domenica 11 luglio 2010

Forza Italia, il partito di Cosa Nostra: da Dell'Utri a Totò Riina, da Provenzano a Berlusconi

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Nel 1987 Cosa Nostra decide di votare per i socialisti e punire la Democrazia Cristiana ...Serve un mediatore che conosca bene sia i socialisti che la mafia siciliana…chi meglio dell’imprenditore Silvio Berlusconi, già da tempo in stretti rapporti con rappresentanti dei due movimenti, e che vanta tra le amicizie nomi quali Bettino Craxi, Vittorio Mangano, Marcello Dell’Utri e Fedele Confalonieri..?
Nel 1987 Cosa Nostra decide di votare per i socialisti e punire la Democrazia Cristiana per non aver fermato i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e non aver impedito che si facessero il maxi processo di Palermo e l’articolo 41bis (legge sull’ordimamento penitenziario nelle carceri che rendeva difficile ai boss mafiosi in prigione, comuinicare con l’esterno).
Serve un mediatore che conosca bene sia i socialisti che la mafia siciliana…chi meglio dell’imprenditore Silvio Berlusconi, già da tempo in stretti rapporti con rappresentanti dei due movimenti, e che vanta tra le amicizie nomi quali Bettino Craxi, Vittorio Mangano, Marcello Dell’Utri e Fedele Confalonieri..?

Nel ’92 Borsellino rilascia una famosa intervista in cui parla di indagini ancora in corso a Palermo sui rapporti tra Berlusconi, Mangano e Dell’Utri e il riciclaggio mafioso. Due giorni dopo Falcone viene assassinato in un attentato mafioso con la moglie e gli uomini della scorta.
Subito dopo la strage e mentre a Milano infuria tangentopoli, Dell’Utri inizia ad escogitare un’iniziativa politica della Fininvest (società finanziaria fondata e con a capo Berlusconi) che deve prendere il posto dei vecchi partiti a stampo mafioso ormai dimezzati e indeboliti dalle indagini.


Nell’estate dello stesso anno anche Borsellino viene ucciso e Totò Riina (componente dei vertici di Cosa Nostra) attraverso un comunicato fa sapere ai suoi amici politici il programma politico stabilito da Cosa Nostra e che prevede l’abolizione del 41bis, dell’ergastolo, delle testimonianze dei pentiti in tribunale, dei sequestri dei beni ai mafiosi e l’introduzione della possibilità di revisione delle condanne definitive.

L’anno successivo Rina viene arrestato ma i carabinieri omettono di perquisire il rifugio del boss e sequestrare il materiale che rivelerebbe i nomi dei politici destinatari del comunicato e con i quali Riina era in stretti rapporti.
I pochi superstiti di Cosa Nostra decidono di fondare un partito della mafia, Sicilia Libera che vuole la secessione della regione dal resto dell’Italia in caso della mancata disponibilità dello Stato ad assecondarne le richieste.

Sempre nel ’93 Maurizio Costanzo (uno dei pochi dirigenti Fininvest ad essere contrario al progetto di Berlusconi e Dell’Utri di fondare un partito politico) è vittima di un attentato mafioso, il primo al di fuori della Sicilia, al quale scampa per miracolo. Gli attentati si estendono anche a Firenze, Milano e Roma causano numerosi morti e feriti.
In autunno Provenzano, come racconterà il pentito Giuffrè, stringe un patto con Dell’Utri che prevede la fine delle stragi in cambio della riduzione della lotta alla mafia e la messa in atto delle richieste espresse da Totò Riina nel comunicato.
PROVENZANO ALLORA CONVOCA TUTTE LE FAMIGLIE MAFIOSE E LE INVITA A SCEGLIERE LA VIA DA SEGUIRE: CONTINUARE CON IL PARTITO SECESSIONISTA SICILIA UNITA, OPPURE APPOGGIARE IL NASCENTE PARTITO FORZA ITALIA. LA DECISIONE E’ UNANIME: VOTARE FORZA ITALIA.
Come racconta Giuffrè: “Provenzano ci disse che con Dell’Utri eravano in ottime mani, quindi sciogliemmo il nostro partito e ci mettemmo tutti a lavorare per Forza Italia”.

Novembre 1993, Berlusconi annuncia la sua intenzione di entrare in politica appoggiando Gianfranco Fini, candidato sindaco di Roma. Inizia in quel momento una lunga tregua mafiosa durante la quale verranno assecondate quasi tutte le richieste del famoso comunicato scritto da Totò Rina.

Il resto è storia… 
fonte:
http://toscana.indymedia.org/article/9609

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