sabato 14 maggio 2011

LAZIO, CANNABIS LEGALE PER USO TERAPEUTICO. È POLEMICA

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ROMA - La cannabis terapeutica potrebbe essere presto legale anche nel Lazio. Una proposta di legge presentata dalla Federazione della sinistra prevede infatti l'agevolazione nell'erogazione dei cannabinoidi per le terapie del dolore e per una serie di patologie gravi, che rispondono agli effetti dei derivati della canapa indiana. Sul provvedimento, però, è già polemica. L'iniziativa del partito di sinistra trova il consenso del capogruppo della lista Polverini, Mario Brozzi che, da medico, si dice favorevole a ogni farmaco che possa alleviare la sofferenza. Ma c'è chi, come Olimpia Tarzia, del neogruppo dei Responsabili, prende le distanze dalla ipotesi di una legalizzazione: «Il sì a quella terapeutica aprirebbe un varco pericoloso alla cannabis».


«In realtà la legge italiana - spiegano Ivano Peduzzi e Fabio Nobile, i consiglieri della Fds promotori della iniziativa - consente da anni la prescrizione con ricetta medica dei farmaci derivati dalla cannabis per finalità terapeutiche. Tuttavia nella pratica quotidiana proprio l'interpretazione 'a macchia di leopardò, anche nel Lazio, della legislazione nazionale e l'assenza di protocolli attuativi regionali rendono di fatto quasi impossibile per i pazienti accedere a tali farmaci, negando così a molti malati il legittimo diritto alla cura». A questo vuoto normativo vuole rispondere il progetto di legge, frutto del lavoro congiunto con le associazioni Cannabis Terapeutica, Luca Coscioni e Pazienti Impazienti Cannabis. Modello del provvedimento laziale è la Toscana: dove sono due le proposte di legge sui cannabinoidi, tuttora in discussione. All'avanguardia in materia è invece la Puglia, che ha regolato l'uso dei cannabinoidi con una delibera. Le Marche sono la prima regione italiana ad avere provveduto, invece, a una vera e propria legge. Dalle primissime reazioni al testo di Fds è chiaro che il percorso nel Lazio potrebbe essere ancora lungo. «È evidente che se il Buon Dio, o chi per lui, ci ha messo nel corpo dei ricettori che rispondono a delle sostanze - ha commentato Brozzi - non dobbiamo avere paura nè dei ricettori, nè delle sostanze».



«Non ho alcuna preclusione all'uso di sostanze con finalità terapeutiche orientato al miglioramento delle condizioni di un paziente. Da medico mi sono incontrato e scontrato spesso con la sofferenza - ha aggiunto - e qualsiasi medicinale possa alleviarla non può vedermi avverso». Frena invece Olimpia Tarzia: «Non ho avuto modo di leggere il testo di questa proposta di legge - è la premessa - Ritengo però che si debbano piuttosto utilizzare i farmaci già usati. Ed evitare di introdurre percorsi alternativi, esposti ad ambiguità e a rischi». «Il rischio - secondo la consigliera - è culturale ed educativo -. L'uso della cannabis nelle terapie potrebbe aprirle un varco. Si ufficializzerebbe, cioè, l'uso di sostanze che si utilizzano, come sappiamo, anche in altro modo»

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