mercoledì 13 ottobre 2010

Italia vs Serbia, il calcio, la violenza e la politica

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di Giuliano Rosciarelli
Il quartiere Marassi di Genova ritrova la quiete solo dopo l’una di notte. Quando la polizia riesce a far defluire anche l’ultimo teppista serbo “travestito” da tifoso di calcio. Ciò che rimane della partita di qualificazione per Euro 2012 tra Italia e Serbia è solo l’odore acre dei lacrimogeni, il cielo livido di vergogna per i cori e i saluti nazisti visti ieri dagli spalti dello stadio Ferraris, gli occhi pieni di lacrime di una giovane tifosa serba (questa si, tifosa davvero) che sconsolata cercava di capire cosa stesse accadendo. Per il resto è stata guerriglia, iniziata già nel tardo pomeriggio con l’arrivo dei teppisti che indisturbati hanno potuto organizzare due cortei partiti dal centro con destinazione stadio. Per la città, scritte sui muri, insegne divelte, il pullman della nazionale serba assaltato, il portiere Vladimir Stojkovic, reo di aver “tradito” la Stella Rossa per il Partizan Belgrado, ferito da un fumogeno lanciato nel pullman. E tutto è accaduto proprio nel giorno in cui l’Italia ricordava i suoi caduti nell’attentato in Afghanistan.
Per quanto riguarda la pagina sportiva, poco o nulla c’è da annotare se non i primi sei minuti (tanto si è giocato) di una partita che si doveva disputare, come sempre in questi casi, a tutti i costi; con un rigore non assegnato all’Italia ed una espulsione non comminata ad un centrocampista serbo immortalato dalle telecamere ancora tremolante e impaurito per quanto stava accadendo sugli spalti.
Per il resto, il bilancio della giornata è di 17 ultras fermati da polizia e carabinieri: 16 sono ultras serbi, uno è italiano fermato dai carabinieri mentre con delle spranghe cercava di colpire un gruppo di tifosi balcanici.
Tra i 17 è stato fermato anche Ivan Bogdanov, serbo di 29 anni, l’uomo che, a cavalcioni sulla recinzione del campo di gioco, pieno di tatuaggi col volto coperto da un passamontagna, prima del match, indisturbato, ha danneggiato la rete di protezione antiscavalcamento del settore ospiti dello stadio Luigi Ferraris, lanciando poi fumogeni e incitando i suoi tifosi alla guerriglia.
Bogdanov, detto anche “Coi”, è disoccupato e su di lui pendono 4 denunce penali.
Secondo il sito di Politika gli incidenti sarebbero stati scatenati e pianificati da gruppi ultrà della Stella rossa che non hanno perdonato al portiere serbo Vladimir Stojkovic di essere passato al Partizan Belgrado.
Altri 35 tifosi, passeggeri di un pullman a bordo del quale sono stati ritrovati numerosi artifici esplodenti ed incendiari, sono stati segnalati a piede libero. In totale sono stati identificati complessivamente 138 tifosi, tutti serbi, nel confronti dei quali sono in atto accertamenti.
Vergogna e sdegno sono state le prime reazioni della comunità serbo-ortodossa di Trieste dove, oggi, rappresenta la prima minoranza, con oltre diecimila persone attive in varie attivita’ lavorative: << Siamo disperati, quello che e’ successo ieri sera – ha detto Bogoljub Stojicevic, presidente della comunità – e’ una cosa bruttissima per noi, ma per tutta l’Europa. Quello che posso dire e’ che secondo me e’ tutto collegato a quello che e’ successo domenica a Belgrado, agli scontri al Gay Pride, però forse sono altre le cause. Non possiamo dire nulla. Noi siamo da oltre 300 anni a Trieste – ha ricordato Stojicevic – e oggi chiaramente siamo disperati. Siamo integrati benissimo da secoli, senza nessun problema>>. I tifosi serbi al rientro da Genova sono stati scortati dalla Polizia di Trieste dalla barriera del Lisert (Gorizia) al confine con la Slovenia. Oltre che in autobus molti tifosi serbi hanno viaggiato con automobili private.
L’aspetto politico della contestazione dei teppisti serbi non è passato in secondo piano: la data che il “capo” della rivolta aveva tatuata, ben visibile, sul braccio tradisce la radice ultranazionalista: il 28 giugno del 1389, ricorda infatti la battaglia della Piana dei Merli, fra l’Impero serbo e il Regno di Bosnia da una parte e i turchi ottomani dall’altra. I turchi vinsero, uccidendo il principe serbo Lazar e quasi tutta la nobiltà nazionale ed annettendosi buona parte del regno. Nonostante sia una sconfitta, la Piana dei Merli (oggi Kosovo Polje, a nord della capitale del Kosovo Pristina) e’ diventata uno degli eventi piu’ importanti della storia serba e fonte del sentimento nazionale. Per i nazionalisti, il 1389 rappresenta un caposaldo dell’orgoglio patriottico e il Kosovo e’ la terra natale dei serbi. Il leader serbo Slobodan Milosevic nel ’99 cercò di cacciare gli albanesi con una sanguinosa pulizia etnica, ma fu sconfitto dalle potenze occidentali. Nel 2008 la regione ha dichiarato l’indipendenza. Il nuovo stato e’ stato riconosciuto da Usa e diversi europei, ma non da Serbia e Russia.
Rimane da chiedersi come sia stato possibile che centinaia di persone abbiamo potuto mettere a ferro e fuoco una città senza che nessuno abbia potuto impedirlo. Dubbio che ha assalito anche il sindaco di Genova Marta Vincenzi che subito dopo gli incidenti ha dichiarato: << Mi domando chi ha permesso a questi disgraziati di entrare in Italia? Non e’ possibile distruggere un pezzo di città, oltre che portare un’ombra ancora piu’ pesante sul calcio, per non aver saputo prevenire. Secondo me, e’ mancata a monte la capacita’ di individuare questi delinquenti>>. Diverse ore prima della partita, tra l’altro, diversi gruppi di violenti si erano radunati in centro città correndo e tirando bottiglie, imbrattando muri preziosi di palazzi antichi>>.<< Ho chiamato la questura – rivela la Vincenzi – e mi sono sentita dire che gli agenti erano lì ma che quelli erano dei delinquenti e si doveva evitare che finisse in tragedia>>. Molto probabilmente la partita non verrà rigiocata e alla Serbia, oltre che sanzioni di vario tipo, verrà imputata la sconfitta per 3 a 0 a tavolino, come da regolamento. Una vittoria che per l’Italia significherebbe qualificazione quasi certa. Una vittoria che per il mondo del calcio significa, però, certamente l’ennesima sconfitta.

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