martedì 10 agosto 2010

Wwf Russia: «Ecco le zone radioattive a rischio incendi»

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E Putin fa arrestare chi protegge le foreste

LIVORNO. Ormai sembra un bollettino di guerra: le trincee scavate dall'esercito hanno salvato il Centro  nucleare civiole-militare di Sarov dal fuoco, ma ora le fiamme assediano l'altra centrale nucleare di  Snezhinsk, a 1.500 chilometri ad est di Mosca. Il Wwf Russia ha fatto una specie di mappa del fronte avanzato di questa battaglia e il suo coordinatore delle politiche forestali, Nikolai Shmatkov, ha spiegato  ai giornalisti che «Se gli incendi si spostano nelle zone contaminate in seguito all'incidente di Cernobyl, le sostanze radioattive rimaste nel suolo potrebbero sollevarsi con il fumo, creando delle zone inquinate in Quattro regioni della Russia».
Il 5 agosto era stato lo stesso ministro russo delle situazioni d'urgenza, Sergei Choigu a dire che gli incendi si estendono anche nella regione di Briansk, una di quelle più contaminate dalla fuga e dal follout radioattivi di Cernobyl e che «Il tasso di radioattività naturale (?!)  potrebbe aumentare».
Secondo Shmatkov, «questa minaccia pesa non solo sulla regione di Briansk, ma anche su quelle di Kaluga, di Lipetsk e di Tula, vicine a quella di Mosca». Tutti territori relativamente vicini alla capitale russa, dove ormai i morti per il fumo e il caldo non si contano più. «Le loro foreste e torbiere - ha detto l'esponente del Wwf Russia - contengono dei radionuclidi che rappresentano sempre un pericolo. In coso di emissioni nell'atmosfera, respireremo un fumo radioattivo».
Ormai anche i giornali russi hanno abbandonato ogni prudenza, la paludata agenzia filogovernativa Ria Novosti scrive: «La catastrofe di Cernobyl è il più importante incidente nucleare della storia. Si è prodotta il 26 aprile 1986, inquinando una superficie di 160.000 km2 nel nord dell'Ucraina, nell'ovest della Russia e in Bielorussia. Secondo un rapporto pubblicato nel 1995 dall'Onu, 9 milioni di persone sono state direttamente o indirettamente colpite da questa tragedia».
Evidentemente il riflesso "sovietico" della stampa russa è duro a morire e anche la dimensione delle catastrofi nucleari è racchiusa nell'ex-impero, dietro la cortina di ferro dell'ex socialismo reale. D'altronde è lo stesso riflesso da rettile che porta Putin ad aggirarsi con atteggiamento ducesco da un incendio all'altro, affibbiando sempre la colpa alle autorità regionali (nominate direttamente da lui e da Medvedev) e cercando di nascondere la catastrofe e la disorganizzazione di una "protezione civile" e militare che è priva di uomini, mezzi e attrezzature. Insieme ai boschi, alle torbiere e ai campi di grano russi sta bruciando anche la sicumera autoritaria dell'oligarchia putiniana e il Paese mostra tutta l'incredibile debolezza di una potenza nucleare che si tiene in piedi solo con le armi, il petrolio, il gas e il controllo autoritario dell'energia e dei media.
Il riflesso sovietico-zarista è lo stesso del presidente russo Dmitri Medvedev che atteggiandosi a piccolo padre della Patria ha annunciato in pompa magna di aver donato 350.000 rubli (9.000 euro) del suo patrimonio personale alle vittime degli incendi e che tutti i membri dell'amministrazione presidenziale e i funzionari di alto rango degli altri organi del potere esecutivo dovranno seguire il suo esempio.  9.000 euro per Medvedev, che ha accumulato un'immensa fortuna nella sua ben protetta carriera putiniana nei monopoli energetici del Paese,  sono una bazzecola, probabilmente ne spende molti di più in una delle sue cene a base di ostriche, aragoste e champagne che si concede nei migliori ristoranti del mondo durante le sue visite all'estero, quasi un insulto per gli oltre 50 morti e le 3.500 famiglie che hanno perso la casa negli incendi o alla moltitudine dei poveri pensionati russi morti di caldo e di fumo che ormai sono così tanti da essere rifiutati anche dai crematori di Mosca.
A Putin, che ora incita l'Armata Rossa e la popolazione a difendere a tutti i costi le foreste intorno alle centrali nucleari ed a Mosca, Greenpeace Russia ricorda che  solo lo scorso 21 luglio, quando già le torbiere e i boschi bruciavano in tutto il Paese, ha fatto arrestare i militanti del gruppo  Protettori delle foreste Himki e del "Left Front" che volevano consegnargli una petizione con migliaia di firme contro il nuovo percorso dell'autostrada Mosca - San Pietroburgo e che chiedevano di fermare il taglio illegale delle  foreste di Himki.
Oltre 10 attivisti delle due associazioni russe sono stati arrestati dalla polizia putiniana perché la semplice consegna di una petizione è considerata illegale. Gli ambientalisti russi chiedevano l'annullamento del decreto 1642-p 5 del novembre 2009, firmato da Putin in persona, in base al quale 145 ettari di bosco del parco di Himki sono stati trasferiti dalle terre del Fondo forestale a quelle dove costruire la nuova autostrada Mosca-San Pietroburgo e le sue infrastrutture. Putin che ora piange per le foreste russe, con quel decreto cancella una buona parte dell'unica foresta di querce intorno a Mosca e la divide in due con l'autostrada, devastando un prezioso ecosistema.
I Protettori della foresta di Himki hanno avuto il torto di ricordare all'irascibile ex agente del Kgb che il permesso di abbattere la foresta era stato dato senza nessuna documentazione e valutazione ambientale, poi si sono accampati nella foresta per difenderla. Il 21 luglio a Mosca, il regime che chiede di difendere le foreste, ha messo le manette a chi le difende davvero.
Secondo il Wwf Russia, gran parte di quello che sta accadendo è il frutto avvelenato del Codice forestale della Federazione Russa, entrato in vigore 1 gennaio 2007 e che è stato oggetto di dure critiche da parte dei gruppi ambientalisti: «La misure di sicurezza antincendio sulle aree forestali in concessione sono eseguite  dai concessionari, sulla base di progetti di sfruttamento forestale», mentre nelle foreste non in affitto, la responsabilità della prevenzione degli incendi ricade sulle autorità locali. Le misure della nuova legge richiedono la costruzione di strade per i veicoli antincendio, per l'atterraggio degli elicotteri antincendio (come si è visto scarsissimi in Russia), la realizzazione di fasce tagliafuoco e la  manutenzione delle attrezzature antincendio. Shmatkov spiega che «Come regola generale, tali costose attività sono un pesante fardello per gli affittuari piccoli e medi e, quindi, le misure anti-incendio  sono una pura formalità. Prima dei drastici tagli di spesa degli anni 1990 e dell'adozione del nuovo Codice forestale, i vigili del fuoco erano sotto la responsabilità del Servizio forestale dello Stato. Ogni area forestale era pattugliata da guardie che si impegnavano nel lavoro di prevenzione degli incendi. C'erano anche punti di osservazione speciali e punti di per l'avvistamento precoce di incendi e personale qualificato con attrezzature speciali».
Ma il Wwf vede altre e più remote ragioni politiche negli incendi senza precedenti che divorano le foreste russe: «Una delle cause degli incendi delle torbiere si può far risalire ai tempi sovietici, quando le zone umide sono state escavate per la costruzione di case in campagna e l'estrazione della torba. Il problema della torba è che è molto infiammabile e può bruciare per molto tempo, perché non ha abbastanza aria all'interno e può covare sotto la cenere a livelli profondi». Per questo il Wwf dice che «Il modo più efficace per prevenire gli incendi in futuro è il ripristino delle paludi in numerose aree dismesse che ospitavano le paludi distrutte in epoca sovietica».
Ma gli incendi boschivi sono indubbiamente collegati anche al cambiamento climatico: secondo l'agenzia meteorologica russa Rosgidromet, il numero di fenomeni climatici pericolosi, che comprendono onde di calore prolungate e siccità che innescano gli incendi, sono raddoppiati negli ultimi 15 anni.

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