lunedì 10 marzo 2014

Uso terapeutico e uso ricreativo: ma che differenza c'è?

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Appresa la notizia della rinuncia del Governo al ricorso contro la Regione Abruzzo, in relazione alle modalità di accesso alla cannabis terapeutica, molti commenti hanno voluto sottolineare come questo progresso nel diritto alla cura, non abbia in realtà modificato di un millimetro la posizione nei confronti dell’uso ricreativo e questo potrebbe essere vero, ma apre indubbiamente nuovi argomenti da trattare.
Prendiamo spunto dalle ultime frasi del sen. Giovanardi, nella dichiarazione diffusa poco tempo dopo aver appreso la notizia del via libera del Governo alla cannabis terapeutica, per cercare di evidenziare per l’ennesima volta le palesi contraddizioni che continuano ad esistere nella convinzione di chi crede che ci sia differenza tra il principio attivo ad uso terapeutico e il principio attivo ad uso ricreativo, spirituale o comunque sia.
Il governo ha fatto una scelta giusta per quanto riguarda la cannabis terapeutica, quello che va combattuto è l’uso ricreativo” afferma il senatore in un’intervista telefonica e qui riscontriamo la prima contraddizione: come può Giovanardi avere la faccia tosta, ma che più tosta non si può, pensando che questa affermazione di consenso possa farci dimenticare gli 8 anni di feroce repressione, non solo assurdamente portata avanti contro tutti i consumatori, ma con particolare cinismo contro i pazienti che lottavano e spesso si ritrovavano in tribunale esattamente per difendere quel diritto che oggi Giovanardi dice di comprendere e accettare.
Le Associazioni che hanno collaborato con le Regioni per far accettare la terapia a base di cannabinoidi, sanno fin troppo bene quanta fatica hanno dovuto sopportare e quanti ostacoli gli sono stati messi davanti dal DPA e dalla Fini-Giovanardi.
Come possiamo non ricordare la perquisizione a casa di Andrea Trisciuoglio, che purtroppo deve convivere con una patologia odiosa, quando militava nell’Associazione Luca Coscioni, o i sette processi a carico di Fabrizio Pellegrini affetto da fibromalgia o ancora la più recente persecuzione nei confronti di Fabrizio Cinquini e delle sue ricerche per l’impiego della cannabis contro l’epatite C?
La seconda contraddizione riguarda gli effetti collaterali e devastanti, a detta del DPA e di Giovanardi, che la cannabis provocherebbe nel fisico e nella psiche di chi la consuma.
Apprendiamo che la normativa prevede anche la possibilità di coltivare in proprio quella che poi dovrà essere la medicina da assumere nel modo che al paziente risulti più congeniale:http://www.huffingtonpost.it/2014/03/07/cannabis-renzi-giovanardi-farmaci_n_4918769.html?utm_hp_ref=italy e cioè “fiori di cannabis”, da fumare, trasformare in alimenti, vaporizzare ecc!
Come abbiamo già potuto affermare nell’audizione alla Camera e abbiamo ribadito in tutte le occasioni possibili e in decine dei nostri articoli, continuiamo a chiederci come sia possibile credere e sostenere, se non per secondi fini, che il principio attivo della cannabis abbia effetti positivi su chi è affetto da particolari patologie e abbia invece effetti terrificanti, come i buchi al cervello, cancro ai polmoni, schizofrenia e via dicendo, in tutti quelli che invece l’assumono solo per il piacere di farlo, sarebbe come dire, che è lecita e benifica l’assunzione di un bicchiere di vino solo per chi ha problemi cardiovascolari o problemi di equilibrio nel colesterolo, mentre per tutti gli altri creerebbe effetti da alcolismo irreversibili e dannosi, e forse anche Giovanardi può comprendere l’assurdità di una simile affermazione.
Ma per quanto tempo dobbiamo ancora sopportare questi ipocriti trasformisti che riescono ad uscire sempre immacolati da qualsiasi situazione, senza mai dover pagare il conto per tutti i danni che hanno provocato e che continuano a fare?
Giancarlo Cecconi – ASCIA

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