domenica 28 agosto 2016

Cosa ci fanno fumare? un punto di vista

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Quando ho ricevuto la mail della Dr.ssa Barillà sono rimasto veramente molto sorpreso nell’essere stato contattato per un’inchiesta sulla Cannabis di strada. Il mio ruolo era quello di chiarire alcuni punti sullafisiopatologia del sistema endocannabinoide e sulla farmacocinetica efarmacodinamica dei cannabinoidi.
Mai e poi mai avrei creduto – mea culpa – che questa inchiesta fosse davvero così importante da comportare conferenza stampa ricca di ospiti illustri (video della conferenza stampa), articoli di giornale (Repubblica1Repubblica2) e addirittura citazione in un telegiornale (TgLA7 cronache dal minuto 12’13)
Condivido in pieno lo spirito e le conclusioni dei ragionamenti dei protagonisti della vicenda e riportati attraverso i media, umilmente, però mi permetto di dare il mio punto di vista su alcune questioni con cui non mi trovo pienamente d’accordo.
L’argomento dello spaccio di strada è molto complesso e richiede una visione molto ampia per essere compreso. Durante il corso della mia vita ho avuto modo di conoscere molto bene quel mondo, a questa conoscenza esperienziale ho poi associato, come è noto, lo studio vero e proprio della Cannabis come fitoterapico. La mia curiosità, però, spazia anche attraverso la storia della pianta e del suo proibizionismo. Unendo molti punti che attraverso tutti i campi traggo il mio quadro.
Questione della Modifica Genetica, la cannabis è cambiata?
Per iniziare questo ragionamento dobbiamo ricordare la cronaca recente. Nelle piazze di spaccio di Napoli,  dal 2015 più o meno, è iniziato lo spaccio di una Marijuana che prendeva il nome di Amnesia. La criminalità ha utilizzato questo nome non a caso, Amnesia Haze è infatti uno degli strain più famosi di Cannabis, vincitore della Cannabis Cup del 2004 (vedi altri vincitori).
L’amnesia partenopea, però, di simile alla Amnesia Haze ha solo il nome. Come riporta un articolo del Fatto Quotidiano, infatti, le analisi su questo tipo di Cannabis hanno dimostrato una radicale alterazione del prodotto, venivano aggiunte, infatti, sostante note per il loro potere di “creare sballo” e, assieme a questo, un forte desiderio di riassumere la sostanza stessa vedremo poi il perchè.
Questi fatti di cronaca hanno indotto l’opinione pubblica a pensare che sul mercato nero la marijuana fosse TUTTA alterata e che quindi che fosse in atto un programma di modifica genetica della pianta stessa al fine di incrementarne il principio attivo e quindi il potere drogante.
Io credo che questo pensiero sia fuorviante, per vari motivi.
Da quando è iniziata l’era del proibizionismo, la produzione di canapa, è cessata repentinamente, con essa la produzione di semi con cui mantenere le varie linee genetiche  che questo pensiero sia fuorviante e non renda
onore a comedi modifica genetica della pianta al fine di incrementarne il pdelle piante. La soppressione del mercato legale ha aperto uno spazio enorme a quello illegale, di fatto, quindi, il proibizionismo, ha condotto alla selezione di liee genetiche sulla base dei soli effetti psicotropi in maniera, quindi, empirica.
La prima e unica variante di cannabis geneticamente modificata è stata registrata dalla Monsanto all’inizio di quest’anno, come riporta un interessante articolo su High Times. Lo stesso articolo riporta una breve excursus sui vari strain presenti attraverso gli anni negli USA.
La criminalità organizzata non bada minimamente alla qualità, analogamente purtroppo alla società moderna, il suo unico scopo è il profitto. Se per un momento ci mettiamo nei panni di un capo mafioso che debba intraprendere il commercio di Cannabis ci troviamo di fronte a due problemi:
Come posso massimizzare il rapporto costo/prodotto e quindi quanto posso guadagnare?
La coltivazione di Cannabis è illegale quindi la coltivazione outdoor (all’aperto) è molto rischiosa perché molto meno controllabile in termini di odore e di visibilità. Buisness a rischio. La percentuale di marijuana
indoor.0 coltivata in questo modo è pertanto bassa. Il buisness più redditizio è la coltivazione indoor. È sufficiente prendere qualche precauzione per rendere completamente integrata la coltivazione di cannabis anche all’interno di una intera casa.
Il mio obiettivo successivo quindi è dimassimizzare la resa delle piante per ottenere una maggiore quantità di prodotto finale da vendere. L’interesse è che ne sia prodotta di più, non di qualità migliore. Per conseguire questo risultato vengono utilizzate tecniche botaniche che spingono il metabolismo della pianta ad ottenere il massimo di prodotto vegetale, a prescindere dal contenuto di THC che, ovviamente, non viene mai analizzato. Queste tecniche comprendono l’utilizzo di pressioni positive di anidride carbonica e l’utilizzo di ampie quantità di fertilizzanti (biologici o meno, dipende dall’approvvigionamento disponibile). La coltivazione indoor non prevede pesticidi dato l’ambiente controllato e quindi, la pianta, non ha possibilità di essere alterata di per se stessa o per alterata coltivazione. L’unica variabile sono i fertilizzanti che possono essere incorporati dalla pianta, se questi contenessero sostanze nocive anche la pianta le conterrebbe.
Questo ragionamento “criminale” rende perfettamente ragione di quanto riportato dell’inchiesta “Era come osservare i muscoli di un culturista che ha assunto notevoli quantità di aminoacidi, le foglie avevano un aspetto pompato”. I muscoli di un atleta vengono “pompati” perché l’eccessivo apporto di amminoacidi spinge al massimo la sintesi proteica intracellulare per l’aumento dei substrati facendo quindi assumere un aspetto cellulare “gonfio” alla visione microscopica.
Tirando le somme, in termini economici, una pianta di cannabis, coltivata al meglio delle sue possibilità, può rendere, da indicazioni che forniscono i venditori di semi, fino a 500 g/m2. L’inchiesta riporta che ogni bustina conteneva circa 0.5g di marijuana, Perugia unica eccezione con 1g, il che corrisponde ad un costo di circa 20 euro al grammo, in 10m2, ogni circa 3 mesi, si possono pertanto ottenere  5kg di prodotto per un “guadagno” di 100.000 euro le spese di produzione non supererebbero i 7-8 mila euro per il set-up e 2000 euro per i cicli successivi.
Un bel guadagno no? E per quanto riguarda il contenuto di THC?
Quale marijuana coltivare?
Come criminale, non ho idea e non m’interessa quale pianta utilizzare, m’interessa solo che funzioni e che rispecchi i requisiti sopra descritti. Non mi preoccupo pertanto del contenuto di THC. L’inchiesta dimostra come il contenuto medio sia circa del 10%. Questo contenuto è stato riportato, dai media come “molto più alto di quello di 10 anni fa tanto da indicare una marijuana modificata e correlata allo sviluppo di psicosi ponendosi molto più vicina alle droghe pesanti, che a quelle leggere”. Mi permetto, senza minimamente voler accusare nessuno, di dissentire profondamente da questa affermazione. Cercherò di motivarne il perché.
Un contenuto medio di THC del 10% si attesta a valori medio bassi se confrontato con le altre percentuali presenti nelle Marijuane Olandesi, Statunitensi, Spagnole e Canadesi (paesi leader nell’utilizzo di Marijuana Medica). In un Coffee Shop di Amsterdam si possono tranquillamente acquistare tipologie di Marijuana che contengono fino al 20-25% di THC, alcuni tipi particolari di Hashish arrivano anche, a detta dei venditori, al 60%.
Il Bedrocanprescrivibile come farmaco in Italia, ha un contenuto  di THC certificato standardizzato al 22% (con percentuale minima garantita del 19%), il CBD ammonta invece a meno dell’1%. Da questi dati possiamo dedurre che non è la percentuale di principio attivo la responsabile degli effetti devastanti che possono essere prodotti da erba di strada senza nessun controllo.
Non è la modifica genetica che rende dannose le piante bensì sostanze esogene che mai finirebbero su una pianta coltivata secondo le buone norme di agricoltura.
È la criminalità organizzata che al termine di produzione aggiunge sostanze per “bagnare” l’erba per diversi fini, il più frequente è quello di aumentarne il peso, ricordate i calcoli che abbiamo fatto precedentemente?, immaginate di aggiungere un ulteriore 30% di peso dovuto al trattamento postumo con conseguente aumento di introito, la differenza economica è notevole.
Sfruttando questo ragionamento economico si sono però anche presi due piccioni con una fava. Se comunque bisognava aumentare il peso con qualcosa, perché non utilizzare qualcosa di drogante, i costi di produzione sarebbero saliti un po’, ma il ritorno di indotto ne avrebbe tratto un enorme giovamento!
Le sostanze aggiunte, infatti, sono a tutti gli effetti classificabili come droghe pesanti, e sono queste stesse sostanze che gravano di effetti collaterali il consumatore e lo avvicinano a questa classe di droghe facendo assumere alla cannabis la veste immeritata di droga di passaggio. I maggiori esperti mondiali sulla Cannabis hanno riportato, infatti, come questa sostanza sia utile a curare le dipendenze piuttosto che a causarle.
Questione cannabis e psicosi
La correlazione tra Cannabis e sviluppo di psicosi non è ancora ufficialmente accettata da parte della comunità scientifica in quanto si dibatte ancora sull’interferenza dei Bias che possono essere occorsi negli studi che si sono occupati della materia. Nella società moderna, infatti, la criminalizzazione della Cannabis, come riporta 
Ralph is slowly going insaneegregiamente la Dr.ssa Barillà in conferenza stampa su radio radicale, avvicina ad un mondo sommerso, dove gli spacciatori quasi sempre sono utilizzatori di più sostanze. Ne hanno, infatti, piena disponibilità.
A volte risulta semplice indurre nel consumatore quella curiosità di provare una sensazione differente, la Cannabis provoca rilassamento, la cocaina eccitazionele metamfetamine ancora di più ecc,
Se una persona prova la Cannabis (solitamente si inizia cosi, è vero, ammettiamolo) significa che mostra una curiosità verso gli stati alterati di coscienza, così criminalizzati nel mondo moderno come inutili e fuorvianti, non conoscendone quindi alcuno, inizia con quello che è considerato più comune e più sicuro. Senza un’appropriata educazione su cosa questi stati siano, però, si perde il controllo e si ricercano altre sensazioniper “vivere più a pieno” alcune situazioni (mi riferisco agli utilizzi sociali delle droghe, i problemi di dipendenza meriterebbero una discussione a parte).
A mio avviso le droghe sono pericolose e vanno totalmente evitate semplicemente perché possono prendere possesso della tua vita, rubandola, e distruggerla lentamente. Una vita così non merita di essere vissuta.
È proprio per questo motivo che non riesco a considerare la Cannabis una droga. La Cannabis non si impadronisce di te, non è fisiologicamente predisposta a farlo, in quanto attiva un meccanismo che interferisce negativamente con la dipendenza limitando di fatti molto l’instaurarsi della stessa. La confusione frequente che si crea è con la dipendenza da nicotina, dimostrata essere molto elevata, presente nel tabacco con cui la cannabis viene frequentissimamente mischiata per essere fumata. (il cosiddetto “purino” infatti – uno spinello di sola erba –  ha degli effetti che risultano piacevoli e sopportabili solo ai profondi conoscitori della sostanza).
Io credo che la cannabis faccia paura perché mette a nudo le coscienze, fa percepire il sentimento di unità collettiva, come viene confermato dai resoconti sul suo utilizzo nelle cerimonie indiane degli Shadu. Se ci soffermiamo a pensare, questo è proprio l’antitesi dei tempi in cui viviamo ora, costretti ad avere paura quando usciamo di casa, adirati contro la religione in generale musulmana in primis ma anche cristiana (vedi scandali Nuzzi e Fittipaldi). La parte interiore dell’uomo sta perdendo completamente importanza. (o ci stanno insegnando che è così)
Mi ha sempre incuriosito il perché la Cannabis sia stata eradicata volontariamente dalla cultura dell’uomo per volere di pochi, purtroppo però, non ho ancora trovato risposta alla mia domanda.
Che cosa è veramente preoccupante
downloadHo provato a dare una chiave diversa alle preoccupazioni espresse dai media in merito alla Cannabis modificata in circolazione. Alla luce di quello che ho scritto finora non credo si possa parlare di modifica genetica però il reperto rimane preoccupante lo stesso.
La percentuale di THC delle piante è, ad eccezione di un caso, sorprendentemente simile in tutte le piazze anche se molto distanti tra loro. Questa considerazione indica che le piante potrebbero avere un’origine comune, difficile stabilire se siano appartenenti tutte allo stesso tipo di pianta o ancora di più alla stessa pianta. Per avere questa certezza si dovrebbero eseguire analisi molto dettagliate. La potenziale origine comune delle piante, resta però una teoria valida, perché è difficile che semi differenti producano piante con un contenuto di THC così simile, la variabilità del campione è troppo bassa.
Non solo le piante sono le stesse, anche il metodo di distribuzione è identico, bustine preconfezionate, solitamente vendute per più pesanti di quello che sono in realtà – quando si contratta con gli spacciatori solo una piccola fetta di clientela di informa del contenuto in grammi della bustina e qualora lo facesse non avrebbe modo di controllare la veridicità dell’informazione nei 5 secondi di contrattazione –. Devo dire che gli autori dell’inchiesta sono stati “fortunati” perché sono incappati nel modo più professionale di “fare affari”, verosimilmente riferibile alla criminalità organizzata. Il mercato nero però si avvale anche di vendite molto più approssimative, dall’erba passata di mano in mano senza alcuna protezione, all’hashish spezzato a morsi dal pusher di turno con l’annoso dubbio che ti assale “e se aveva qualche malattia posso prendermela anche io?” – si ho sentito anche questi racconti –
Chiarita la questione THC/salute vorrei  dedicare la conclusione di questo mio lungo parere alla situazione legislativa della Cannabis in questo contesto con un paio di dubbi che da quando ho letto la proposta di legge mi affliggono. Procedo per punti:
Dall’inchiesta svolta dal mensile il Test si può tranquillamente evincere, sia dal tipo di marijuana venduta, sia dalle modalità della vendita stessa che l’organizzatore di questo mercato è uno solo, chi sia non si sa, lascio a voi la risposta, qui lo chiamerò TOTO’
Il mercato della Cannabis ha un giro di affari milionario come dimostrano i dati del Colorado, Uruguay e degli altri paesi che hanno legalizzato la pianta. (TOTO’ è molto interessato ai quattrini)
La Proposta di Legge dell’Intergruppo Parlamentare è eccezionale, tratta tutti i punti salienti del problema Cannabis in Italia, possesso, coltivazione personale, detenzione del materiale coltivato, alla possibilità di associarsi a fini produttivi sul modello dei Cannabis Club Spagnoli, accessibilità delle cure, divieto di guida sotto effetto della sostanza, 5% (per me ancora pochi) dell’introito destinati alla prevenzione tramite educazione. (TOTO’ quindi si caca il cazzo che gli si tolga l’abbondante pane quotidiano)
Fin qui tutto bene, ma io sono Veneto e pertanto di natura diffidente.
Nella proposta si legge:
“Per la coltivazione in forma associata, è necessario costituire una associazione senza fini di lucro, sul modello deicannabis social club spagnoli, cui possono associarsi solo persone maggiorenni e residenti in Italia, in numero non superiore a cinquanta”
“È istituito il regime di monopolio per la coltivazione delle piante di cannabis, la preparazione dei prodotti da essa derivati e la loro vendita al dettaglio. Per queste attività sono autorizzati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli anche soggetti privati”
“La violazione delle norme del monopolio comporta, in ogni caso, l’applicazione delle norme di contrasto alla produzione e al traffico illecito di droga”
Io sono un Veneto Italiano e quindi penso, rifletto, e mi guardo intorno nel mondo in cui vivo.
Vivo nell’italia che ha fatto morire Falcone e Borsellino, che sta diventando un paese egoista perché il modo di pensare mafioso è diventato l’unico possibile, dove i pregiudicati si alleano a pensatori di stampo neofascista per “condurci verso un italia migliore”, dove il cancro mafioso ha contagiato le istituzioni a tutti i livelli lasciando il nostro paese nella condizione di malato terminale, che si accontenta di alleviare il sintomo perché sa che la cura non è possibile. Mi guardo intorno e mi chiedo…
E se TOTO’ si fosse organizzato?
attivando le lunghe ramificazioni della macchina burocratica statale italiana, preparando il terreno con largo anticipo, come solo gli italiani sanno fare? Se avesse le possibilità di ottenere le concessioni di monopolio, veramente poi le casse dello stato ne trarrebbero beneficio o ci troveremmo di fronte ad un caso slot/machines bis?
Introdurre il limte numerico di persone che possono associarsi a mio avviso non ha ragione di esistere in una legge completamente liberale. Si è vero, serve a fornire al consumatore la “garanzia” che il prodotto sia fatto secondo certi standard. Le cronache degli ultimi tempi ci insegnano che purtroppo le cose vanno spesso in maniera differente, lasciare, come in Spagna, liberta del numero di associati garantirebbe la responsabilità imputabile al singolo detentore di Cannabis Club, il passaggio attraverso la macchina burocratica statale, permette nominalmente ma impedisce di fatto un rigoroso controllo degli esercizi commerciali.
Purtroppo siamo in Italia e specialmente su un tema particolare come la Droga dobbiamo prestare attenzione ad evitare qualsiasi infiltrazione malavitosa. Restituiamo questa pianta al suo naturale posto in natura, lo chiede la gente, lo implorano i pazienti, socialmente è estremamente utile e soprattutto la natura non deve possedere monopolio, la natura è di tutti.
“Quando ti trovi di fronte ad una decisione lancia in aria una moneta, non perché farà la scelta giusta al posto tuo ma perché nelll’istante esatto in cui la moneta sarà in aria, improvvisamente, saprai in cosa stai sperando.”
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Bob Marley

1 commenti:

Unknown ha detto...

grazie della condivisione! :)

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