“Bisogno incontrollabile di assumere una determinata sostanza”, impossibilità di fare a meno di qualcosa”; queste sono solo alcune delle definizioni che troviamo sul vocabolario della lingua italiana alla voce dipendenza. Ognuno di noi ha la sua personale dipendenza: si può dipendere dalla droga, dalla cioccolata, dal rock, tutte più o meno nocive, più o meno curabili.
La mia è una dipendenza totale, che non mi dà tregua e non mi lascia mai; la teledipendenza. Ebbene si, lo ammetto senza alcuna remora: io dipendo (letteralmente) dalla tv! Anzi, io vivo di televisione: ogni mia giornata è scandita dagli orari del palinsesto, perché nulla sfugga al mio occhio attento e assuefatto al tubo catodico. Così trascorro le mie giornate tra un canale e l’altro, passando da un tg ad un talk-show senza soluzione di continuità.
Non ci credete? Invece è proprio così; qualcuno, molto in alto, mi ha affidato questo compito, conoscere nei dettagli tutto quello che accade in tivvù. Ed io ne ho fatto la mia missione! Da più di un mese oramai nel mio quotidiano zapping mi imbatto in infiniti dibattiti sulla morte di Sarah Scazzi: oramai ce la servono in tutte le salse. Sappiamo ogni cosa della famiglia in cui è maturato questo delitto. Passo dopo passo le telecamere si sono infilate nelle case, nelle stanze, hanno frugato nei diari, nei cassetti. Una serie infinita di esperti e opinionisti (chissà come si ottiene la patente di opinionista!) pontificano dai salotti televisivi sui come, i perché i quando e i dove di questa vicenda .
E io, che non posso farne a meno, sto sempre lì, attenta ad ogni nuova rivelazione, ad ogni dettaglio ad ogni inverosimile ed infondata teoria. Ed è così che ho imparato a conoscere, e riconoscere, la schiera di giornalisti, psicologi, criminologi, avvocati che passano da un programma all’altro per non farci sentire la loro mancanza. Alle ore 14.00 li trovi pronti e scattanti nel pomeriggio di Raidue, per poi passare con agilità felina sulla rete ammiraglia Rai, senza farsi mancare, per par-condicio, frequenti incursioni nel programma di Barbara D’Urso e Salvo Sottile sulle reti Mediaset.
Devo confessarvi che io ho eletto i miei preferiti, quelli che non mi perdo mai. Ed è proprio in uno dei miei tele-pomeriggi in diretta dall’orrore, aspettando la criminologa Bruzzone, che mi imbatto nel colpo di genio giornalistico, quello che ha stupito anche me, consumata conoscitrice dell’universo televisivo. Sono sintonizzata su La vita in diretta, (pomeriggio di Raduno) che, manco a dirlo, ha una folta troupe ad Avetrana.
Sono là per non perdersi nulla, per indagare, per avere tutti i dettagli. Vero esempio di giornalismo d’inchiesta, coraggioso a tal punto da arrivare a trasmettere dal tetto di una casa di Avetrana. Non una casa qualunque, no ma la casa di fronte a quella del delitto! Geniale mi dico rapita: novello spiderman della giornalismo, dall’alto del suo punto d’osservazione privilegiata, l’inviato Giuseppe Lavenia scruta la scena del delitto e ci può dire tutto quello che nessuno ci aveva ancora raccontato e che sentiamo davvero il bisognosi sapere!! Ora sì che ho capito il significato dell’espressione giornalismo d’assalto, speriamo solo che il buon Lavenia abbia avuto comodo accesso al tetto.
anonima devastata
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