1. Convegno sui cannabinoidi e lotta al dolore
7. Un nuovo libro
1. Convegno sui cannabinoidi e lotta al dolore
Si terrà a Cosenza presumibilmente in autunno un congresso scientifico sul ruolo dei cannabinoidi nelle problematiche neurologiche e nella terapia del dolore. Tale convegno, che vedrà la partecipazione di alcuni tra i maggiori esperti italiani nella terapia con i derivati della cannabis, ha avuto il patrocinio ufficiale della Regione Calabria, con la motivazione della “rilevanza dell’iniziativa, di indubbio spessore medico scientifico”.
L’importanza di questa classe di farmaci ormai è nota anche al grande pubblico, e non solo fra i medici. Gli organi di informazione ne hanno parlato anche recentemente, a proposito della nuova legge sulle cure palliative e la terapia del dolore, pur se in termini un po’ fuorvianti, affiancando i cannabinoidi ai derivati della morfina. Se i farmaci derivati dalla Cannabis possono avere un ruolo nel trattamento del dolore, è anche vero che la Legge in questione non prevede per questi farmaci alcun bisogno di semplificazione nella prescrizione, al contrario degli oppioidi. Infatti la prescrizione dei cannabinoidi è regolata da una legge già esistente, quella sull’importazione dei farmaci dall’estero. Nonostante ciò persistono delle problematiche burocratiche nell’ottenere questo tipo di cura, e i medici stessi spesso si trovano in difficoltà nella prescrizione. Se a ciò si aggiunge che, aldilà del nome, tali farmaci non sono noti dal punto di vista delle indicazioni, degli effetti, dei dosaggi, il convegno in oggetto potrà essere l’occasione per chiarire molti dubbi, sia nella classe medica che in quella dei politici.
Ci preme ringraziare il Presidente della Regione Calabria, On. Agazio Loiero, per aver creduto in questa iniziativa a favore di tante persone malate; in realtà aveva già dimostrato sensibilità a questo particolare problema quando ricopriva il ruolo di assessore alla Sanità.
Ad essere precisi, non abbiamo ottenuto la stessa risposta dal Presidente della Provincia di Cosenza, Gerardo Mario Oliverio, al quale pure avevamo fatto richiesta di patrocinio, ma evidentemente non ha creduto alla rilevanza scientifica dell´iniziativa che anche a lui avevamo proposto e sollecitato dalla scorsa legislatura. Viceversa il convegno ha ottenuto il patrocinio gratuito anche dall´ASP di Cosenza grazie al Direttore Sanitario Dott. Antonio Scalzo.
Questo congresso apre le porte alla collaborazione fra la nostra Associazione Cannabis Terapeutica (www.medicalcannabis.it), costituita da medici, esperti del settore e pazienti, e la Giunta Regionale, e speriamo di poter cooperare ancora per un decreto regionale riguardante la terapia con i cannabinoidi, così come quelli attuati in altre regioni (es. Marche, Puglia), decreti che peraltro contengono luci ed ombre dal punto di vista scientifico. Sarebbe quindi l’occasione di poter finalmente avere una legge regionale in grado da far d’esempio per le altre regioni italiane.
(Comunicato stampa a cura di: Dott.Francesco Crestani, Medico-chirurgo, Specialista in Anestesia e Rianimazione, Servizio di Terapia Antalgica, O.C. San Luca – Trecenta (Rovigo), Presidente Associazione Cannabis Terapeutica
Geom. Gianpiero Tiano, Vice Presidente Associazione Cannabis Terapeutica)
Stop alle lunghe trafile burocratiche e alle spese onerose per importare dall´estero farmaci a base di cannabis per i malati terminali. Da oggi paga la Regione Puglia. (…) Ogni Asl dovrà garantire la copertura totale dei costi per acquistare le sostanze stupefacenti e psicotrope destinate al trattamento del dolore nei pazienti affetti da cancro e da sclerosi multipla (…). Tra le patologie ammesse alla cura e al rimborso spasticità secondaria a malattie neurologiche, nausea e vomito non sufficientemente controllati indotti da chemioterapia o radioterapia, dolore cronico neuropatico non risponde ai farmaci disponibili. (…) Per la fase iniziale della somministrazione il paziente deve essere sottoposto a regime di ricovero, day hospital, percorso ambulatoriale o regime di assistenza domiciliare integrata. (…)
(fonte: da un articolo di Francesca Russi, su La Repubblica (ed. Bari). Link all’articolo completo:
http://bari.repubblica.it/
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3. Uso di Cannabis a scopo terapeutico nell’abuso di sostanze.
L’uso di Cannabis medicinale sotto supervisione medica non interferisce negativamente sulla prognosi dei soggetti che seguono un programma di terapia per abuso di sostanze, secondo uno studio clinico pubblicato su Harm Reduction Journal. Lo studio è stato eseguito alla Humboldt State University in California. I ricercatori hanno evidenziato che si trattava di dati preliminari vista l’esiguità del campione, comunque lo studio ha rilevato che la prognosi per gli utilizzatori di cannabis medica era paragonabile a quella dei soggetti che non la utilizzavano.
L’uso di Cannabis non sembra compromettere il trattamento dell’abuso di sostanze, e i soggetti del gruppo che utilizzavano cannabis (in base a questi dati preliminari) dimostravano di andare bene come, se non addirittura meglio, i non utilizzatori in diverse importanti categorie di risultati (ad es. il completamento del trattamento, il coinvolgimento in problemi legali, le problematiche mediche).
Nella discussione, gli autori dello studio dichiarano: “Il passaggio da droghe più dannose ad altre meno, è un miglioramento degno di essere tenuto in considerazione da parte dei politici. Il costo economico del consumo di alcool in California è stato stimato in 38 miliardi di dollari. Se si aggiunge a questo il danno a persone, famiglie, comunità, società provocato da metanfetamina, eroina e cocaina, può essere giustificata la terapia con marijuana medica nel trattamento della dipendenza come una pratica di riduzione del danno. Visto che l'uso di marijuana non è associato a risultati peggiori, allora sostituire l'uso di altre droghe con la marijuana può portare a un risparmio economico sociale.
Ci sono differenze nella percezione pubblica e professionale circa l'uso di marijuana. Il 32%
degli americani crede che la dipendenza da marijuana sia un pericolo per la società. Comunque, l'Istituto di Medicina [ente pubblico americano di ricerca, che ha pubblicato un famoso rapporto sulla cannabis medica, ndr] è molto chiaro nel dire: "La marijuana non ha dimostrato di essere la causa o anche il fattore predittivo di abuso di droghe più pericolose". La dipendenza da Marijuana può diventare problematica, ma l'Istituto di Medicina ha concluso che "in confronto con l'alcol, il tabacco, e vari altri farmaci prescrivibili, il potenziale di abuso della marijuana appare relativamente basso e certamente entro limiti gestibili per i pazienti seguiti da un medico "(p. 58).
(Link all’articolo completo: http://www. harmreductionjournal.com/ content/pdf/1477 7517 7 3.pdf )
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L’uso di Cannabis medicinale sotto supervisione medica non interferisce negativamente sulla prognosi dei soggetti che seguono un programma di terapia per abuso di sostanze, secondo uno studio clinico pubblicato su Harm Reduction Journal. Lo studio è stato eseguito alla Humboldt State University in California. I ricercatori hanno evidenziato che si trattava di dati preliminari vista l’esiguità del campione, comunque lo studio ha rilevato che la prognosi per gli utilizzatori di cannabis medica era paragonabile a quella dei soggetti che non la utilizzavano.
L’uso di Cannabis non sembra compromettere il trattamento dell’abuso di sostanze, e i soggetti del gruppo che utilizzavano cannabis (in base a questi dati preliminari) dimostravano di andare bene come, se non addirittura meglio, i non utilizzatori in diverse importanti categorie di risultati (ad es. il completamento del trattamento, il coinvolgimento in problemi legali, le problematiche mediche).
Nella discussione, gli autori dello studio dichiarano: “Il passaggio da droghe più dannose ad altre meno, è un miglioramento degno di essere tenuto in considerazione da parte dei politici. Il costo economico del consumo di alcool in California è stato stimato in 38 miliardi di dollari. Se si aggiunge a questo il danno a persone, famiglie, comunità, società provocato da metanfetamina, eroina e cocaina, può essere giustificata la terapia con marijuana medica nel trattamento della dipendenza come una pratica di riduzione del danno. Visto che l'uso di marijuana non è associato a risultati peggiori, allora sostituire l'uso di altre droghe con la marijuana può portare a un risparmio economico sociale.
Ci sono differenze nella percezione pubblica e professionale circa l'uso di marijuana. Il 32%
degli americani crede che la dipendenza da marijuana sia un pericolo per la società. Comunque, l'Istituto di Medicina [ente pubblico americano di ricerca, che ha pubblicato un famoso rapporto sulla cannabis medica, ndr] è molto chiaro nel dire: "La marijuana non ha dimostrato di essere la causa o anche il fattore predittivo di abuso di droghe più pericolose". La dipendenza da Marijuana può diventare problematica, ma l'Istituto di Medicina ha concluso che "in confronto con l'alcol, il tabacco, e vari altri farmaci prescrivibili, il potenziale di abuso della marijuana appare relativamente basso e certamente entro limiti gestibili per i pazienti seguiti da un medico "(p. 58).
(Link all’articolo completo: http://www.
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4. Un caso clinico dal Canada: dolore grave dopo trauma
(a cura del dott. Francesco Crestani)
La rivista medica Cases Journal mette all’attenzione dei medici alcuni casi clinici particolarmente interessanti. Recentemente due articoli sono stati dedicati a pazienti in terapia con Cannabis. Diamo qui conto del primo caso: si tratta di un maschio di 33 anni caduto da un’altezza di otto metri riportando un serio politrauma. Si fratturava infatti la sesta vertebra cervicale, il cranio, il braccio sinistro, l’anca e il femore sinistri con multiple erniazioni. Veniva quindi sottoposto a vari interventi chirurgici, ma rimaneva grandemente invalidato. Aveva una disabilità del 75% nella parte superiore del corpo a causa della frattura cervicale ed era incapace di leggere o lavorare al computer. La frattura cranica gli procurava mal di testa e ronzii. Presentava spasmi e dolore al braccio, con un dolore al polso costantemente di 8 su una scala da 0 a 10 punti, e sensazioni di bruciore, ma al contempo di ghiaccio e di martellamento. Aveva difficoltà a lavorare con la mano sinistra. A causa della lesione spinale soffriva di spasmi bilaterali alla schiena. Riferiva inoltre dolore moderato all’anca sinistra. Era stato trattato per due anni con fisioterapia, e aveva assunto una lunga serie di farmaci tra i quali: Artrotec, Flexeril, ketorolac, Tylenol con codeina, Naprosyn, Percocet, gabapentin, Marinol (THC, cioè il principio attivo più importante della cannabis, ma prodotto sinteticamente), Lyrica, Supradol, oxycodin e Oxycontin, oltre a Doxepin, Imovane, Cipralex, trazodone, Elavil, Efexor. Quindi un’ampia gamma di antinfiammatori, analgesici, comprensivi di oppioidi e un cannabinoide sintetico, anticonvulsivanti e antidepressivi. Nonostante tutto questo non aveva avuto una soddisfacente riduzione del dolore, che era costantemente su un livello di 5 su 10, e riferiva che i farmaci lo avevano trasformato in un “morto vivente”, incapace a lavorare e a fare una vita normale.
Il soggetto, canadese, era diventato un membro della Green Cross Society della British Columbia, associazione che ha il permesso federale di distribuire Cannabis per usi medici. L’associazione consegna ai suoi membri Cannabis in forma di prodotto naturale. Il caso clinico presentato era stato scelto proprio per la severità della sua patologia associata alla sua presenza continua nella Society, cosa che ne permetteva un monitoraggio clinico giornaliero. Il caso descritto, a detta degli Autori, era comunque molto simile ad altri quattro seguiti nello stesso anno, con risultati sovrapponibili.
Il paziente assumeva un totale di 10 g di Cannabis al giorno, corrispondente a una media di 420-500 mg di THC, 40-80 mg di CBD (cannabidiolo) e 20-60 mg di CBN (cannabinolo). Si aveva una riduzione significativa dei punteggi del dolore accompagnata da un miglioramento del sonno, degli spasmi muscolari e della qualità di vita. Attualmente, seppur non totalmente libero dal dolore, il paziente è in grado di fare almeno in parte il suo lavoro di volontario, andare in palestra, e condurre una vita che assomiglia a una vita normale. Oltre alla Cannabis assume solo integratori, e quando ha crisi dolorose usa tintura di Cannabis (10 mg di THC e 2 mg di CBD per goccia), 15-25 gocce al bisogno, che riducono il dolore intenso in pochi secondi. Utilizza anche il vaporizzatore Vulcano, 2-4 g al giorno. Esami medici hanno dimostrato che tutte le funzioni epatiche sono nella norma.
Secondo gli Autori, eventuali effetti collaterali della Cannabis medica sono da mettere in relazione al ceppo non corretto per i sintomi dei pazienti; per esempio, se un paziente ha dolore accompagnato da ansia e utilizza un ceppo con alte concentrazioni di CBN e basse di CBD e THC, potrebbe avere un aumento dell’ansia con scarso effetto sul dolore. Inoltre, a detta degli Autori, le persone di origine celtica (Scozzesi, Irlandesi e Gallesi) dimostrerebbero una maggior resistenza alla Cannabis, anche di 3-5 volte, rispetto a persone originarie da altre zone dell’Europa o dall’Africa; il paziente in oggetto era di madre scozzese, e questo spiegherebbe gli alti dosaggi di THC richiesti, maggiori rispetto a quelli riportati in studi simili, ma con persone di popolazioni diverse.
Gli Autori concludono che il caso riportato rappresenta solo uno dei molti osservati dalla Green Cross Society. Con il 70% dei 4000 membri sofferenti di dolore cronico è stato osservato molte volte che le persone provano una riduzione significativa del dolore usando Cannabis naturale standardizzata. Spesso una miglior qualità della vita è raggiunta con l’uso di sola Cannabis, o con una dose ridotta di oppiacei. Il paziente studiato da circa un anno utilizza solo cannabis naturale con supplementi; recentemente ha subito due ulteriori interventi chirurgici alla schiena e alla mano e ha usato solo Cannabis per il dolore postoperatorio.
(fonte: Hornby P, Sharma M, Stegman B. Standardized natural product cannabis in pain management and observations at a Canadian compassion society: a case report. Cases Journal 2009, 2:7487. Full text available at: http://casesjournal.com/ casesjournal/article/view/7487 )
(a cura del dott. Francesco Crestani)
La rivista medica Cases Journal mette all’attenzione dei medici alcuni casi clinici particolarmente interessanti. Recentemente due articoli sono stati dedicati a pazienti in terapia con Cannabis. Diamo qui conto del primo caso: si tratta di un maschio di 33 anni caduto da un’altezza di otto metri riportando un serio politrauma. Si fratturava infatti la sesta vertebra cervicale, il cranio, il braccio sinistro, l’anca e il femore sinistri con multiple erniazioni. Veniva quindi sottoposto a vari interventi chirurgici, ma rimaneva grandemente invalidato. Aveva una disabilità del 75% nella parte superiore del corpo a causa della frattura cervicale ed era incapace di leggere o lavorare al computer. La frattura cranica gli procurava mal di testa e ronzii. Presentava spasmi e dolore al braccio, con un dolore al polso costantemente di 8 su una scala da 0 a 10 punti, e sensazioni di bruciore, ma al contempo di ghiaccio e di martellamento. Aveva difficoltà a lavorare con la mano sinistra. A causa della lesione spinale soffriva di spasmi bilaterali alla schiena. Riferiva inoltre dolore moderato all’anca sinistra. Era stato trattato per due anni con fisioterapia, e aveva assunto una lunga serie di farmaci tra i quali: Artrotec, Flexeril, ketorolac, Tylenol con codeina, Naprosyn, Percocet, gabapentin, Marinol (THC, cioè il principio attivo più importante della cannabis, ma prodotto sinteticamente), Lyrica, Supradol, oxycodin e Oxycontin, oltre a Doxepin, Imovane, Cipralex, trazodone, Elavil, Efexor. Quindi un’ampia gamma di antinfiammatori, analgesici, comprensivi di oppioidi e un cannabinoide sintetico, anticonvulsivanti e antidepressivi. Nonostante tutto questo non aveva avuto una soddisfacente riduzione del dolore, che era costantemente su un livello di 5 su 10, e riferiva che i farmaci lo avevano trasformato in un “morto vivente”, incapace a lavorare e a fare una vita normale.
Il soggetto, canadese, era diventato un membro della Green Cross Society della British Columbia, associazione che ha il permesso federale di distribuire Cannabis per usi medici. L’associazione consegna ai suoi membri Cannabis in forma di prodotto naturale. Il caso clinico presentato era stato scelto proprio per la severità della sua patologia associata alla sua presenza continua nella Society, cosa che ne permetteva un monitoraggio clinico giornaliero. Il caso descritto, a detta degli Autori, era comunque molto simile ad altri quattro seguiti nello stesso anno, con risultati sovrapponibili.
Il paziente assumeva un totale di 10 g di Cannabis al giorno, corrispondente a una media di 420-500 mg di THC, 40-80 mg di CBD (cannabidiolo) e 20-60 mg di CBN (cannabinolo). Si aveva una riduzione significativa dei punteggi del dolore accompagnata da un miglioramento del sonno, degli spasmi muscolari e della qualità di vita. Attualmente, seppur non totalmente libero dal dolore, il paziente è in grado di fare almeno in parte il suo lavoro di volontario, andare in palestra, e condurre una vita che assomiglia a una vita normale. Oltre alla Cannabis assume solo integratori, e quando ha crisi dolorose usa tintura di Cannabis (10 mg di THC e 2 mg di CBD per goccia), 15-25 gocce al bisogno, che riducono il dolore intenso in pochi secondi. Utilizza anche il vaporizzatore Vulcano, 2-4 g al giorno. Esami medici hanno dimostrato che tutte le funzioni epatiche sono nella norma.
Secondo gli Autori, eventuali effetti collaterali della Cannabis medica sono da mettere in relazione al ceppo non corretto per i sintomi dei pazienti; per esempio, se un paziente ha dolore accompagnato da ansia e utilizza un ceppo con alte concentrazioni di CBN e basse di CBD e THC, potrebbe avere un aumento dell’ansia con scarso effetto sul dolore. Inoltre, a detta degli Autori, le persone di origine celtica (Scozzesi, Irlandesi e Gallesi) dimostrerebbero una maggior resistenza alla Cannabis, anche di 3-5 volte, rispetto a persone originarie da altre zone dell’Europa o dall’Africa; il paziente in oggetto era di madre scozzese, e questo spiegherebbe gli alti dosaggi di THC richiesti, maggiori rispetto a quelli riportati in studi simili, ma con persone di popolazioni diverse.
Gli Autori concludono che il caso riportato rappresenta solo uno dei molti osservati dalla Green Cross Society. Con il 70% dei 4000 membri sofferenti di dolore cronico è stato osservato molte volte che le persone provano una riduzione significativa del dolore usando Cannabis naturale standardizzata. Spesso una miglior qualità della vita è raggiunta con l’uso di sola Cannabis, o con una dose ridotta di oppiacei. Il paziente studiato da circa un anno utilizza solo cannabis naturale con supplementi; recentemente ha subito due ulteriori interventi chirurgici alla schiena e alla mano e ha usato solo Cannabis per il dolore postoperatorio.
(fonte: Hornby P, Sharma M, Stegman B. Standardized natural product cannabis in pain management and observations at a Canadian compassion society: a case report. Cases Journal 2009, 2:7487. Full text available at: http://casesjournal.com/
Un caso clinico di sclerosi multipla trattato con Cannabis
(a cura del dott. Francesco Crestani)
Abbiamo già descritto un caso clinico di paziente trattato con Cannabis riportato dalla rivista medica “Cases Journal”. La stessa rivista ha pubblicato in un numero più recente un altro caso interessante, questa volta di una patologia ben nota, la sclerosi multipla.
Si tratta di una donna canadese di 52 anni, i cui primi sintomi, sensazione di pesantezza alle labbra e difficoltà alla deglutizione, risalgono agli anni ’70. Tali disturbi erano continuati per una decina di anni, finché nel 1985 una risonanza magnetica non chiarì la diagnosi.Fu all’inizio curata con ACTH, rilassanti muscolari e ansiolitici, e in seguito con iniezioni giornaliere di Copaxone, che le migliorarono sia gli spasmi che il dolore. Infatti dal 1983 aveva cominciato a sentire un dolore intenso alla regione lombare, che si irradiava al piede sinistro, rendendole difficile camminare. Avendo notato che fumando Cannabis aveva ulteriore diminuzione dei sintomi, la paziente si era rivolta nel 2007 alla Green Cross Society, una organizzazione canadese non-profit che distribuisce Cannabis controllata e standardizzata ad uso medico. Quando si presentò la prima volta alla Society, la donna presentava dolore cronico, tremore, difficoltà a camminare e un dolore costante e severo al piede sinistro. Cominciò allora la terapia con Cannabis, sotto continuo controllo giornaliero per un anno anche mediante opportune schede di valutazione. Si notò un rapido miglioramento delle condizioni della paziente con l’inizio della terapia. Il dolore, che era di un valore di 8-10 su una scala da 0 a 10, si ridusse a un valore di 1-2 nel giro del primo mese, quando si ottimizzò il dosaggio del farmaco. La donna assumeva 6-8 capsule contenenti un equivalente di 50 mg di THC, il componente farmacologicamente più attivo della pianta, e inoltre fumava una media di 4-6 sigarette di Cannabis al giorno per gli accessi di dolore e il miglioramento dell’umore. Il totale di THC assunto dalla paziente era di circa 400-500 mg al giorno. Il dosaggio relativamente elevato di THC, secondo gli Autori, è dovuto al fatto che si tratta di una persona di origine scozzese, e le popolazioni di origine celtica presenterebbero una maggior tolleranza alla sostanza, anche di 3-5 volte (come descritto anche nel caso già pubblicato).
La donna ha avuto un miglioramento significativo del dolore, del tremore e in generale della qualità di vita. Dal punto di vista funzionale è passata da uno stato di virtuale invalidità a uno in cui può vestirsi, uscire per farsi una camminata e fare del giardinaggio; gli esami del fegato sono tutti normali.
Gli Autori riportano che si tratta solo di un caso tra i tanti osservati dalla Green Cross Society.
(Fonte: Hornby P, Sharma M. Standardized cannabis in multiple sclerosis: a case report. Cases J. 2010 Jan 6;3:7. Full text available at: http://www.casesjournal.com/ content/3/1/7 )
Abbiamo già descritto un caso clinico di paziente trattato con Cannabis riportato dalla rivista medica “Cases Journal”. La stessa rivista ha pubblicato in un numero più recente un altro caso interessante, questa volta di una patologia ben nota, la sclerosi multipla.
Si tratta di una donna canadese di 52 anni, i cui primi sintomi, sensazione di pesantezza alle labbra e difficoltà alla deglutizione, risalgono agli anni ’70. Tali disturbi erano continuati per una decina di anni, finché nel 1985 una risonanza magnetica non chiarì la diagnosi.Fu all’inizio curata con ACTH, rilassanti muscolari e ansiolitici, e in seguito con iniezioni giornaliere di Copaxone, che le migliorarono sia gli spasmi che il dolore. Infatti dal 1983 aveva cominciato a sentire un dolore intenso alla regione lombare, che si irradiava al piede sinistro, rendendole difficile camminare. Avendo notato che fumando Cannabis aveva ulteriore diminuzione dei sintomi, la paziente si era rivolta nel 2007 alla Green Cross Society, una organizzazione canadese non-profit che distribuisce Cannabis controllata e standardizzata ad uso medico. Quando si presentò la prima volta alla Society, la donna presentava dolore cronico, tremore, difficoltà a camminare e un dolore costante e severo al piede sinistro. Cominciò allora la terapia con Cannabis, sotto continuo controllo giornaliero per un anno anche mediante opportune schede di valutazione. Si notò un rapido miglioramento delle condizioni della paziente con l’inizio della terapia. Il dolore, che era di un valore di 8-10 su una scala da 0 a 10, si ridusse a un valore di 1-2 nel giro del primo mese, quando si ottimizzò il dosaggio del farmaco. La donna assumeva 6-8 capsule contenenti un equivalente di 50 mg di THC, il componente farmacologicamente più attivo della pianta, e inoltre fumava una media di 4-6 sigarette di Cannabis al giorno per gli accessi di dolore e il miglioramento dell’umore. Il totale di THC assunto dalla paziente era di circa 400-500 mg al giorno. Il dosaggio relativamente elevato di THC, secondo gli Autori, è dovuto al fatto che si tratta di una persona di origine scozzese, e le popolazioni di origine celtica presenterebbero una maggior tolleranza alla sostanza, anche di 3-5 volte (come descritto anche nel caso già pubblicato).
La donna ha avuto un miglioramento significativo del dolore, del tremore e in generale della qualità di vita. Dal punto di vista funzionale è passata da uno stato di virtuale invalidità a uno in cui può vestirsi, uscire per farsi una camminata e fare del giardinaggio; gli esami del fegato sono tutti normali.
Gli Autori riportano che si tratta solo di un caso tra i tanti osservati dalla Green Cross Society.
(Fonte: Hornby P, Sharma M. Standardized cannabis in multiple sclerosis: a case report. Cases J. 2010 Jan 6;3:7. Full text available at: http://www.casesjournal.com/
5. Notizie in breve
(tratte da IACM Bulletin – http://www.cannabis-med.org )
*** Epilessia
Il cannabinoide naturale delta-9-tetrahydrocannabivarin (Delta-9-THCV) diminuisce le convulsion in un modello di epilessia dei ratti. (Fonte: Hill AJ, et al. Epilepsia, 2010 Feb 26. [pubblicazione elettronica prima della stampa])
*** Olanda: schizofrenia
I ricercatori dell'Università di Utrecht e Maastricht riceveranno 24 milioni di euro dalla Comunità Europea per studiare possibili terapie per la schizofrenia. Uno dei cinque studi riguarderà i possibili benefici del cannabinoide naturale cannabidiolo (CBD). (Fonte: Università di Utrecht, 4 Marzo 2010, www.umcutrecht.nl)
*** Australia – Cannabis e schizofrenia
Ricercatori australiani hanno studiato più di 3800 persone, maschi e femmine, nati fra il 1981 e il 1984 e li hanno seguiti per più di 21 anni; sono stati indagati l'uso di cannabis e gli episodi di psicosi. Il 18% avevano usato cannabis per meno di 3 anni, il 16% per 4-5 anni, e il 14% per 6 o più anni. E’ risultato che rispetto a quelli che non avevano mai usato cannabis, i giovani adulti con storia di utilizzo per sei o più anni avevano un rischio doppio di sviluppare un disturbo come la schizofrenia.
(fonte: McGrath et al, Arch Gen Psychiatry, marzo 2010; pubblicazione elettronica prima della stampa)
*** Lesioni del midollo spinale
In uno studio su animali, ricercatori spagnoli hanno rilevato che l’endocannabinoide 2-AG riduce il danno neurologico dopo una lesione del midollo spinale. L’effetto sarebbe mediato dai recettori sia CB1 che CB2. Secondo gli autori, gli endocannabinoidi potrebbero essere utili come trattamento protettivo in queste lesioni.
(Fonte: Arevalo-Martin A, et al. Neurobiol Dis 12 febbraio 2010; pubblicazione elettronica prima della stampa)
*** Dolore
Una ricerca dell’Università di Modena e Reggio Emilia dimostrerebbe che l’acido acetilsalicilico (Aspirina) e i cannabinoidi agiscono in modo sinergico contro il dolore. Gli autori hanno usato il cannabinoide sintetico HU210. L’interazione convolge i recettori della serotonina e quelli dei cannabinoidi. La conclusione è che “le combinazioni di basse dosi di cannabinoidi e FANS potrebbero essere interessanti come strumenti terapeutici."
(Fonte: Ruggieri V, et al. Life Sci 2010 Feb 12; pubblicazione elettronica prima della stampa)
*** Cannabinoidi, dolore e massa ossea
Secondo ricerche su animali all’University of Arizona di Tucson, USA, un agonista dei recettori CB2 riduce sia il dolore da cancro sia la perdita di massa ossea (il problema alla base dell’osteoporosi).
(per informazioni generali sull’osteoporosi: Lega Italiana Osteoporosi onlus http://www.lios.it )
(Fonte: Lozano A, et al. Life Sci 19 febbraio 2010; pubblicazione elettronica prima della stampa)
----------------------------------------------------------------------------(tratte da IACM Bulletin – http://www.cannabis-med.org )
*** Epilessia
Il cannabinoide naturale delta-9-tetrahydrocannabivarin (Delta-9-THCV) diminuisce le convulsion in un modello di epilessia dei ratti. (Fonte: Hill AJ, et al. Epilepsia, 2010 Feb 26. [pubblicazione elettronica prima della stampa])
*** Olanda: schizofrenia
I ricercatori dell'Università di Utrecht e Maastricht riceveranno 24 milioni di euro dalla Comunità Europea per studiare possibili terapie per la schizofrenia. Uno dei cinque studi riguarderà i possibili benefici del cannabinoide naturale cannabidiolo (CBD). (Fonte: Università di Utrecht, 4 Marzo 2010, www.umcutrecht.nl)
*** Australia – Cannabis e schizofrenia
Ricercatori australiani hanno studiato più di 3800 persone, maschi e femmine, nati fra il 1981 e il 1984 e li hanno seguiti per più di 21 anni; sono stati indagati l'uso di cannabis e gli episodi di psicosi. Il 18% avevano usato cannabis per meno di 3 anni, il 16% per 4-5 anni, e il 14% per 6 o più anni. E’ risultato che rispetto a quelli che non avevano mai usato cannabis, i giovani adulti con storia di utilizzo per sei o più anni avevano un rischio doppio di sviluppare un disturbo come la schizofrenia.
(fonte: McGrath et al, Arch Gen Psychiatry, marzo 2010; pubblicazione elettronica prima della stampa)
*** Lesioni del midollo spinale
In uno studio su animali, ricercatori spagnoli hanno rilevato che l’endocannabinoide 2-AG riduce il danno neurologico dopo una lesione del midollo spinale. L’effetto sarebbe mediato dai recettori sia CB1 che CB2. Secondo gli autori, gli endocannabinoidi potrebbero essere utili come trattamento protettivo in queste lesioni.
(Fonte: Arevalo-Martin A, et al. Neurobiol Dis 12 febbraio 2010; pubblicazione elettronica prima della stampa)
*** Dolore
Una ricerca dell’Università di Modena e Reggio Emilia dimostrerebbe che l’acido acetilsalicilico (Aspirina) e i cannabinoidi agiscono in modo sinergico contro il dolore. Gli autori hanno usato il cannabinoide sintetico HU210. L’interazione convolge i recettori della serotonina e quelli dei cannabinoidi. La conclusione è che “le combinazioni di basse dosi di cannabinoidi e FANS potrebbero essere interessanti come strumenti terapeutici."
(Fonte: Ruggieri V, et al. Life Sci 2010 Feb 12; pubblicazione elettronica prima della stampa)
*** Cannabinoidi, dolore e massa ossea
Secondo ricerche su animali all’University of Arizona di Tucson, USA, un agonista dei recettori CB2 riduce sia il dolore da cancro sia la perdita di massa ossea (il problema alla base dell’osteoporosi).
(per informazioni generali sull’osteoporosi: Lega Italiana Osteoporosi onlus http://www.lios.it )
(Fonte: Lozano A, et al. Life Sci 19 febbraio 2010; pubblicazione elettronica prima della stampa)
6. L’agopuntura agisce anche attraverso il sistema cannabinoide
Già nel 1989 si era notato che il tetraidrocannabinolo (THC), cioè il componente principale della Cannabis, era in grado di aumentare l’effetto antidolorifico dell’agopuntura (Xu SF et al., 1989). Il dato non è scontato: talora gli analgesici si comportano in modo antagonista fra loro, così che la loro somministrazione simultanea invece che un potenziamento provoca una riduzione degli effetti sperati. Più di recente Autori cinesi hanno dimostrato, in un modello sperimentale e non clinico, che l’elettroagopuntura provoca un aumento dell’anandamide nei tessuti degli animali. L’anandamide è un endocannabinoide, cioè una sostanza che il nostro organismo, e quello degli animali, produce e che ha effetti simili a quelli dei cannabinoidi, i componenti attivi della Cannabis. Un antagonista dei recettori cellulari dei cannabinoidi detti CB1 non alterava l’effetto analgesico dell’agopuntura, che invece era ridotto da un antagonista dell’altro tipo di recettore, il CB2, e ciò suggerisce che l’elettroagopuntura potenzi il rilascio dell’anandamide dai tessuti infiammati, e che l’attivazione dei recettori periferici CB2 contribuisca all’effetto analgesico della metodica.
(Fonte: Chen L, Zhang J, Li F, Qiu Y, Wang L, Li YH, Shi J, Pan HL, Li M. Endogenous anandamide and cannabinoid receptor-2 contribute to electroacupuncture analgesia in rats. J Pain. 2009 Jul;10(7):732-9. Epub 2009 May 5)
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7. Un nuovo libro(Fonte: Chen L, Zhang J, Li F, Qiu Y, Wang L, Li YH, Shi J, Pan HL, Li M. Endogenous anandamide and cannabinoid receptor-2 contribute to electroacupuncture analgesia in rats. J Pain. 2009 Jul;10(7):732-9. Epub 2009 May 5)
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“CANNABIS E PROBLEMI SANITARI”
(a cura di Raimondo Maria Pavarin) Milano, Franco Angeli 2009. pp. 144, € 15,00
Contiene il capitolo:
Cannabis e cannabinoidi in terapia, di Francesco Crestani
(Introduzione; Marijuana e hashish; Principi attivi; Recettori e cannabinoidi
endogeni; Meccanismo di azione e farmacodinamica; Cannabinoidi e terapia
del dolore; Emicrania; Nausea e vomito in chemioterapia; Altre patologContiene il capitolo:
Cannabis e cannabinoidi in terapia, di Francesco Crestani
(Introduzione; Marijuana e hashish; Principi attivi; Recettori e cannabinoidi
endogeni; Meccanismo di azione e farmacodinamica; Cannabinoidi e terapia
ie; Farmaci cannabinoidi; La situazione italiana; Conclusione)
Dalla presentazione:
“La cannabis è la sostanza illecita più utilizzata nel mondo, dove si stimache nel corso dell’ultimo anno l’abbiano consumata almeno 159 milioni di
persone. Il consumo è maggiore nelle aree urbane rispetto a quelle rurali,
risulta più elevato per i soggetti con meno di 35 anni e per i maschi, inizia
verso i 15 anni ed aumenta sino ai 23 per poi diminuire, è più frequente tra
chi fuma sigarette e risulta diffuso non solo nei luoghi del divertimento notturno,
durante avvenimenti musicali o in determinati contesti giovanili, ma anche
tra i lavoratori. La sostanza viene utilizzata prevalentemnte per l’effetto
rilassante, per il piacere che provoca e per migliorare la socialità, con differenze
rispetto al genere e all’età.
Mentre la dipendenza da cannabis è il più comune tipo di dipendenza
dopo alcol e tabacco riportata nelle ricerche sulla salute mentale nelle società
sviluppate, in letteratura i maggiori effetti sulla salute collegati ad un
uso continuativo sono: bronchiti croniche, indebolimento delle funzioni respiratorie,
tumori alle vie respiratorie, problemi cardiovascolari e disordini psicotici,
questi ultimi soprattutto tra consumatori abituali con storie personali o
familiari di sintomi simili. Va comunque rilevato che, con l’eccezione degli
incidenti stradali, incidono molto gli stili di vita di alcuni utilizzatori e la maggior
parte dei danni sono sperimentati da una parte limitata dei soggetti
che diventano consumatori regolari della sostanza.
Il volume è suddiviso in quattro sezioni tematiche: studi epidemiologici, rischi
e trattamenti, stili di consumo e utilizzo terapeutico. Riporta inoltre i risultati
di studi recenti sui problemi collegati al consumo e relativi a uso di cannabis
e psicosi, ricoveri ospedalieri, accessi al Pronto Soccorso, rischio di mortalità.”
(per ulteriori dettagli http://www.ossdipbo.org )
Spagna: Prevista a breve l’approvazione del Sativex per il trattamento della spasticità nella sclerosi multipla
Secondo la ditta produttrice GW Pharmaaceuticals (GB), il Sativex, medicinal a base di Cannabis già approvato in Canada per il dolore neuropatico da sclerosi multipla e il dolore da cancro, dovrebbe essere approvato nel Regno Unito e in Spagna nel secondo trimestre 2010. I principali problemi su qualità, sicurezza ed efficacia sarebbero stati superati. Resta da definire il contenuto delle informazioni per i pazienti.
Il farmaco sarà distribuito nel Regno Unito dalla Bayer tedesca, e nel resto dell’Europa dalla Almirall spagnola.
Ulteriori informazioni:
http://www.reuters.com/ article/idUSLDE62H0A420100318
http://www.gwpharm.com/ Sativex%20%20Regulatory%20% 20Update.aspx
(Fonti: Comunicato stampa GW Pharmaceuticals e Reuters del 18 Marzo 2010)
DONAZIONIIl farmaco sarà distribuito nel Regno Unito dalla Bayer tedesca, e nel resto dell’Europa dalla Almirall spagnola.
Ulteriori informazioni:
http://www.reuters.com/
http://www.gwpharm.com/
(Fonti: Comunicato stampa GW Pharmaceuticals e Reuters del 18 Marzo 2010)
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