mercoledì 11 agosto 2010

Emergency, riaperto l’ospedale di Lashkargah

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Su twitter l’annuncio della ong guidata da Gino Strada. Le apparecchiature sono state rimesse in funzione, lo staff è ritornato al lavoro, la struttura è pronta a tornare come prima. Il racconto delle cure ai primi feriti dopo cento giorni


emergency
La polvere di 100 giorni di chiusura è stata tolta, le apparecchiature vengono rimesse in funzione, lo staff è ritornato al lavoro, l’ospedale di Emergency a Lashkargah è pronto per tornare quello di prima”. È quanto scrive l’associazione ong in una nota confermando la ripresa dell'attività a sostegno delle vittime della guerra. “Le persone - si legge sullo spazio twitter di Emergency - iniziano a presentarsi al nostro cancello, alcuni sono nostri vecchi pazienti che vengono per farsi controllare dopo mesi di mancanza di cure, altri hanno solo piccole lesioni e vengono visitati dal nostro personale. Ma l’ospedale non aspetta molto per ricevere i primi feriti di guerra”. L'associazione guidata da Gino Strada aveva lasciato il paese lo scorso aprile dopo l'arresto di tre cooperanti inizialemente accusati di avere favorito i terroristi e trattenuti per alcuni giorni dal governo locale. Le accuse, poi, svanirono nel nulla e la vicenda si chiuse con la liberazione dei tre medici avvenuta il 18 aprile.
Oggi Emergency racconta alcune nuove storie: “M. arriva dal distretto di Marjah, è stato colpito da un proiettile al fianco, viene portato velocemente in sala operatoria e poi in terapia intensiva. Il giorno successivo ha voglia di parlare, di raccontare. Stava lavorando nel suo appezzamento di terra, assieme alla famiglia, quando hanno iniziato a sentire degli spari, scontri tra talebani e forze internazionali, sono corsi tutti in casa ma lui è stato colpito…non sa da chi, sa solo che ha dovuto aspettare diverse ore prima di poter raggiungere l’ospedale, perché la situazione non era sicura. Aveva saputo dalla televisione che Emergency aveva riaperto ed è venuto da noi perché dice di essere povero e Lashkargah è vicina. L’alternativa sarebbe stata raggiungere il Pakistan ma sarebbe stato troppo costoso per la sua famiglia e pure molto rischioso”.



Nel letto affianco a lui, racconta Emergency, “c’è F., anche lui viene dalle campagne attorno Marjah. Quel giorno si era recato in quel che rimane del bazar della città con la sua bicicletta per vendere i suoi prodotti, si è trovato coinvolto negli scontri, ha sentito un dolore all’addome, ha lasciato a terra tutto e si è messo sulla strada che porta a Lashkargah. Queste sono solo due delle tante storie che abbiamo sentito e che purtroppo continueremo ad ascoltare, ma almeno adesso siamo ritornati a fare il nostro lavoro”.


fonte : http://www.rassegna.it/

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