martedì 22 novembre 2011

Sanità striminzita

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Di Davide Bono
Come vi dicevo, ogni giorno parleremo dei settori messi in crisi dai tagli dei trasferimenti statali e dalla cattiva gestione dei fondi regionali.
Quello più in crisi è anche ovviamente il settore più grosso, ovvero la Sanità, che conta per quasi l'80% del bilancio Regionale.
Ci eravamo lasciati qui ad ottobre 2011 dicendo che nel bilancio regionale "ad oggi su risorse previste per 11 miliardi e 477 milioni, sono state assegnate 10 miliardi 403 milioni ed impegnate solo 7 miliardi e 804 milioni (75%)", pian pianino la Regione sta aprendo le poste e distribuendo le risorse, contrattando con le varie Direzioni, e soprattutto con le Fondazioni Bancarie, visto che al momento il Governo centrale è in stand-by.
Dai conti fornitici in Commissione Sanità, il 2010 è chiuso con una spesa consolidata di 8 miliardi 697 milioni di euro. Al terzo trimestre 2011 avremmo una spesa di 6 miliardi 440 milioni rispetto ai 6 miliardi 496 milioni, con un "taglio" di 56 milioni di euro che fa presupporre di poter chiudere l'anno a 8 miliardi 598 milioni con una riduzione della spesa di circa 98 milioni di euro. Ben lontani dai 150 milioni di euro "contrattati" a Roma all'interno del cosiddetto Piano di Rientro, aperto per quelle Regioni che hanno sforato in Sanità (ringraziamo Ghigo e Bresso, il primo che ha inaugurato il debito e la seconda che l'ha raddoppiato), ma comunque un risultato che soddisfa la Giunta: la prima riduzione della spesa sanitaria dopo anni di aumento incontrollato.

In ogni caso, nonostante la riduzione di possibili 98 milioni di euro, chiuderemo la gestione in rosso, per via dei tagli dei contributi della Regione di 155 milioni (da 429 a 273 milioni), mentre il Fondo Sanitario Nazionale aumenta di 100 milioni (da 7,742 miliardi a 7, 840 miliardi) e l'aumento dei ticket sanitari comporta un modesto incremento dei ricavi (+6 milioni di euro). Quindi nei prossimi anni in cui si ridurranno i fondi nazionali e contemporaneamente quelli regionali, i tagli diventeranno molto più pesanti.
E andando a vedere le tabelle in nostro possesso, si vede che i due comparti su cui più si è concentrato il risparmio sono stati la farmaceutica (-54 milioni di €), che non vuol dire che è diminuito l'acquisto di farmaci, anzi, ma che questo insiste di più sui cittadini e il personale dipendente (-45 milioni), grazie al blocco del turn over, cioè della non sostituzione del personale che va in pensione, con una perdita di 1357 posti di lavoro, tra cui -300 infermieri, - 301 medici, -344 tecnici, -160 amministrativi, a dimostrazione che non è vero che si sono ridotti "solo" gli amministrativi, ma che la sanità sta perdendo centinaia di professionisti, rischiando di compromettere il suo funzionamento.

Ora la Commissione IV sta andando sul territorio a spiegare il nuovo Piano Socio Sanitario, piano che programma la sanità in regione piemonte per i prossimi anni, in cui è prevista una nuova riorganizzazione delle ASL, poco dopo il recente accorpamento.
Posto che siamo anche teoricamente d'accordo alla riduzione ulteriore delle ASL a 13 e alla costruzione di quattro quadranti sanitari (Torinese, Cuneese, Alessandrino-Astigiano e Novarese-Verbano-Biellese-Vercellese), l'economie di scala si vedono solo dopo un assestamento che inizialmente costa. Al momento vedremo quindi solo nuovi costi.
Posto che, come medico, non posso non essere favorevole all'istituzione di ospedali secondo il principio dell'intensità di cura, riconosciuto ormai a livello internazionale, verso cui sta andando tutto il mondo, tale analisi deve essere fatta su basi prettamente scientifiche e non politiche. Si tratta di individuare il numero di minimo di pazienti per tipologia di intervento/prestazione che un'equipe sanitaria deve affrontare in un anno per acquisire la competenza ottimale e raggruppare un bacino territoriale che esprima in un anno quel numero di casi. In altri termini, se per avere una buona manualità e quindi un minimo potenziale di errori umani sul trattamento dell'infarto cardiaco, devo trattare n. infarti all'anno e so che su X mila abitanti ogni anno, si ha un'incidenza di n. nuovi casi d'infarto, allora devo prevedere un reparto di cure per infartuati ogni X mila abitanti e non uno per provincia. Così molti ospedali sono stati "declassati" a livello di pronto soccorso, mantenendo alcuni solo un Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA) di primo livello, altri solo un Pronto Soccorso Semplice senza rianimazione e altri addirittura un semplice Punto di Primo Intervento, puntando sulla preferibilità di spostare il paziente in tempi ragionevoli. Altri ospedali stanno perdendo altri Dipartimenti ospedalieri o chirurgici, proprio perchè non solo non è sostenibile economicamente ma neanche desiderabile dal punto di vista sanitario mantenere un ospedale in ogni città o in ogni valle alpina. Pur comprendendo le proteste dei cittadini, molto spesso dietro le stesse ci sono logiche partitiche (sia dell'opposizione che della stessa Lega che a livello locale protesta e a livello torinese dispone) che logiche di baroni medici che vogliono mantenere il posto (e relativo) stipendio di primario.
Non è una riforma semplice, perchè è difficile spiegare ad esempio ai residenti in Val Formazza che devono scendere come minimo sino a Verbania per trovare un DEA e addirittura andare fino a Novara per alcune prestazioni più complesse o che dal basso Alessandrino bisogna andare fino ad Alessandria per trovare un DEA (io ad esempio avrei tenuto un DEA a Domodossola e uno ad Acqui Terme). A ciò si aggiunge alcuni ospedali risparmiati per motivi che puzzano di politica, come quello di Giaveno, feudo dell'on. PDL Osvaldo Napoli, mentre Avigliana e Susa, ree di essere nella valle dei No TAV, declassati. E' iniziata inoltre la classica contrattazione politica.
Questa programmazione potrebbe portare sicuramente ad un efficientamento delle risorse e ad una maggiore efficacia della sanità, insieme alla riorganizzazione e potenziamento dei servizi territoriali, compreso quello dei medici di base in rete con la continuità assistenziale (ex guardia medica) e con gli ospedali ed il 118. C'è da capire ancora bene cosa comporterà la prevista separazione tra ospedale e territorio che la Giunta sta portando avanti, ma nessuno ha ancora capito cosa comporterà (gli stessi sindacati hanno sospeso il giudizio).
Rimane da dire che noi riteniamo che la Sanità sia uno dei pochi comparti (insieme a quello della scuola) in cui i soldi non si possono lesinare, controllando gli sprechi e gli abusi (come il novello ospedale di Verduno, costruito a metà strada tra Bra e Alba, su una collina inaccessibile, esempio di spreco clientelare della sinistra). E che i soldi si devono tagliare dalle spese militari, dalle opere inutili, dalla corruzione, dalla criminalità organizzata, dai costi della politica. Ma ad oggi siamo minoritari e ci accontentiamo di chiedervi come la pensate voi?

fonte: http://www.beppegrillo.it/

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