venerdì 13 maggio 2011

Risposta al comunicato del Dpa del 5 maggio - Pazienti Impazienti Cannabis

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In relazione al comunicato del 5 maggio del DPA, ci sentiamo obbligati a fare chiarezza sia sulle vicende personali di Fabrizio Pellegrini sia sulla situazione in generale dell'accesso alla cannabis terapeutica per i pazienti in Italia. Vogliamo anche far notare che le accuse del P.M. nel processo di primo grado citate nel comunicato del DPA risultano invece molto poco condivisibili come si evince anche dalla perizia, firmata da uno dei più autorevoli esperti in materia: Nel 2005, anche se teoricamente il canale medico di accesso istituzionale era già fruibile, e in Olanda il Bedrocan sia stato messo in commercio dal 2004, la prima episodica importazione è avvenuta in Calabria nell'agosto 2005 a beneficio di un paziente epilettico, che comunque successivamente ha avuto e continua ad avere ostacoli per l'accesso alla sua medicina. Il Ministero della Salute infatti non inviava le autorizzazioni né rispondeva alle richieste pervenute, solo in seguito ad una diffida ufficiale da parte di un paziente romano, l'UCS dell'allora Ministro Storace rispose che la cannabis non aveva possibili usi terapeutici, che avrebbero chiesto lumi all'UNODC, e solo poi avrebbero fatto sapere qualcosa. All'epoca, sia al Ministero della Salute sia le singole Asl non conoscevano il farmaco richiesto né le procedure per la sua importazione. Pellegrini ottenne il farmaco solo a fine 2006, nel 2002 i farmaci non erano ancora disponibili ma anche nel periodo del processo più recente il suo medico, pur avendolo richiesto, non era riuscito ad avere accesso alla procedura garantita dal D.M.11-2-97. Solo nel 2007 con l'introduzione del thc nella tabella II sez. b, le importazioni sono cominciate con una certa regolarità e qualche ostacolo in meno. Se il Pellegrini in seguito tornò al "fai da te", fu solo perché, dopo le prime assicurazioni da parte della sua ASL, gli venne chiesto di pagare tutte le spese per la terapia. L'avrebbe fatto, se avesse potuto continuare a lavorare, invece era stato sbattuto in prima pagina più volte come mostro dai media locali.
La sua precaria situazione perdura, ed è ben lungi dall'essere risolta. Sull'uso terapeutico invece né la Corte di Cassazione (perché le accuse contro i malati vengono di norma archiviate prima ancora del processo di primo grado) né quella Costituzionale si sono mai espresse, finora. Dai documenti agli atti emerge che il Sig. Pellegrini Fabrizio, per ragioni di salute ha ed avrebbe bisogno di una cura a base di Bedrocan (farmaco distribuito dal Ministero della Salute Olandese a base di Cannabis) per un quantitativo mensile (massimo ammesso per una singola prescrizione medica) pari a 30 gr di farmaco il cui contenuto di principio attivo è del 18% di THC. Ciò comporta che per una cura del paziente sufficiente a garantire il farmaco per un mese, gli è stato prescritto un quantitativo totale di principio attivo (THC) pari a 5,4 gr. Risulta evidente che da tutto il materiale sequestrato non poteva essere derivato neppure la dose necessaria per una cura di circa 20 gg. Non intendiamo accusare il DPA di accanimento volontario contro i pazienti, la situazione è la stessa da ben prima della sua nascita, non ci interessano forzature interpretative o logiche di schieramento politico ma solo i dati reali. Abbiamo semplicemente scritto che Chiederemo conto direttamente a Giovanardi ed al Dpa, per questo assurdo accanimento contro i pazienti, perché riteniamo che sia giunta l'ora di porre fine a questa guerra insensata contro chi ha solo a cuore il proprio stato di salute, e facendo del bene a se stesso non coinvolge né danneggia altri, se non le Non ci risulta che Canada, Portogallo, Repubblica Ceca, California ed altri 16 Stati Usa, ecc. siano Paesi medievali, tutt'altro. In quei Paesi i farmaci industriali restano comunque disponibili in farmacia, ma viene semplicemente garantita ai malati la libertà di scelta, e nessuno si sognerebbe mai di condividere ambigue e vaghe accuse contro un paziente, tanto meno di sostenere la necessità della sua punibilità, accampando a pretesto la difesa della sua salute o quella degli altri malati. Da tale livello di civiltà avremmo solo da imparare, siamo molto più vicini al medioevo ed agli Stati fondamentalisti qui in Italia. Da noi, i malati perseguiti penalmente sono solo effetti collaterali (previsti ed accettati, al di là della propaganda) del sacro terrore che qualche cittadino sano possa fare della cannabis un uso voluttuario, socializzante, creativo, rilassante o di altro tipo. Le procedure sono già sufficientemente snelle, a livello normativo. L'ostacolo è rappresentato dalle direzioni ASL ed ospedaliere, contrarie a priori, e dalla scarsa informazione dei medici, che nel 99% dei casi non prescrivono i farmaci cannabinoidi, per poca informazione ma soprattutto per timore di rappresaglie professionali. Le Regioni, invece, non hanno alcuna necessità di essere "autorizzate" dal Ministero a fornire tali farmaci gratuitamente, se prescritti ed erogati in ambito ospedaliero. Siamo sempre alquanto sorpresi di dover essere noi pazienti, a fornire queste informazioni a politici e medici. Evidentemente, quando c'è di mezzo la parola cannabis, la comunicazione si inceppa. Riconosciamo peraltro al Dott. Serpelloni, dopo il nostro incontro diretto a Gennaio 2009, di essersi personalmente attivato per l'organizzazione di un tavolo tecnico di confronto tra le associazioni ed il Ministero relativamente all'accesso ai farmaci cannabinoidi, anche se nonostante la sua disponibilità, e le nostre richieste ufficiali al Ministero, tale tavolo non è stato poi mai avviato. Come associazione ribadiamo con forza che fino a che ad un solo malato di epilessia, glaucoma, Tourette, sindrome bipolare, asma ecc., ed al suo medico, verrà precluso l'accesso alla terapia (nonostante la legge lo preveda, ad esclusiva discrezione del medico curante), il problema resterà intatto e noi non resteremo silenti, né lasceremo soli i malati che dovessero incappare nelle maglie di questa illogica repressione. Vorremmo anche far notare che non esiste in Italia alcuna lista di indicazioni approvate per questi farmaci esteri, e che comunque queste, anche quando tale lista venisse predisposta dall'AIFA, non sarebbero limitative in senso assoluto. Non è compito della politica o dell'ideologia o della religione, invadere un terreno che compete solo ai medici ed ai loro pazienti, gli unici in grado di valutare caso per caso le esigenze terapeutiche. Inoltre, nel caso di preparazioni galeniche magistrali, allestite da un farmacista utilizzando materia grezza reperibile in Italia tramite grossista-distributore (ovviamente sempre dietro prescrizione medica, stiamo parlando di medicinali), non è richiesto il preventivo tentativo di cura con altri farmaci o terapie disponibili, né l'autorizzazione dell'UCS all'importazione, né ricettari speciali o i moduli ministeriali per i farmaci esteri, trattandosi di principi attivi inseriti nella tabella II sezione B delle sostanze stupefacenti dotate di attività terapeutica, e prescrivibili su ricetta semplice da rinnovarsi di volta in volta, da parte di qualunque medico. organizzazioni criminali ed oscuri interessi. Anche se non è stato il DPA a dichiarare la guerra, ha comunque l'autorità per firmare la pace.

Per quanto riguarda gli epiteti di "assassino" e "nazista", innanzitutto vogliamo ricordare che una cosa sono i comunicati dell'associazione Pazienti Impazienti Cannabis, a cui il comunicato del DPA fa riferimento, altro sono i commenti che ne possono seguire. Sebbene il commento estrapolato si riferisse in realtà alla "ferocia nazista della legge" e non fosse un insulto a persone o dipartimenti, come specificato dall'anonimo autore dello stesso, tali termini non rispecchiano né i contenuti né le modalità di espressione dei nostri comunicati, dove non compaiono mai insulti né sfoghi emotivi. Non ne abbiamo affatto bisogno, ci bastano le nostre concrete argomentazioni, per le quali ci attendiamo risposte precise e puntuali. I malati che si curano con la cannabis, non sono né tossicodipendenti né scudi umani a protezione di chissà quali oscure trame, nonostante le insinuazioni e la propaganda. Sono semplicemente cittadini che, pur pazienti, non vogliono più rinunciare ai loro diritti costituzionali, o essere ostaggio di interessi, poteri ed agende occulte. Fabrizio Pellegrini è solo un caso emblematico, non liquidabile con frasi di circostanza o un'alzata di spalle.


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