domenica 20 marzo 2011

MARIJUANA “MEDICA”. La nuova strategia a livello Regionale della Sinistra

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Nell’ultimo anno i livelli di consumo di cannabis più elevati tra i giovani adulti (15-34 anni) sono stati registrati, per quanto attiene ai Paesi occidentali, proprio in Italia (20,3%). I dati emersi dalla ultima Relazione annuale al Parlamento sull’uso delle sostanze stupefacenti confermano la preoccupante dimensione del fenomeno dell’uso di cannabinoidi registrando come il 22,4%  del campione di oltre 12 mila soggetti tra 15 e 64 anni, ha assunto cannabis almeno una volta.
In questo scenario si moltipicano a livello regionale le istanze normative e legislative per ampliare la disponibilita’ di quella che viene chiamata “canapa medica” o “terapeutica” o piu’ comunemente, in inglese,  “medical marijuana”.
Queste richieste di intervento legislativo tendono a revocare le limitazioni della prescrizione dei farmaci per il trattamento del dolore severo, previsti dall’allegato III-bis del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza (D.P.R. n.309 del 1990 e successive modificazioni).
Infatti grazie all’allora Ministro della Salute, Livia Turco, i medicinali cannabinoidi con il DM 18 aprile 2007 sono stati inseriti nella Tabella II, sezione B delle sostanze stupefacenti e psicotrope con due farmaci derivati dalla cannabis, il Delta-9-tetraidrocannabinolo ed il Trans-delta-9-tetraidrocannabinolo (Dronabinol).
E’ importante ricordare che le specialita’ medicinali a base di derivati della cannabis in discussione non riguardano solo i derivati sintetici, alcuni disponibili da decenni in compresse, come il Marinol (dronabinol) Dronabinol e piu’ recentemente il Cesamet (Nabilone) o gli estratti naturali di THC come il Sativex da assumere mediante spray orale, ma vere e proprie “inflorescenze di cannabis sativa”, registrate commercialmente come Bedrocan e Bedrobinol, da rollare in una cartina per essere fumate come uno spinello.
L’introduzione dei cannabinoidi nella Tabella II, sezione B delle sostanze stupefacenti e psicotrope rende possibile utilizzarli nella terapia farmacologica (terapia del dolore, sclerosi multipla) e ha crea to le basi normative per autorizzarli all’immissione in commercio nel mercato italiano.
Si ricorda, a tal proposito, che allo stato attuale non ancora sono presenti nel mercato nazionale medicinali a base di Delta-9-tetraidrocannabinolo, di Trans-delta-9-tetraidrocannabinolo (Dronabinol) e di Nabilone autorizzati all’immissione in commercio e cioè essi non sono reperibili nelle farmacie aperte al pubblico. I medici che ritengono di dover sottoporre propri pazienti a terapia farmacologica con derivati della cannabis fino ad ora devono richiederne l’importazione dall’estero all’Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della Salute.
Le previsioni normative richieste rappresentano un passo ulteriore, e logico, alle disposizioni dell’ex ministro Livia Turco, volte, in estrema sintesi:
- a rendere applicabili le prescrizioni concernenti i farmaci dell’allegato III-bis anche ai casi di dolore non correlato a patologie neoplastiche o degenerative;
- a consentire che la prescrizione dei farmaci per il trattamento del dolore venga effettuata nell’ambito della disciplina del Servizio sanitario nazionale, mediante utilizzazione del normale ricettario, anziché del ricettario speciale a ricalco;
In numerose regioni sono state avanzate proposte legislative con questo indirizzo.
-  la Regione Toscana è stata la prima in Italia, con la deliberazione della Giunta regionale n. 1052/2002, a impartire specifiche direttive alle Aziende USL della Toscana, stabilendo che, “in caso di richiesta, da parte di assistiti residenti nella Regione Toscana che si rivolgono alle predette aziende U.S.L. per la messa in atto delle procedure di cui al decreto 11 febbraio 1997 (…) di erogazione di medicinali non registrati in Italia” esse “devono provvedere all’erogazione stessa facendosi direttamente carico, nei limiti di importo indicati nella predetta delibera, delle spese per l’acquisto di detti medicinali e di tutti gli oneri connessi” .
Oggi una proposta di legge regionale del consigliere regionale Enzo Brogi (PD) per inserire i farmaci cannabinoidi nell’elenco delle cure rimborsate dal Servizio Sanitario si ritiene possa essere approvato entro maggio p.v. Sarebbe la prima del genere in Italia!
“In un momento in cui assistiamo ad un forte inasprimento della lotta alla droga, (…) una legge come quella che verrà votata dalla Regione Toscana si inserisce di traverso nei luoghi comuni sulla cannabis, ormai antistorici ed antiscientifici” prevedono i Radicali svelando, forse involontariamente, il significato piu’ importante di simili leggi.
- Sulla scorta della Regione Toscana, la Regione Puglia con la Delib. G.R. 9 febbraio 2010, n. 308 ha disciplinato le modalità di accesso alla somministrazione dei farmaci cannabinoidi, ponendo il loro acquisto a carico delle aziende USL.
- Analogo provvedimento è stato adottato anche dalla Regione Marche, con Delib.G.R. 2-8-2010 n. 1233.
- nella Regione Emilia Romagna firmata dai consiglieri regionali dell’Idv dell’Emilia Romagna Franco Grillini, Liana Barbati e Sandro Mandini, la proposta di legge regionale intitolata ‘Modalita’ di erogazione dei farmaci e delle preparazioni galeniche a base di cannabinoidi per finalita’ terapeutiche’.
Il documento si sviluppa in 7 articoli e stabilisce che i derivati della cannabis, anche sotto forma di preparati galenici magistrali, possono essere prescritti sia dal medico specialista del Servizio sanitario regionale, sia dal medico di medicina generale, restando, in ogni caso, a carico del servizio sanitario regionale. Solo quando i “medicinali vengano prescritti da medico privato, la spesa derivante e’ a carico del paziente ”.
- nella Regione Abruzzo un progetto di legge per facilitare l’accesso alla marijuana per fini terapeutici è stato presentato in consiglio regionale da Maurizio Acerbo. Il testo è stato scritto dal consigliere regionale di Rifondazione comunista in collaborazione con le associazioni Associazione Luca Coscioni – per la libertà di ricerca scientifica, Pazienti Impazienti Cannabis e Cannabis terapeutica, lo stesso e’ stato depositato anche in Regione Lombardia.
Il progetto di legge – il titolo integrale è: Modalità di erogazione dei farmaci e delle preparazioni galeniche a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche – prevede questo al suo articolo 1: “I derivati della Cannabis, sotto forma di specialità medicinali o di preparati galenici magistrali, possono essere prescritti sia dal medico specialista del Servizio sanitario regionale (Ssr) che dal medico di medicina generale (Mmg) restando a carico del Ssr.”
- nella Regione Lazio i consiglieri della Federazione della Sinistra alla Regione Lazio, Ivano Peduzzi e Fabio Nobile, “in linea con il lavoro svolto nella precedente legislatura dai gruppi consiliari del Partito della Rifondazione Comunista e del Pdci” hanno presentato “una legge per permettere l’uso di sostanze cannabinoidi nella terapia del dolore e di fine vita e per prevedere il rimborso totale dei farmaci”.
“La legge n.38 del 2010, pur individuando le linee generali per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, non contempla il rimborso dei medicinali derivati dalla cannabis da parte del servizio sanitario”. “Noi vogliamo che sia garantito, realmente, il diritto a non soffrire, ponendo a carico del servizio sanitario regionale l’acquisto dei farmaci cannabinoidi”.

L’esperienza della medicalizzazione negli USA e il caso esemplare della California
Negli Stati Uniti dove, come e’ noto, l’ente preposto per il riconoscimento dei farmaci, la Food and Drugs Administration (FDA) sostiene che “nessun studio scientifico serio” supporta l’uso terapeutico della marijuana, e che “fumare marijuana non produce alcun beneficio medico accettato o provato negli Stati Uniti”  e che quindi “non e’ ammesso come trattamento medico”.
Se a livello Federale la Marijuana rimane una droga illegale, campagne referendarie riccamente finanziate e iniziative legislative locali sapientemente orchestrate hanno pero’ ottenuto la legalizzazione della Medical-marijuana in 15 singoli Stati piu’ il Distretto di Columbia (DC). E’ l’associazione Americans for Medical Rights che anima e coordina questa strategia per la “medicalizzazione” della marijuana, ed e’ sponsorizzata da un gruppo di finanzieri, capitanati da George Soros, che ha investto sul progetto una somma iniziale di piu’ di due milioni di dollari.
La città californiana di Oakland dopo l’approvazione locale della marijuana “medica” ha deciso di approvare la produzione industriale. La licenza è stata assegnata a quattro grandi aziende che, oltre alla coltivazione delle piante, la raccolta e la vendita, produrranno anche strumenti e oggettistica per il consumo e celebrazione del “farmaco”.
Lo Stato della California per evitare l’auto-produzione incontrollata, o evitare che un “malato” venga usato come “deposito” dalla criminalitá, aveva posto un limite alla quantità che si può possedere. Il limite fissato in California era, fino al 21 gennaio 2010, quello delle 8 once (227 grammi) di marijuana seccata e 6 piantine, limite che pero’ la Corte Suprema della California ha eliminato proibendo ogni forma di limitazione e restrizione della marijuana ora “medica”.
Nella sentenza infatti, la Corte, con la stessa ratio a fondamento della liberalizzazione della marijuana “medica”,  afferma che la legge non deve intralciare la possibilità di possedere delle erbe “curative” in casa di un malato (è come se si affermasse che non si può tenere in casa più di due scatole di aspirina!), e così ogni limite è stato annullato.
Un californiano puo’ tenere in casa tutta la marijuana che vuole, basta che sia accompagnata da una ricetta per un malanno, cronico o acuto, di un qualunque medico.
E mentre nello Stato si moltiplicano produttori, prodotti e relativi dispensari nella califoniana San Diego, dopo l’approvazione della medical-marijuana, il Consiglio Comunale su richiesta formale del Presidente della San Diego State University, Stephen Weber, ha dovuto prevedere che questi dispensari che vendono le varie tipologie di marijuana debbano avere una distanza minima di 1.000 piedi dai College. Questi “dispensari non sono compatibili con la nostra missione educativa” ha ribadito il prof. Weber.

In USA la Marijuana “medica” irretisce Nonni e Nipoti
“La marijuana che una volta portava divisioni in famiglia, oggi le unisce”, con questo articolo il quotidiano “The New York Times” saluta l’inedito costume sociale: nonni, padri e figli uniti nello stesso stile di vita drogastico. Per molte famiglie, “la marijuana che una volta era la radice di tutti i conflitti li ha portati a stare più uniti tra loro. Invece di ammonimenti e minacce – ci informa il New York Times – si discute sul metodo migliore per accendere una pipa ad acqua”.
I medici del Substance Abuse and Mental Health Services Administration si aspettano un maggior numero di nonni e nonne che assumono cannabinoidi in compagnia dei nipoti. Lo suggeriscono i dati secondo i quali la percentuale delle persone tra i 50 e i 65 anni che ammettono di aver fumato marijuana e’ del 4 percento, circa sei volte maggiore della popolazione sopra i 65.
Dall’ inchiesta giornalistica emerge che la chiave di lettura per comprendere il nuovo fenomeno possa essere ricercato proprio nella diffusa propaganda in favore delle, presunte, potenzialità’ salutari della marijuana che irretisce sempre più’ anziani e giovani. (OsservatorioDroga.it)

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