sabato 29 maggio 2010

Fondi neri, indagini su Finmeccanica

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Pier Francesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica
Il colosso pubblico nel mirino di
tre procure. L'ipotesi dei pm: una
contabilità parallela per gli appalti
GUIDO RUOTOLO
ROMA
Fondi neri. Conti correnti all’estero che potrebbero ricondurre a Finmeccanica, il colosso pubblico della difesa e dell’aerospazio. Una contabilità parallela che potrebbe far ipotizzare l’esistenza di un meccanismo di corruzione per ottenere appalti, commesse. E sarebbero tre le Procure - Roma, Napoli e Milano - interessate a capire se esiste questo «meccanismo» corruttivo all’interno della holding guidata da Pier Francesco Guarguaglini. Le indagini sono naturalmente top secret ma dalle indiscrezioni che circolano sembrerebbe che l’inchiesta romana sia quella che potrebbe aver scoperto l’esistenza di conti esteri riconducibili a Finmeccanica.

Stiamo parlando dell’inchiesta Fastweb-Telecom, quella che ha portato in carcere la banda di truffatori capeggiata da Gennaro Mokbel e dall’avvocato Nicola Di Girolamo, l’ex senatore del Pdl eletto a palazzo Madama con i brogli elettorali e il sostegno della ‘ndrangheta. Tra gli atti della inchiesta del Ros dei carabinieri e della Guardia di finanza, coordinata dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, anche delle intercettazioni che avevano per oggetto gli affari con Finmeccanica.

La banda di riciclatori aveva quote per otto milioni di euro nella società «Digint», partecipata dalla lussemburghese Financial Lincoln e per il 49% da Finmeccanica. In una conversazione Mokbel afferma: «Io ieri sera sono stato a cena con uno dei capoccioni di Finmeccanica, uno dei tre che comandano. Lui vive a Washington, ha firmato l’accordo da sei miliardi... sugli aerei... Tramite l’avvocato Nicola (il senatore Di Girolamo?, ndr) ci hanno offerto di aprire un’agenzia per tutto il centro Asia, per la vendita di prodotti di sicurezza... e prodotti militari... elicotteri Agusta. Ci abbiamo una riunione lunedì». Quando queste intercettazioni sono diventate pubbliche, Finmeccanica ha smentito che Mokbel o comunque qualcuno della sua banda sia mai stato ricevuto dai vertici della holding. Il direttore generale di Finmeccanica, Giorgio Zappa, sollecitato dai giornalisti, nel giorno della retata Mokbel si limitò a commentare con un «no comment» i rapporti che emergevano tra la banda e Finmeccanica.



Secondo indiscrezioni nelle inchieste giudiziarie sul gruppo Finmeccanica sarebbe coinvolta anche la società «Selex Sistemi Integrati», che ha come amministratore delegato Marina Grossi, moglie dell’ingegner Guarguaglini. E negli uffici della «Selex Comunication», nella sede centrale di Finmeccanica spa, nelle società Elsag Datamat, Vitrociset, Engineering Ingegneria Informatica e in altre aziende del gruppo, alla fine di aprile si sono presentati gli investigatori per acquisire diversi documenti su ordine della Procura di Napoli, che indaga sugli appalti del «piano sicurezza». Appalti pilotati, è questa l’ipotesi del procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e dei pm napoletani D’Onofrio, Falcone, Filippelli e Maresca, che indagano per il momento per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta.

Appalti per la videosorveglianza, come quella del Centro elaborazione dati della polizia di Stato che doveva sorgere a Napoli, nella zona di Capodimonte. E appalti per caserme di polizia e carabinieri in tutta la provincia. Secondo indiscrezioni, la Procura di Napoli avrebbe già nel suo paniere diversi iscritti sul registro degli indagati e nei prossimi giorni potrebbero esserci delle novità: un’accelerazione delle attività istruttorie. Consultate, fonti Finmeccanica, naturalmente, cadono dalle nuvole. Nessun commento alle indiscrezioni sulle indagini su eventuali fondi neri. Si aspettano le mosse degli inquirenti. Che qualcuno scopra le carte.

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