Continua la guerra non dichiarata per le risorse, i cuori e i cervelli.
Di Umberto Mazzantini.
Il presidente americano Barack Obama ha annunciato giustamente sollevato (con un occhio molto interessato alle elezioni e l'orecchio ai prossimi sondaggi) che l'esausto fantasma di Osama bin Laden è stato ucciso (a quanto pare "giustiziato") dove tutti sapevano essere gli ultimi rifugi di Al-Qaida, in Pakistan, protetto da una rete di fanatismo tribale e di inverecondi interessi globali gestiti dai servizi segreti di Islamabad.Più che un uomo in fuga è stato ucciso il simbolo di una storia che, più che dalle armi occidentali, era già stata sepolta dalle rivolte e dalle giovani rivoluzioni democratiche arabe e dall'economia, che sta determinando anche una nuova situazione in Afghanistan. Basta guardare alla reazione dei mercati alla notizia dell'uccisione di Bin Laden ed al calo del prezzo del petrolio.
Le rivoluzioni tunisina, egiziana e yemenita, la guerra in Libia, la sanguinosa rivolta in Siria, la ribellione sciita in Bahrein e la normalizzazione dell'Iraq (sempre sciita e con il contributo curdo), la stessa voglia degli iraniani di liberarsi del loro regime teocratico, hanno reso sempre più anacronistico il messaggio sanguinario di Bin Laden per la creazione di un grande califfatto islamico-fascista (e sunnita) in tutto il mondo che crede nella profezia di Maometto, riportando con il terrore delle bombe, la forza integralista delle armi e l'implacabile sferza di una religione senza la misericordia di Allah e del Corano, sotto controllo le eresie nemiche e blasfeme, come quella sciita, e costruendo un mondo medievale irto di armi, divieti, forche e lapidazioni, che costruisse barriere e baratri con gli infedeli (non solo occidentali-cristiani, ma anche indiani, i cinesi e, ancor peggio, gli atei). Un progetto di conservazione estrema figlio della globalizzazione e dello "scontro di civiltà" che aveva trovato, non a caso, la sua fonte originaria nella lotta al comunismo finanziata da un azzardo occidentale (che poi si è rivelato mortale per la stessa America a New York l'11 settembre), dall'Arabia saudita e dalle altre monarchie assolute arabe e che era essenziale per i servizi segreti pakistani, che sono la vera levatrice della crisi afghana, come i neocon statunitensi e i loro volenterosi carnefici lo sono per quella irakena.
Dalla guerra della democrazia al terrorismo è nato un equilibrio costoso, sia economicamente che in vite umane, che non reggeva più davanti alla crisi globale ed alla nuova situazione in Afghanistan, dove le ragioni economiche vere della guerra (il passaggio di gas e petrolio e la presenza di preziose e rare risorse minerarie) rendono sempre più urgente un accordo con i talebani "ripuliti" e sempre più insofferenti degli "arabi" di Al-Qaida e per trovare una via di uscita per la Nato, sbarazzandosi del sempre più ingombrante e inaffidabile regime del corrotto presidente Karzai.
Mantenere un narco-Stato dove i papaveri e i signori della guerra impediscono la "normalizzazione" della globalizzazione, non era più possibile nemmeno per gli islamicissimi pakistani e il fantasma di Osama, che ormai insanguinava solo il disperato Sahel, la frantumata Somalia e le sue ultime ridotte in terra yemenita e cecena, è stato probabilmente venduto da chi lo aveva foraggiato e protetto, garantendogli la possibilità di aleggiare nell'etere attraverso le sue spettrali minacce o lo sgozzamento di ostaggi inermi, per materializzarsi a Gaza nelle menti e nei cuori malati dei salafiti che hanno trucidato Vittorio Arrigoni in nome di un integralismo che ha solo la morte come orizzonte.
Ora il mondo dovrà aspettarsi colpi di coda di questa rete morente di fascio-islamismo che rischia di collegarsi alle minacce libiche e dalle vendette degli ultimi disperati epigoni di Al-Qaida, dovrà guardarsi dalla rabbia degli ex padroni del mondo arabo che cercheranno di destabilizzare i nuovi governi anche attraverso i servizi offerti da questa rete di assassini, della quale hanno saputo sempre da dove partivano i fili e dove era annidato il ragno più grosso, che gli americani hanno schiacciato con un colpo alla tempia nell'ospitale Pakistan.
Il gioco cambia ma è sempre lo stesso: la guerra non dichiarata per le risorse che passa per i cuori ed i cervelli degli uomini, dalle moschee alle chiese fino ai santuari intoccabili della finanza mondiale, che pesa sulle spalle delle donne e dei bambini, sul nostro futuro che i giovani arabi reclamano più giusto e democratico. Un futuro ed una speranza difficili, ma che almeno ora sono stati liberati dall'incubo di questo vecchio e mortale fantasma e da un bel po' di dittatori che tenevano in piedi un equilibrio che speriamo sia ricostruito guardando in avanti.
fonte :http://www.greenreport.it/
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