sabato 19 giugno 2010

La falda è a rischio: parola di esperti

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Pubblichiamo in questa pagina dei dati estremamente importanti: sono i contenuti del convegno svoltosi al Teatro Astra sabato 12 giugno 2010 durante i quali alcuni esperti (Pietro Zangheri, idrogeologo; Roberto Rech, geologo; Guglielmo Vernau, ingegnere, Renzo Antonelli, ordinario della cattedra di idrogeologia presso l’Università di Padova) hanno fatto il punto sulla falda acquifera che scorre sotto il Dal Molin denunciando le gravi mancanze degli studi sui cui si fonda l’approvazione del progetto statunitense. In particolare, pubblichiamo un testo che riepiloga i contenuti principali, una playlist video con tutti gli interventi e un pdf contenente l’estratto dell’intervento del prof. Antonelli. Nessuno potrà dire di non aver saputo.
Sabato 12 giugno a Vicenza uno degli avvenimenti scientifici di maggior rilievo per la città è passato nel più profondo silenzio. Il comitato Acqua bene comune assieme al Presidio No Dal Molin ha riunito 3 esperti di valore che in circa 2 ore hanno analizzato lo stato della falda acquifera a Vicenza e in particolar modo nell’area Dal Molin.
Nessuna autorità presente, nessun rappresentante politico del Comune di Vicenza, nessun esponente della provincia che pure, unica in Italia, si è dotata di un assessore alle risorse idriche. Bisogna sottolineare la totale assenza di giornalisti, involontari esecutori di un bavaglio che, di fatto, tenta di negare alla cittadinanza la conoscenza della verità. I relatori come detto erano tre, l’idrogeologo Zangheri, il geologo Rech, l’ingegnere Verneau ospite speciale il prof. Antonelli, ordinario della cattedra di idrogeologia nel corso di laurea in geologia presso l’università di Padova.
Dopo un’analisi generale dell’area del vicentino e del ex aeroporto Dal Molin da parte dell’idrogeologo Zangheri è stata la volta del geologo Rech che ha descritto a sua volta lo stato delle cose a partire dai dati in suo possesso. Preme in modo approfondito descrivere quanto detto dal prof. Antonelli, uno dei massimi esperti in tal materia. L’intervento è stato mirato e orientato a sottolineare l’assoluta gravità delle scelte fatte che si sono basate su una relazione che definire pressappochista è poco; secondo Antonelli, infatti, ”risulta difficile capire come possano essere stati ritenuti documenti di validazione per i quesiti posti” quelli presentati alla Regione del Veneto per l’approvazione del progetto statunitense. Vicenza, violata e sbeffeggiata dal commissario Costa si trova a dover affrontare una situazione dai risvolti pericolosi in quanto non vi è la minima conoscenza da parte di chi doveva controllare dei rischi che si corrono.
Il prof. Antonelli descrive la relazione come un serie di affermazioni o deduzioni evinte da dati inconsistenti: le carte geologiche su cui si basa la progettazione della nuova base statunitense sono vecchie di 60 anni e sono fatte per scopi differenti da quelli necessari a valutare la possibilità di un intervento edilizio di tale proporzione. Mancano studi reali e concreti sul posto, i campionamenti effettuati sono stati svolti in un’area differente da dove si è costruito.

E’ sempre stato negato ufficialmente un qualsiasi collegamento con la falda profonda, ma tutto ciò è presumibilmente falso o quanto meno andrebbe dimostrato scientificamente. Se si considerano gli anni di utilizzo del bacino in profondità per scopi civili si possono immaginare delle grandi sacche di vuoto che potrebbero essere soggette a fenomeni di percolazione (acqua inquinata di superficie che arriva gocciolando ad inquinare l’acqua che beviamo e che berremo).


Il fiume e la falda sono direttamente connessi? Probabilmente no, se il fiume sgorgasse in montagna, ma il Bacchiglione è un fiume di risorgiva e l’acqua fa parte dello stesso bacino: uno sversamento o un inquinamento di questa produrrebbe sicuramente un inquinamento anche del fiume con danni a lungo termine oltre l’immaginabile.
Se quanto affermato nella relazione è stato preso per buono, perché le terre inquinate dalla rottura della cisterna sono ancora allocate all’interno dell’area di cantiere lungo la direttrice della falda e quindi con sicuro pericolo di inquinamento del fiume Bacchiglione?
La relazione su cui è stato dato il via alla costruzione della nuova base è privo di basi scientifiche. Dopo tutto questo alcune domande sorgono spontanee: qual è il ruolo del commissario Costa in tutto questo? Si possono ipotizzare omissioni e superficiali valutazioni nel suo operato?


Quando il dott. Costa afferma che una Valutazione d’Impatto Ambientale è sconsigliabile in quanto provocherebbe un intoppo alla realizzazione dell’insediamento militare nega ai milioni di cittadini del Veneto (da Vicenza a Rovigo) che usufruiscono dell’acqua che scorre sotto l’ex Dal Molin di conoscere il reale rischio di distruzione della loro primaria fonte di vita.
Su che base scientifica il dott. Costa afferma che le falde acquifere non sono state compromesse o intaccate? I metodi di analisi utilizzati finora, dopo quanto affermato dallo stesso assessore provinciale dott. Pellizzari in commissione per discutere della situazione della falda, sono inutili. Il commissario straordinario commette gravi errori di superficialità inaccettabili per il ruolo che ricopre.
Quando emerso dimostra ulteriormente la necessità di considerare la questione Dal Molin in una scala che va al di là dei limiti locali, riguarda tutta una popolazione lasciata volontariamente all’oscuro e privata delle garanzie minime di una vita e un futuro sicuro nel territorio dove vive.









PDF - 117.8 KbScarica, leggi e diffondi l’estratto dell’intervento del Prof. Antonelli, ordinario della cattedra di idrogeologia presso l’Università di Padova.




FONTE:
http://www.nodalmolin.it/

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