mercoledì 1 dicembre 2010

Farmaci e danni genetici: la Bayer finisce in tribunale

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Ci sono storie che una volta raccontate finiscono presto nel dimenticatoio, consumate in fretta dal meccanismo stesso del racconto che appena concluso fa già parte del passato. Altre storie, invece, sono destinate a correre nel tempo molto più a lungo, portatrici come sono di un’eco profonda che difficilmente si esaurisce una volta terminata la lettura. Rientrano in questa categoria vicende di lotte impari, come quella di un uomo disabile che ha deciso di sfidare un gigante farmaceutico, la Bayer Schering, per chiedere giustizia. Andrè Sommer, un insegnante che vive in Baviera, è il protagonista di questa storia ed accusa l'azienda di avergli provocato evidenti e gravi menomazioni dovute al test di gravidanza usato all'epoca da sua madre (molto diverso da quelli attuali).
L'uomo è nato nel 1975 con un grave handicap alla vescica e agli organi genitali e, dopo averne cercato le prove per molto tempo, è riuscito recentemente a venire a conoscenza di uno scambio di lettere interno al laboratorio della Schering, dove si evince che i ricercatori sapevano bene quel che facevano. Sommer oggi vuole che i fatti vengano chiariti in tribunale.
Ha ricevuto infatti la documentazione decisiva circa tre settimane fa: copie delle suddette lettere, in cui ricercatori britannici della citata casa farmaceutica si scambiavano pareri con i loro colleghi tedeschi circa gravi malformazioni infantili e possibili rischi legati a certi medicinali. In pratica le mamme di questi bambini nati malformati potrebbero aver assunto un test di gravidanza nocivo prodotto consapevolmente dal laboratorio berlinese quando ancora non c'erano i test urinari attuali. Le carte, che risalgono agli anni 1967-1969, testimonierebbero del resto come già all'epoca gli esperti s'interrogassero sulle possibili nefaste conseguenze del Duogynon/Primodos, vale a dire il prodotto che la mamma di Sommer utilizzò in modo inconsapevole sei anni dopo, nel 1975.

 L'insegnante disabile tedesco vuole sapere "perché quei signori si scambiavano pareri tra di loro senza renderli pubblici", capire cioè se mamme e figli siano stati usati effettivamente come cavie dall'azienda.
E’ tramite l'articolo apparso il 25 Novembre sul settimanale tedesco Der Spiegel (e riportato in Italia dall’Aduc, l’Associazione no profit per i diritti degli utenti e dei consumatori) che apprendiamo come, in questi giorni, André Sommer abbia deciso di costituirsi contro la Bayer Schering Pharma Ag, presso la 7.ma sezione civile del Tribunale Regionale a Berlino.
Il suo è il primo processo intentato da una presunta vittima del Duogynon da quando, otto anni fa, il Governo tedesco ha modificato la legge sui farmaci per dare più forza giuridica ai possibili danneggiati. Ciò che risulta davvero clamoroso è che questa sua decisione di ricorrere al Tribunale Regionale ha funzionato da “campagna apripista”, poichè ulteriori e numerosi casi analoghi sono usciti allo scoperto a seguito della sua denuncia: vicende che dimostreranno se la recente apposita riforma del governo tedesco reggerà alla prova dei fatti.
Quella modifica legislativa venne promossa infatti per reagire ad un'altra lunga e penosa vicenda legata al Contergan: un sonnifero assunto in gravidanza da donne che partorirono figli disabili e che denunciarono, invano, il produttore (sebbene in pratica non sussistessero dubbi sui devastanti effetti collaterali del medicinale). Le vittime ottennero un indennizzo solo quando l'azienda decise spontaneamente di risarcirle.
Anche nella vicenda Duogynon finora non c’è stato alcun riconoscimento ufficiale di colpa da parte della casa farmaceutica in questione, dato che le procure hanno sempre archiviato le denunce sebbene le mamme colpite resero testimonianza pubblica e accusarono l'azienda già alla fine degli anni settanta.
Ad ogni modo, come dicevamo, dopo che il settimanale Der Spiegel la scorsa settimana ha riportato la vicenda di Sommer, decine di vittime sono uscite allo scoperto. Si tratta di persone con malformazioni agli arti, al cuore, all'addome, alla schiena e che avevano taciuto per anni: nell’elenco che Sommer ha pubblicato sul suo sito ne figurano oltre cento.
In questo momento i Parlamentari Verdi al Bundestag stanno chiedendo chiarimenti al Governo e il ministero della Sanità, pur non prendendo parte al contenzioso, auspica che i ricorrenti riescano a far valere le proprie ragioni. Le presunte vittime denunciano la società Schering, che nel frattempo è stata rilevata dalla concorrente Bayer, esigendo spiegazioni, chiedendo di vedere la documentazione sul Duogynon per denunciare e chiedere i danni alla Bayer Schering. Il legale Joerg Heynemann, che oltre a Sommer difende alcune decine di presunte vittime, sostiene infatti che deve essere una perizia a stabilire se quel test di gravidanza fosse innocuo o meno e scrive: "al di là del giudizio morale sulla procedura che evidentemente ha riguardato un buon numero di donne trattate con i campioni medici, gli imputati dovrebbero svelarne i risultati. Se allora fu adottato il sistema dei campioni medici gratuiti, è chiaro che venissero messi nel conto i possibili effetti negativi".
Perchè gli imputati non vogliono mostrare i risultati degli esperimenti? In tribunale andrà chiarito soprattutto il contenuto delle lettere giunte dalla Gran Bretagna. In una missiva del 13 dicembre 1967, cioè otto anni prima che la madre di Sommer prendesse il farmaco, un ricercatore scriveva: "la palese correlazione tra l'aumento di malformazioni congenite e la vendita del test di gravidanza appare piuttosto allarmante. Si tratta di un prodotto farmaceutico per donne incinte che incide sull'ambiente del feto e dunque dobbiamo essere estremamente prudenti". Come ha detto il legale di Sommer, la Bayer Schering dovrebbe mostrare "apertura e tolleranza" e "sedere ad un tavolo con le persone danneggiate".
Del resto è il minimo che potrebbe fare questa casa farmaceutica, qualora risultasse ufficialmente come unica responsabile di decine e decine di vite rovinate.
                                                                                                                                                                                                   Martina Lacerenza


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