domenica 12 settembre 2010

Bioingegneria: pensieri svelati con un semplice clic!

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Un’équipe di scienziati statunitensi promette di restituire la parola ai pazienti disabili
di Mara Guarino

Alla base del progetto una serie di studi neurologici
Nei film di fantascienza lo abbiamo visto fare in decine di occasioni ma, questa volta, è proprio il caso di dire che la realtà ha superato la fantasia. Alcuni ricercatori americani hanno infatti sperimentato con successo una macchina in grado di tradurre in parole le sensazioni umane. Un vero e proprio esempio di lettura della mente: il computer coglie  i pensieri del cervello cui è collegato, grazie ad una serie di elettrodi.
A riferire della rivoluzionaria scoperta è l’autorevole rivista Journal of Neural Engineering, che ha seguito passo passo l’operato dell’équipe del dipartimento di bioingegneria dell’Università dello Utah. Dalle prime prove sperimentali, condotte su pazienti epilettici trattati chirurgicamente per la propria patologia,  sino ai soddisfacenti esiti dei test clinici. Il dispositivo riesce ad “interpretare” le sensazioni  del soggetto con un margine di errore inferiore al 20%. Un dato davvero incoraggiante, tenuto conto della novità e dell’ambizione del progetto.

Il meccanismo alla base della  sperimentazione è relativamente semplice. A ciascun paziente, collegato al pc per mezzo di ben 32 elettrodi, è stato chiesto di leggere a mente una successione di dieci parole molto comuni, come freddo e fame, e di continuare a pensarle finché il computer non fosse in grado di riprodurle. L’applicazione informatica, elaborata dal professor Bradley Greger, leader del progetto, ha successivamente consentito al macchinario di ripeterle, scegliendo tra un pool di vocaboli più ampio. Il tutto grazie ad un complicatissimo algoritmo.
E’ lo stesso professor Greger a spiegare la dinamica dell’esperienza: “Pensare una parola senza dirla produce lo stesso segnale cerebrale del pronunciarla ad alta voce. Questo potrebbe permettere di arrivare in tempi brevi ad un sistema di traduzione capace di ripetere le parole che stiamo pensando”. Il docente non manca poi di sottolineare le possibili applicazioni pratiche della sua scoperta: “Poter dare anche solo 30 o 40 parole ai pazienti affetti da paralisi potrebbe migliorare sensibilmente la qualità della loro vita.“

I segreti della mente svelati da un complesso algoritmo
In effetti, siamo al momento ancora lontani da un software che consenta al pc di riportare fedelmente tutto ciò che viene pensato. Ad ogni modo, il sistema promette di migliorare significativamente la qualità del trattamento medico rivolto ai soggetti disabili impossibilitatati a parlare. In due o tre anni, il programma potrebbe essere già in uso, consentendo così a medici e infermieri di rapportarsi meglio ai proprio pazienti, di cui riusciranno quantomeno a decifrare i desideri più elementari. Un passo avanti notevole anche per le famiglie colpite dalla disabilità: per parenti e amici sarà possibile tornare a comunicare con il proprio caro.
Tuttavia, gli scienziati sembrano non accontentarsi del traguardo raggiunto, tanto che il team di Greger si è già rimesso all’opera con l’obiettivo di perfezionare la cosiddetta “lettura del cervello”.  Un intento che fa ben sperare e che ribadisce ulteriormente  la grande sinergia instauratasi tra scienza e tecnologia. Un sodalizio vincente che questa ricerca ci insegna essere capace di successi insperati.



FOTO/ via http://farm4.static.flickr.com; www.natura360.it

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