sabato 21 agosto 2010

Il ritorno del bue

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di Giorgio Bongiovanni - Alla notizia che la Fininvest ha intrapreso una causa civile contro il giudice Luca Tescaroli, “reo” di aver scritto insieme al collega Ferruccio Pinotti il libro “Colletti Sporchi”, si resta basiti. Viene in mente la parabola del bue che dà del cornuto all'asino. Ma qui siamo di fronte ad un attacco indegno, vile. Contro un magistrato che si è distinto per aver sempre applicato il principio sacrosanto della legge uguale per tutti.
 Un giudice che ha sacrificato parte della sua vita e dei suoi affetti per istruire uno dei processi più complessi che la storia giudiziaria ricordi, quello per la strage di Capaci. Ed è questo che non gli viene perdonato.
A cavallo tra gli anni '90 e gli anni 2000 Luca Tescaroli stava indagando sui cosiddetti “mandanti esterni” a Cosa Nostra. Quei soggetti che d'accordo con la mafia avevano collaborato alla realizzazione della strage contro Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e i 3 agenti di scorta assassinati il 23 maggio del '92 (e che avrebbero partecipato ancora più attivamente nella strage di via d'Amelio e in quelle del '93). Ma dal capo del suo stesso Ufficio di Caltanissetta gli venne impedito di poter proseguire. A tal punto che il pm di origine veneta chiese di essere trasferito alla procura di Roma.
A distanza di 10 anni le nuove indagini sui “mandanti esterni” nelle stragi del '92 e del '93 confermano che una delle piste intraprese da Tescaroli andava perseguita.
Anche oggi nei confronti dei nuovi magistrati che conducono queste indagini delicatissime si profilano attacchi delegittimanti, meramente politici, finalizzati a impedire che si faccia luce su quelle stragi.


Quello che ora stupisce è indubbiamente il “ritardo” della Fininvest nell'intraprendere la causa civile contro Tescaroli. Ma non certamente le finalità di un simile gesto. Degno di un “regolamento di conti” di chi non intende accettare l'autorità giudiziaria.
La Fininvest intende forse far dimenticare quei contatti “non meramente episodici” tra Dell'Utri, Berlusconi e “i soggetti criminali cui è riferibile il il programma stragista realizzato”, di cui si accenna nella richiesta di archiviazione della procura di Firenze del 1998 nei confronti degli stessi Dell'Utri e Berlusconi?
Non sarà certo un'archiviazione a cancellare il giudizio storico su questi due personaggi.
Per non parlare di quei “contatti” tra la Fininvest e ambienti mafiosi debitamente citati nella sentenza Dell'Utri di I° grado che lo ha visto condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Usare il collaboratore di giustizia Salvatore Cancemi per attaccare un magistrato integerrimo è un atto che si commenta da solo.
Negli anni della sua collaborazione diverse procure hanno applicato a Cancemi il c.d. Articolo 8 (L. 203/91) che prevede attenuanti speciali in virtù della sua attendibilità.
Nella stessa requisitoria di Luca Tescaroli al processo di I° grado per la strage di Capaci (la cui sentenza è stata emessa il 26 settembre 1997 dal presidente dott. Carmelo Zuccaro) vengono riportati i riscontri alle dichiarazioni rese da Salvatore Cancemi (la disponibilità da parte del boss Raffaele Ganci di un'autovettura Audi80, il coinvolgimento nell'attentato del  mafioso Giusto Sciarabba ecc.).
Lo squallore quindi di un simile attacco rientra nella politica di chi è oggi al potere e che sferra gli ultimi colpi perchè sente il terreno franare sotto i piedi.
A Luca Tescaroli la solidarietà di tutta la redazione di Antimafia Duemila insieme al profondo ringraziamento per il suo incondizionato servizio a favore della giustizia. Che non sarà minimamente scalfito da chi è destinato unicamente all'oblio.


Giorgio Bongiovanni
e tutta la redazione di Antimafia Duemila

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