martedì 15 giugno 2010

Sulla Costituzione c'hanno pure giurato...

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di Nicola Tranfaglia - 15 giugno 2010
Sapevamo da tempo che il presidente del Consiglio non ama la costituzione repubblicana. Negli ultimi vent’anni o quasi, a partire dal marzo 1994 in cui ha vinto per la prima volta le elezioni politiche nazionali, l’imprenditore milanese ha sempre parlato il peggio possibile della carta costituzionale.
Gli italiani ricorderanno che anni fa la definì una “costituzione sovietica” perché troppo attenta alle esigenze delle masse lavoratrici italiane e, giorni fa, ha sottolineato che in essa si parla di lavoro ma non di imprese e tanto meno  di mercato: cioè delle due parole che hanno fino ad ieri contrassegnato la sua vita.
Avrebbe forse potuto aggiungere che la costituzione non parla neppure di “amici degli amici”: espressione particolarmente cara a chi si iscrive negli anni settanta alla Loggia massonica coperta P2 di Licio Gelli e a chi ha come amico particolarmente caro un uomo come il senatore Marcello Dell’Utri che di amici siciliani si intende molto, a leggere gli atti processuali che lo riguardano nei processi di Palermo.
Ma  oggi non è il caso di polemizzare con le strane amicizie di Silvio Berlusconi quanto di constatare serenamente che la sua concezione dello Stato e della democrazia è del tutto incompatibile con i principi e i valori della costituzione repubblicana come altrettanto incompatibili appaiono i comportamenti dei suoi ministri leghisti che non festeggiano l’anniversario della repubblica e sembrano vivere in un mondo altro, legato ai miti celtici e alla preistoria del nostro paese.
Peccato che Berlusconi, come del resto i ministri Maroni e Calderoli, hanno giurato fedeltà al testo costituzionale e dovrebbero comportarsi in maniera coerente: se se ne ha un giudizio negativo o non si riesce ad osservarne i dettami, l’unica soluzione è quella di lasciare il proprio incarico e presentare le dimissioni al Capo dello Stato.
Ma non ci troviamo, a quanto pare, di fronte a persone coerenti e preoccupate della tenuta democratica del paese.
Siamo al contrario di fronte a un demagogo populista che da tempo vuole svuotare gli articoli fondamentali della costituzione e trasformare il nostro paese in una sorta di regime autoritario dominato dalle televisioni e dai giornali asserviti al governo e alla sua ampia maggioranza parlamentare.
Sicchè gli attacchi alla costituzione fanno parte della campagna di propaganda che dovrebbe servire a convincere sempre di più la maggioranza degli italiani che la costituzione è inutile o peggio dannosa e che Berlusconi ha ragione a lamentarsi sempre di più per i lacci e i lacciuoli che il testo contiene impedendogli di fare tutto quello che vuole come “unto del popolo”.
Basterebbe in fondo eliminare dalla costituzione che all’articolo 1 recita: “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione” quell’affermazione pignola sui limiti e le forme.  








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