioni – un passo indietro per la cannabis terapeutica, rischiando di vanificare l’azione di quelle Regioni che hanno legiferato in questi anni in attuazione delle disposizioni del 2007. Ecco perché abbiamo ritenuto, con i colleghi della Commissione Salute, urgente e necessario riavviare il confronto e la discussione al nostro interno e con la ministro Lorenzin, mentre ulteriori proposte di legge si aggiungono a quelle già presentate alla Camera e al Senato. Favorire l’uso della cannabis terapeutica – conclude il deputato del Pd - dimostratasi in numerosissime patologie fortemente invalidanti un rimedio eccezionale, significa accogliere la domanda di salute e di qualità della vita che giunge dai pazienti. Una domanda a cui non possiamo rimanere sordi, e che dobbiamo essere capaci di accogliere compiutamente, permettendo ai malati un uso sicuro della cannabis terapeutica e impendendo fenomeni di mercato nero e speculazione sul dolore di queste persone”.
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