Presentata ieri la Canadian Association of Medical Cannabis Dispensaries.
Di ALESSIO GALLETTITORONTO - Ogni giorno aiutano migliaia di persone a contrastare malattie come Aids, cancro e sclerosi multipla e da ieri hanno anche un’unica organizzazione che li rappresenta a livello nazionale. Sono i centri in cui viene dispensata la cannabis a uso terapeutico, che con una conferenza stampa a Ottawa hanno annunciato la creazione della Canadian Association of Medical Cannabis Dispensaries. Dopo 15 anni di sforzi lasciati all’iniziativa individuale, spiega Rade Kovacevic del Medical Cannabis Centre of Guelph, ora questo settore ha deciso come sua prima missione di darsi degli standard validi a livello nazionale.
Avete deciso di darvi regole comuni. Sono già state scritte o ci state ancora lavorando?
«Ci stiamo lavorando, stiamo chiedendo alle organizzazioni interessate di inviarci il loro input, per essere sicuri di rispondere a qualsiasi preoccupazione le persone coinvolte possono avere nella versione finale dei nostri standard».
Avere un’unica organizzazione a livello nazionale che rappresenti tutti i centri è una prima assoluta.
«Sì e la vediamo come una grande opportunità, perché farà si che ci sia coesione nelle pratiche diffuse in tutto il Paese».
Quanto è importante questo passo per chi fa uso terapeutico di cannabis?
«È estremamente importante, sia dal punto di vista del consumatore, perché assicura la qualità della medicazione che ricevono, e poi perché il programma di Health Canada è un fallimento e i pazienti possono ricevere un servizio migliore attraverso i centri. Avere un’organizzazione capace di educare il pubblico e creare standard nazionali, permetterà ai pazienti di ricevere un trattamento di qualità in tutto il Paese».
Come direttore di uno di questi centri, contro cosa combattono le persone che fanno uso terapeutico di cannabis?
«Tra le condizioni più comuni ci sono Hiv/Aids, l’epatite C, il cancro, l’artrite, il glaucoma e la sclerosi multipla».
Condizioni che possono essere molto dolorose, che alcuni combattono con altri farmaci.
Avete deciso di darvi regole comuni. Sono già state scritte o ci state ancora lavorando?
«Ci stiamo lavorando, stiamo chiedendo alle organizzazioni interessate di inviarci il loro input, per essere sicuri di rispondere a qualsiasi preoccupazione le persone coinvolte possono avere nella versione finale dei nostri standard».
Avere un’unica organizzazione a livello nazionale che rappresenti tutti i centri è una prima assoluta.
«Sì e la vediamo come una grande opportunità, perché farà si che ci sia coesione nelle pratiche diffuse in tutto il Paese».
Quanto è importante questo passo per chi fa uso terapeutico di cannabis?
«È estremamente importante, sia dal punto di vista del consumatore, perché assicura la qualità della medicazione che ricevono, e poi perché il programma di Health Canada è un fallimento e i pazienti possono ricevere un servizio migliore attraverso i centri. Avere un’organizzazione capace di educare il pubblico e creare standard nazionali, permetterà ai pazienti di ricevere un trattamento di qualità in tutto il Paese».
Come direttore di uno di questi centri, contro cosa combattono le persone che fanno uso terapeutico di cannabis?
«Tra le condizioni più comuni ci sono Hiv/Aids, l’epatite C, il cancro, l’artrite, il glaucoma e la sclerosi multipla».
Condizioni che possono essere molto dolorose, che alcuni combattono con altri farmaci.
«Sì, ma con la cannabis non ci si deve preoccupare dell’impatto sul fegato come si deve fare con molti medicinali. Inoltre molti dei farmaci che calmano il doloro sono a base di oppiacei e quindi danno una forte dipendenza, per evitare la quale moli preferiscono usare la cannabis».
Voi aiutate 20mila pazienti, mentre il programma di Health Canada vede registrati circa 5mila consumatori. Perché questa differenza?
«Secondo una stima del 2006 del Cmaj (Canadian Medical Association Journal, ndr) il 2% dei canadesi potrebbe usare la cannabis a scopo terapeutico. Una delle maggiori difficoltà è che molti medici non sono a loro agio nel lavorare con il programma di Health Canada, mentre sono molto più felici di lavorare con noi ed è per questo che aiutiamo quattro volte il numero di persone aiutate da Health Canada».
Cosa serve per avere accesso al vostro servizio?
«In generale è richiesta documentazione sulla condizione per la quale si chiede accesso al servizio così come una verifica con il medico, adesso però stiamo lavorando per accertarci che ognuno avrà esattamente gli stessi criteri».
I dottori sono più a loro a lavorare con voi piuttosto che con Health Canada?
«Non sono a loro agio con l’avere il loro nome in una lista di medici che prescrivono cannabis a uso terapeutico, sono preoccupati dalle responsabilità che vanno di pari passo con questo».
Voi sembrate fornire un servizio migliore...
«...e infatti suggeriamo che il governo cancelli il programma il programma MMAR e adotti il nostro quadro di lavoro».
Ma perché chi vuole usare cannabis a uso terapeutico dovrebbe rivolgersi a Health Canada anziché a voi?
«Direi che questi centri non sono disponibili in tutto il Paese in questo momento, così come non sono presenti in tutte le province. I direttori della nostra associazione provengono dall’Ontario, dal Québec e dalla British Columbia. Avere accesso un centro in Alberta è molto più difficile che a Toronto e lo stesso vale per le zone rurali di contro ai maggiori centri urbani».
«Secondo una stima del 2006 del Cmaj (Canadian Medical Association Journal, ndr) il 2% dei canadesi potrebbe usare la cannabis a scopo terapeutico. Una delle maggiori difficoltà è che molti medici non sono a loro agio nel lavorare con il programma di Health Canada, mentre sono molto più felici di lavorare con noi ed è per questo che aiutiamo quattro volte il numero di persone aiutate da Health Canada».
Cosa serve per avere accesso al vostro servizio?
«In generale è richiesta documentazione sulla condizione per la quale si chiede accesso al servizio così come una verifica con il medico, adesso però stiamo lavorando per accertarci che ognuno avrà esattamente gli stessi criteri».
I dottori sono più a loro a lavorare con voi piuttosto che con Health Canada?
«Non sono a loro agio con l’avere il loro nome in una lista di medici che prescrivono cannabis a uso terapeutico, sono preoccupati dalle responsabilità che vanno di pari passo con questo».
Voi sembrate fornire un servizio migliore...
«...e infatti suggeriamo che il governo cancelli il programma il programma MMAR e adotti il nostro quadro di lavoro».
Ma perché chi vuole usare cannabis a uso terapeutico dovrebbe rivolgersi a Health Canada anziché a voi?
«Direi che questi centri non sono disponibili in tutto il Paese in questo momento, così come non sono presenti in tutte le province. I direttori della nostra associazione provengono dall’Ontario, dal Québec e dalla British Columbia. Avere accesso un centro in Alberta è molto più difficile che a Toronto e lo stesso vale per le zone rurali di contro ai maggiori centri urbani».
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