giovedì 2 gennaio 2014

Intervista a Fernando de La Rocque, l’artista brasiliano che dipinge col fumo di marijuana

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L’artista brasiliano Fernando de La Rocque, è noto per aver realizzato la serie di dipinti denominati “Blow Job”, ottenuti soffiando del fumo di marijuana su carta di cotone. Quello che ha da dire è molto interessante e vi invitiamo a leggerlo.
Images Blow Job, 2007 - 2012 , photo by Patricia Kalil
Images Blow Job, 2007 – 2012 , photo by Patricia Kali
Domanda: Dando un’occhiata alla tua attenzione particolare per l’arte erotica, viene da chiedermi: potremmo interpretare la tua voglia di dipingere con il fumo, in versione feticista?
Fernando: I dipinti della serie “Blow Job – Work of Blowing“, sono realizzati con delle particelle organiche che vengono fuori dal mio corpo, soffiate su una superficie molto morbida su cui io espello fumo di marijuana direttamente dalla mia bocca. E’ in quel momento che, anche la mia saliva, entra in contatto con il grasso dorato che sgorga caldo da un cilindro bollente che contiene profumi di fiori. Effettivamente suona molto poetico ma in realtà potremmo interpretarla come voglia di contatto tra una parte del corpo e l’oggetto del desiderio. Quindi si, può essere vista nella chiave che tu suggerisci.
D: Ti va di spiegarci la tua tecnica?
F: Si, è molto semplice. Raccolgo fumo di marijuana nella mia bocca, poi soffio da una cannuccia molto sottile, e diventa come inchiostro su carta, dando forma a un dipinto realizzato con la tecnica degli stencil che io disegno e ritaglio. Alcune immagini provengono da internet. Altre sono mie.
Tutti i personaggi che ho scelto sono collegati. Concentrazione e ottima carta sono indispensabili. Uso quella di buona qualità per la laminazione e quella ottima per la pittura (solitamente carta di cotone da 400 grammi). Purtroppo la marijuana è vietata in Brasile e quindi ottenere inchiostro eccellente e diverso è difficile. Ecco perché non c’è molta varietà di colore. Alcuni tipi vengono importati e sono molto costosi. Il più comune viene ricavato dal “Prensado”, un erba fatta a mattoncino, molto verde, proveniente dal Paraguai. Per ogni 10 centimetri quadrati di superficie, ho bisogno di fumare 15-20 grammi di marijuana.
Pentagrama, 2012, photo by Patricia Kalil
D: Scarafaggi che formano un pentagramma. Guardando al significato che dai a questi insetti, e per il significato che ha pentagramma per eccellenza (la perfezione), potremmo dire che questo lavoro ci invita a trovare la perfezione in quello che facciamo, per trovare la libertà come conseguenza?
F: Parliamo di “Pentagram“. Questa opera è una composizione di cinque “Scarafaggi dorati” che incrociano le loro antenne per formare una stella a cinque punte. Il pentagramma è la forma del corpo umano. E’ come celebrare l’esistenza della gente. Il mondo fantastico chiamato “Barateia”, è inabitato dagli “Scarafaggi dorati” che imitano i comportamenti gli uomini. Questi oggetti sono realizzati con carta, allumi e smalto dorato e sono lo sviluppo di quello che ho fatto nel 2001, quando ho cominciato a dipingere, utilizzando scarafaggi vivi che raccoglievo per strada e inviavo per posta, dopo averli messi in una scatola trasparente. Sono sempre arrivati vivi. I destinatari sapevano che sarebbero arrivati e molto spesso me li chiedevano. Nel 2010 ho fatto una mostra chiamata “Barata de Ouro – Expressionante“, in cui ho distribuito fanzine contenenti dieci scene della “Vita sociale dei cittadini di Baratea”. Mi chiedevi della libertà. Lascia che dica qualcosa a proposito, soprattutto per le nuove generazioni: ci saranno sempre delle forme di censura, da parte della vostra famiglia, della scuola, della chiesa. Dobbiamo imparare a trattare con loro. L’errore più grande è quello di autocensurarsi. Dobbiamo insistere con le nostre idee folli. Forse non raggiungeremo la perfezione ma deve essere questo il nostro obiettivo per soddisfare noi stessi. Tarkovsky, “scultore del tempo”, dice: “Una sorta di pressione deve esistere. L’artista c’è perché il mondo non è perfetto. L’arte sarebbe inutile se il mondo fosse perfetto, così come l’uomo non sarebbe in armonia con esso, ma ci vivrebbe solo al proprio interno. L’arte nasce da un mondo mal progettato”.
D: Il Sud America è molto vicino all’Italia, rispetto all’influenza che ha la chiesa sulla gente. Pensi che possa essere un limite per il tuo modo di fare arte?
F: La connessione tra chiese e arti visive è cambiata radicalmente. Nel passato, erano loro che fomentavano l’arte e il suo legame con la gente. L’arte sacra interessa ancora la popolazione mondiale tanto da diventare attrazione per gli appassionati e turisti, un po’ ovunque come accade in molte città italiane e brasiliane. Le religioni contemporanee, come la Chiesa Evangelica, spendono milioni per costruire chiese gigantesche, ma povere di significato. Quindi la connessione è cambiata molto. La mia opinione è che le istituzioni religiose – di qualsiasi tipo – non debbano interferire nelle cose altrui. Credo che il rispetto sia alla base di ogni credo, perché a tutti piace essere rispettati. Non credo che dipingere l’immagine del papa sia irrispettoso, penso che si tratti di un omaggio. Alle volte è positivo vedere le cose da più punti di vista così da trarne elementi costruttivi per la nostra vita. L’arte è luce. Dio è Amore.
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