mercoledì 4 agosto 2010

Stampa estera: l’Italia di Berlusconi affonda

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di Alessandro Bongarzone
 
Roma - È un’immagine impietosa quella che - incurante della propaganda governativa e al di la della rottura tra i soci fondatori del PDL - la stampa estera rimanda del nostro Paese all’opinione pubblica internazionale. 
 
Nonostante, infatti, le rassicurazioni della “vulgata” governativa, i maggiori organi d’informazione stranieri, mentre raccontano - ovviamente - dello scontro tra il capo del governo e Gianfranco Fini, descrivono correttamente la problematica situazione del cavaliere e del suo esecutivo in costante calo di consensi, stretto com’è tra i guai giudiziari di alcuni suoi membri, la crisi economica e il ddl sulle intercettazioni.

È il caso del Wall Street Journal che evidenzia come la rottura tra presidente del consiglio e presidente della Camera giunga in un momento di calo per il centro destra in termini di consenso e in una fase di difficoltà per la coalizione per i guai giudiziari che hanno colpito l’esecutivo: “La mossa arriva in un momento difficile per Berlusconi - si legge sul giornale - il cui mandato dura fino al 2013. Dal mese di maggio, due ministri del Governo e un sottosegretario si sono dimessi. Questo mese, i voti e il livello di popolarità del signor Berlusconi hanno raggiunto il punto più basso da quando è al governo, dal 2008”.

Dello stesso tenore il commento di The Guardian che, partendo dalla marcia indietro sulla legge sulle intercettazioni, afferma: “La decisione di Berlusconi di modificare il disegno di legge ed evitare la resa dei conti in parlamento sembra essere una concessione significativa, mentre i sondaggi mostrano che i litigi interni alla maggioranza e una serie di dimissioni nel governo ne stanno danneggiando la popolarità”. 

Il quotidiano londinese, quindi, commentando i dati di un recente sondaggio pubblicato da “La Repubblica”, secondo cui la fiducia nei confronti di Berlusconi è scesa al 39 per cento, ben 10 punti percentuali in meno rispetto a un anno fa, afferma che “il quotidiano (La Repubblica) è orientato a sinistra, ma il sondaggio IPR rispecchia altre recenti rilevazioni”. Secondo The Guardian, dunque, “il sondaggio ha rilevato una caduta di fiducia in Berlusconi e nel governo da parte dell’elettorato moderato, a causa del clima avvelenato che si respira all’interno della maggioranza e delle disavventure legali del governo. Dallo scorso maggio due ministri e un sottosegretario si sono dimessi a causa di indagini giudiziarie e altre teste potrebbero cadere”.

“Siamo nella melma fino al collo” è il titolo, senza dubbio d’effetto, con cui l’austriaco Der Standard ha scelto di raccontare i giorni convulsi della politica italiana.
Secondo il quotidiano viennese “il caos politico all’interno del partito di Berlusconi paralizza l’Italia intera e il governo affonda sotto gravi accuse di associazione mafiosa da parte della magistratura e di intrighi interni”. 

Sarcastica, come sempre quando si tratta dell’Italia, la stampa francese che, con Le Figaro, parla di “Divorzio all’italiana” dedicando, nell’edizione di oggi, ampio spazio alla rottura tra il premier e il presidente della Camera. Per l’editorialista, Pierre Rousselin, la crisi tra Berlusconi e Fini “complica la politica italiana e potrebbe impedire al governo di arrivare fino alla fine della legislatura, nel 2013”.  

Ancor più impietosa, se possibile, è l’analisi che Les Echos, traccia della situazione politica italiana e del suo governo. In un pezzo dal titolo “No, Sarkozy non è Berlusconi!”, il quotidiano finanziario d’oltralpe, respinge il “facile paragone” tra l’Italia degli scandali e la Francia scossa dall’affaire Woerth-Bettencourt soprattutto perché - sostiene il quotidiano - a differenziare i due leader ci sarebbe il diverso “potere” che hanno sulla stampa. Un potere rispetto a cui Berlusconi è senza confronto.

Per il corrispondente Guillaume Delacroix, infatti, “il confronto non ha ragione di essere, nonostante l’ingerenza di Nicholas Sarkozy nella vita dei media” in quanto in Italia, Silvio Berlusconi “non solo detiene il potere di nomina dei dirigenti delle tv pubbliche, ma possiede personalmente un quotidiano, “Il Giornale”, un settimanale, “Panorama”, e le tre principali reti tv private: Italia 1, Rete 4 e Canale 5”. 
 
Secondo l’editorialista, pur se l’affaire Woerth-Bettencourt evidenzi molti ingredienti che ricordano l’Italia: “Un conflitto d'interessi politico-finanziario, presunti finanziamenti illeciti di partiti politici, uno scudo fiscale da cui i grandi patrimoni traggono i maggiori vantaggi, intercettazioni controverse e i media trattati come fascisti e trozkisti”, il paragone “non sta in piedi dieci secondi”. 

Infatti, dopo avere ricapitolato le vicende italiane: “i processi per corruzione, frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita e riciclaggio di denaro di Silvio Berlusconi, o i suoi scandali sessuali che erano in prima pagina un anno fa”, Delacroix segnala la vera anomalia tutta italiana.  “Poiché - scrive il giornalista - è sempre dalla stampa che gli italiani vengono a scoprire queste vicende, basta impedire alla stampa di parlarne. Così il parlamento è attualmente occupato da un progetto di legge che limita la pratica delle intercettazioni telefoniche nelle inchieste giudiziarie e che vieta, in modo puro e semplice, la loro trascrizione nei mezzi d’informazione”.

Per il Times di Londra, che si augura che per il suo governo sia la fine, quella che sta vivendo Berlusconi “È la resa dei conti”. In un editoriale non firmato, il quotidiano britannico lancia un duro affondo contro il premier italiano. “Quando domani David Cameron incontrerà la sua controparte italiana - afferma il Times - troverà che il lungo dramma della premiership di Silvio Berlusconi è alle scene finali. Per molti - chiosa il quotidiano londinese - è “l'inizio della fine” e se così fosse, sarebbe una buona cosa per l’Italia in quanto - conclude il Times - nonostante la sua popolarità è difficile sostenere che di recente abbia fatto granché di buono per il suo paese”.

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