La ricerca medica sperimenta senza fare “discriminazioni” e progredisce proprio grazie a questo. È così che un derivato della cannabis e persino il virus dell’HIV possono rivelarsi terapeutici per malattie gravi.
Sono entrambe notizie recenti e importanti che ci sembra giusto condividere, non solo per gli scenari terapeutici che spalancano, ma anche perché ci portano a riflettere su alcune caratteristiche dell’approccio scientifico e laico alla realtà: l’assenza di pregiudizi, la capacità di subordinare le valutazioni al raggiungimento di un obiettivo che sia migliorativo per la collettività, la capacità di rimettere in discussione le “certezze” ogni volta che queste siano smentite dai fatti e dal progresso nel campo delle cure.
Così i dibattiti e i tentennamenti circa le proprietà terapeutiche della marijuana non hanno impedito alla ricerca di individuare un farmaco (parola che viene dal greco “pharmakon”: “rimedio”, ma anche “veleno”) per trattare la sindrome di spasticitàcausata dalla sclerosi multipla composto da due principi attivi: (THC - delta-9-tetraidrocannabinolo - e CBD – cannabidiolo) entrambi estratti dalla pianta Cannabis sativa.
L’efficacia terapeutica del Sativex, questo il nome commerciale dello spray, possiamo, semplificando, spiegarcela in questo modo: la sindrome di spasticità che si manifestarsi in alcuni pazienti affetti da sclerosi multipla, è generata da un mal funzionamento del nostro sistema endocannabinoide (che fornisce cannabinoidi all’esterno).
Il farmaco agisce, grazie ai suoi principi attivi, sul sonno e sulla percezione del dolore della persone; ancor meglio se associato a una regolare attività fisica (deve sforzarsi di muoversi, anche con le difficoltà che ciò comporta), perché il movimento aiuta a produrre cannabinoidi e contrastare sintomi come insonnia, renitenza urinaria, dolori muscolari, disturbi vescicali.
Il trattamento è stato inserito dall’AIFA in classe H (ospedaliera), questo significa che non si troverà in tutte le farmacie, ma sarà disponibile solo presso le farmacie ospedaliere/farmacie delle ASL territoriali e su prescrizione dei Neurologi dei Centri di Sclerosi Multipla. Una diffusione controllata che servirà a monitorare la correttezza e l’appropriatezza terapeutica del farmaco.
La seconda notizia è ancora più sconcertante: un derivato del virus Hiv, responsabile dell' Aids potrebbe rivelarsi decisivo per la cura di due malattie genetiche rare. Se ne parla adesso, dopo la pubblicazione di un articolo sulla rivista scientifica "Science", ma le sperimentazioni vanno avanti da circa tre anni e a condurle sono i ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica di Milano (Hsr-Tiget).
Le due patologie in questione riguardano soprattutto l’infanzia e sono la leucodistrofia metacromatica e la sindrome diWiskott-Aldrich. I ricercatori hanno inoculato nei pazienti sottoposti alla sperimentazione delle cellule staminali usando come vettore una versione dell'Hiv. Una tecnica ideata nel 1996 da Luigi Naldini (attualmente a capo dell’Hsr-Tiget), che aveva intuito come uno dei virus più temuti, opportunamente modificato, potesse essere molto efficiente per trasportare geni all'interno delle cellule.
I vettori così ottenuti si dicono lentivirali e grazie ad essi è possibile "correggere" le cellule staminali ematopoietiche (quelle destinate a generare tutti gli elementi del sangue) prelevate dal midollo osseo dei pazienti.
Una volta introdotte nell'organismo dei pazienti sottoposti alla sperimentazione, queste cellule si sono riprodotte e hanno prodotto una quantità sufficiente della proteina mancante (nel caso della leucodistrofia) o sostituito quelle malate (nel caso della Wes), ottenendo così un “significativo effetto terapeutico”.
Risultati incoraggianti che spalancano nuovi scenari di cura anche in casi di malattie degenerative ed ereditarie gravi. Risultati che stimolano ad andare avanti, ricordando che nel caso della ricerca scientifica, medica in particolare, “tutto è possibile in termini di innovazione, purché ritenuta scientificamente valida”, parola del Dott. Francesco Patti, Responsabile Centro Sclerosi Multipla Policlinico di Catania.
Fonte: http://www.avoicomunicare.it/
Sono entrambe notizie recenti e importanti che ci sembra giusto condividere, non solo per gli scenari terapeutici che spalancano, ma anche perché ci portano a riflettere su alcune caratteristiche dell’approccio scientifico e laico alla realtà: l’assenza di pregiudizi, la capacità di subordinare le valutazioni al raggiungimento di un obiettivo che sia migliorativo per la collettività, la capacità di rimettere in discussione le “certezze” ogni volta che queste siano smentite dai fatti e dal progresso nel campo delle cure.
Così i dibattiti e i tentennamenti circa le proprietà terapeutiche della marijuana non hanno impedito alla ricerca di individuare un farmaco (parola che viene dal greco “pharmakon”: “rimedio”, ma anche “veleno”) per trattare la sindrome di spasticitàcausata dalla sclerosi multipla composto da due principi attivi: (THC - delta-9-tetraidrocannabinolo - e CBD – cannabidiolo) entrambi estratti dalla pianta Cannabis sativa.
L’efficacia terapeutica del Sativex, questo il nome commerciale dello spray, possiamo, semplificando, spiegarcela in questo modo: la sindrome di spasticità che si manifestarsi in alcuni pazienti affetti da sclerosi multipla, è generata da un mal funzionamento del nostro sistema endocannabinoide (che fornisce cannabinoidi all’esterno).
Il farmaco agisce, grazie ai suoi principi attivi, sul sonno e sulla percezione del dolore della persone; ancor meglio se associato a una regolare attività fisica (deve sforzarsi di muoversi, anche con le difficoltà che ciò comporta), perché il movimento aiuta a produrre cannabinoidi e contrastare sintomi come insonnia, renitenza urinaria, dolori muscolari, disturbi vescicali.
Il trattamento è stato inserito dall’AIFA in classe H (ospedaliera), questo significa che non si troverà in tutte le farmacie, ma sarà disponibile solo presso le farmacie ospedaliere/farmacie delle ASL territoriali e su prescrizione dei Neurologi dei Centri di Sclerosi Multipla. Una diffusione controllata che servirà a monitorare la correttezza e l’appropriatezza terapeutica del farmaco.
La seconda notizia è ancora più sconcertante: un derivato del virus Hiv, responsabile dell' Aids potrebbe rivelarsi decisivo per la cura di due malattie genetiche rare. Se ne parla adesso, dopo la pubblicazione di un articolo sulla rivista scientifica "Science", ma le sperimentazioni vanno avanti da circa tre anni e a condurle sono i ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica di Milano (Hsr-Tiget).
Le due patologie in questione riguardano soprattutto l’infanzia e sono la leucodistrofia metacromatica e la sindrome diWiskott-Aldrich. I ricercatori hanno inoculato nei pazienti sottoposti alla sperimentazione delle cellule staminali usando come vettore una versione dell'Hiv. Una tecnica ideata nel 1996 da Luigi Naldini (attualmente a capo dell’Hsr-Tiget), che aveva intuito come uno dei virus più temuti, opportunamente modificato, potesse essere molto efficiente per trasportare geni all'interno delle cellule.
I vettori così ottenuti si dicono lentivirali e grazie ad essi è possibile "correggere" le cellule staminali ematopoietiche (quelle destinate a generare tutti gli elementi del sangue) prelevate dal midollo osseo dei pazienti.
Una volta introdotte nell'organismo dei pazienti sottoposti alla sperimentazione, queste cellule si sono riprodotte e hanno prodotto una quantità sufficiente della proteina mancante (nel caso della leucodistrofia) o sostituito quelle malate (nel caso della Wes), ottenendo così un “significativo effetto terapeutico”.
Risultati incoraggianti che spalancano nuovi scenari di cura anche in casi di malattie degenerative ed ereditarie gravi. Risultati che stimolano ad andare avanti, ricordando che nel caso della ricerca scientifica, medica in particolare, “tutto è possibile in termini di innovazione, purché ritenuta scientificamente valida”, parola del Dott. Francesco Patti, Responsabile Centro Sclerosi Multipla Policlinico di Catania.
Fonte: http://www.avoicomunicare.it/