martedì 15 giugno 2010

Presentazione dossier "Amianto & smaltimento"

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Cittadini contro l’amianto è  un’associazione che si è formata nel luglio 2008 sul territorio di Cremona per fronteggiare il pericolo della realizzazione di una megadiscarica di amianto  pericolosa per la salute e per l’ambiente, vicina ai centri abitati e con falde acquifere affioranti e sorgive che alimentano canali di irrigazione di campi di mais destinato alle vacche da latte e molto altro ancora. Abbiamo da allora operato su due fronti. Lo studio e l’approfondimento del problema dello smaltimento organizzando ben tre convegni in un solo anno da settembre 2008 a settembre 2009 e la lotta sociale con presidi, assemblee e manifestazioni per coinvolgere il maggior numero di cittadini. Le istituzioni devono fare la loro parte ma non basta. La difesa della salute e dell’ambiente passa da noi stessi e senza la partecipazione diretta della popolazione alle lotte difficilmente queste avranno esito positivo. Il nostro blog http://cittadinicontroamianto.blogspot.com è diventato con il tempo un punto di riferimento per altre realtà italiane che stanno affrontando lo stesso tipo di problema. Si è creata in questo modo una rete tra i vari comitati contro le discariche di amianto affinché il problema dello smaltimento non corretto dell’amianto assuma una valenza nazionale e non sia visto solo come il problema locale di una comunità che ha la sindrome di Nimby (not in my back yard - non nel mio giardino). Perché il dossier? Il dossier è uno strumento per fissare un lavoro svolto in questi due anni che si è basato sulla necessità di informare i cittadini al fine di aumentare la loro presa di coscienza sulla tematica ambientale e soprattutto sulla pericolosità delle discariche di amianto per l’ambiente e per la salute dei cittadini. Grazie anche al nostro lavoro l’iter di autorizzazione della discarica di Cappella Cantone ha subito notevoli ritardi ed ha prodotto ben 4 ricorsi al TAR e un esposto alla Procura della Repubblica di Cremona. E abbiamo anche esportato il nostro ‘modus operandi’ . Altri comitati in Lombardia e in Italia hanno promosso ricorsi al TAR contro le discariche di amianto sul loro territorio proponendo le metodologie alternative all’interramento del rifiuto amianto. Proprio il 9 giugno scorso il TAR di Brescia ha dato ragione ai comitati contro la discarica di amianto di Brescia in località  San Polo. Ormai non lo diciamo solo noi cittadini contro il progetto di megadiscarica a Cappella Cantone che le discariche sono pericolose. Anche ambiti sociali politici e culturali che erano tiepidi nel dire NO alle discariche oggi hanno cambiato opinione e sono fra i più accaniti sostenitori dei metodi alternativi all’interramento. Vedi  il convegno di Brescia dello scorso 29 maggio 2010 a cui hanno partecipato ricercatori del CNR, tecnici dell’ARPA e delle ASL lombarde ed emiliane che hanno sostenuto che le discariche di amianto sono pericolose perché non eliminano il rifiuto di amianto; hanno costi ambientali elevati nel medio e lungo periodo e il territorio su cui si realizzano non é mai più recuperabile;  il percolato é ricco di fibre di amianto che ritornano quindi nell’ambiente e non è vero che una volta sotto terra e debitamente trattato il rifiuto amianto non è più pericoloso. Anche solo dopo 24 giorni il materiale interrato ha perso circa 1/4 della materia perché la plastica con cui é imballato il rifiuto viene subito intaccata e il rifiuto stesso non é stato isolato correttamente (dalle ispezioni fatte sul materiale rimosso e trattato a pie’ cantiere nel 90% dei casi il rifiuto non era trattato a norma di legge). Hanno ribadito anche che i forni,  il trattamento alternativo all’interramento in discarica, non sono più impattanti di un normale impianto industriale, sono smontabili e facilmente bonificabili e generano materie prime e non determinano uno stato di inquinamento permanente. Le ragioni della pericolosità della discarica di Cappella Cantone quindi permangono,  nessuna discarica è sicura per l’ambiente. Speriamo che la prossima conferenza dei servizi  del 17 giugno 2010 metta fine a questa vicenda prima  ancora che il TAR si pronunci il 23 giugno 2010 sui 4 ricorsi . Stiamo organizzando insieme ad altre associazioni un incontro a Bologna per metà settembre con ricercatori dell’università di Venezia e tecnici dell’ASL di Bologna che da anni stanno portando avanti studi sulle pericolosità delle fibre di amianto nell’acqua. Vogliamo anche di più, vogliamo che la nostra  esperienza produca dei cambiamenti normativi perché la nostra non è una battaglia localistica, il nostro fine non è rimuovere il problema dal nostro comune o provincia e poi non interessarcene più. L’uso scorretto e criminale dell’amianto ha provocato morti e non vogliamo che anche lo smaltimento scorretto dell’amianto continui ad uccidere. I rifiuti di amianto sono secondi ai rifiuti urbani per volume e primi per quantità tra i rifiuti tossico-nocivi. E’ evidente che la bonifica e lo smaltimento dell’amianto sono un’ emergenza nazionale ( ma non nel senso di una deregolazione), ma non si vogliono investire soldi sufficienti per eliminare uno dei più temibili cancerogeni . Lo smaltimento dell’amianto é un problema altamente sottovalutato da tutte le istituzioni a tutti i livelli, e per ora costituisce solo l’ennesima fonte di arricchimento per pochi privati. E’il solito ritornello: profitto per pochi a scapito della salute di molti. Il problema amianto viene affrontato seguendo  le logiche di mercato invece di soddisfare il bisogno di salute e considerare l’impatto ambientale globale. Altro elemento che vogliamo sottolineare l’ignoranza. E’ un campanello di allarme che non va sottovalutato.  Non c’è ancora una cultura di base uniforme tra gli amministratori e operatori pubblici su come ci si deve comportare correttamente di fronte  ai rifiuti di amianto e non ci sono adeguate campagne di informazione verso i cittadini. Nessun amministratore conosce i metodi alternativi all’interramento (o fanno finta di non conoscerli) e pensano che le discariche sono innocue o peggio. Citiamo il caso tragico del sindaco di Cicciano in provincia di Napoli che ad un giornalista di Report, la trasmissione televisiva di inchiesta, che chiedeva spiegazioni su rifiuti di amianto abbandonati in un’area dismessa rispondeva: “ Ma non è amianto, è eternit” C’è poi la questione del malaffare Colpisce lo scritto di Roberto Saviano “...Il profitto annuo dell’ecomafia è di oltre 20 miliardi all’anno, circa un quarto dell’intero fatturato delle mafie... In tutte le inchieste finora avviate l’aspetto che più colpisce è il legame strettissimo che si è creato tra gestori delle ditte di smaltimento, politici locali e istituti di credito presenti sul territorio.Sotterrare in ogni spazio vuoto disponibile rifiuti di ogni genere costa meno tempo, meno sforzi, meno soldi. E dà profitti decisamente più alti. Bisogna guadagnare il più possibile e subito...”. Anche sul rifiuto amianto ci potrà essere questo tipo di traffico e in parte è già iniziato. Occorre quindi essere vigilanti ed è necessario il controllo diretto dei cittadini. In questo dossier abbiamo documentato ampiamente come nella maggioranza dei casi le istituzioni ignorano le stesse regole che si sono date, con leggerezza e spregiudicatezza, e tocca ai cittadini lottare per la salvaguardia del diritto alla salute e per il rispetto dell’ambiente. Abbiamo voluto fare una cronistoria dettagliata della vicenda di Cappella Cantone in provincia di Cremona perché e’ un esempio, tra i più gravi finora in Italia, di come le istituzioni a vari livelli, Regione, Provincia e Comune, non abbiano assolutamente tenuto conto dei principi inviolabili del diritto alla salute e alla salvaguardia dell’ambiente, privilegiando come sempre la commistione tra politica ed interessi privati. Abbiamo voluto anche analizzare la situazione degli impianti per lo smaltimento dell’amianto in Lombardia e in Italia e dar voce a tutti gli altri comitati che si stanno battendo per la tutela della salute e dell’ambiente. Analizzando i vari decreti autorizzativi e i ricorsi e le inchieste viene fuori che non c’è un progetto o discarica autorizzata che non abbia un problema riguardo la cattiva osservanza di regole, prescrizioni e leggi legata all’intreccio tra affari e politica.   Le esperienze di lotta che abbiamo sostenuto ci hanno portato anche a formulare una serie di proposte concrete affinché la battaglia per la difesa della salute e per la tutela dell’ambiente da parte dei singoli cittadini possa essere sempre più efficace E’ necessario bloccare l’iniziativa dei privati modificando la normativa e prevedendo una pianificazione e programmazione territoriale senza imposizioni dall’alto e in modo che gli interessi privati non prevalgano su quelli pubblici. Occorre da subito  modificare questo parametro nella procedura di valutazione di impatto ambientale: la vulnerabilità degli acquiferi deve essere un fattore escludente e non solo penalizzante e deve poi essere introdotto l’obbligo dell’analisi della presenza di fibre di amianto nell’acqua.   E’ facile affermare che per risolvere il problema dello smaltimento bisogna fare le discariche e farle in fretta perché l’amianto sotto terra non fa male, che le discariche non sono pericolose per la salute e che l’unico problema sono le resistenze dei cittadini che devono convincersi che le discariche devono essere fatte nell’interesse della salvaguardia della propria salute. Le resistenze sono fatte perché si privilegia sempre l’interesse speculativo del privato . Le  istituzioni,  di concerto con i privati, ignorano le leggi a salvaguardia dell’ambiente per fare profitto e spetta sempre ai cittadini lottare per difendere il diritto alla salute e alla tutela dell’ambiente.   L’ultimo esempio eclatante è la lotta contro la discarica di Brescia in località San Polo. Solo grazie alla lotta dei cittadini si è evitato lo scempio ambientale. Il TAR ha dato ragione ai comitati proprio sulla questione della vulnerabilità degli acquiferi.   Nell’appendice, inoltre, si trovano approfondimenti su cosa è l’amianto, sulla normativa di riferimento soprattutto comunitaria, sul telerilevamento dell’ARPA Lombardia, tutti i nostri documenti prodotti in questi due anni e una breve rassegna stampa   Per richiedere il dossier scrivere a nodiscaricadiamianto@yahoo.it Il costo è di 5 euro


fonte;
http://noexpo.it/

1 commenti:

Ak Sağlık ha detto...

Un portale molto bello. Ringrazio fino Prepara.
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