giovedì 7 ottobre 2010

Analisi Edilizia sostenibile. Quando la misura è l'uomo,

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Il cambiamento che s'impone è radicale: qualificazione dei prodotti e dei processi, ricerca e innovazione, razionalizzazione del processo produttivo e dei rapporti di filiera. In una parola, industrializzazione dell'edilizia
di Alessandra Graziani e Giuliana Giovannelli*
Costruire e riqualificare in modo sostenibile significa avere rispetto per il luogo e gli abitanti, diminuire le emissioni inquinanti relative all'aria, all'acqua e al suolo, risparmiare energia e utilizzare risorse rinnovabili, diminuire la produzione dei rifiuti, aumentare il comfort visivo, acustico e termico, costruendo o riqualificando ambienti più sani attraverso l'utilizzazione di materiali poco nocivi all'ambiente e all'uomo.

Il concetto di sostenibilità edilizia implica una complessità di approccio, una integrazione fra discipline diverse che interagiscono fra loro con l'obiettivo comune di perseguire livelli qualitativi elevati dal punto di vista territoriale, sociale ed economico. Il controllo di questo insieme complesso di fattori necessita di un metodo di progettazione diverso da quello convenzionale che, partendo dalla conoscenza del luogo in cui si colloca l'intervento, permette di definire gli obiettivi ambientali, di uso razionale delle risorse, di benessere e qualità formale, durante tutta la vita dell'insediamento edilizio. 

I vantaggi che ne derivano sono svariati: qualità totale dell'intervento, qualità della città e del territorio; risparmio delle risorse naturali; salubrità e comfort ambientale; alto grado di soddisfazione dell'utenza, partecipazione; risparmi di gestione e manutenzione; riciclabilità dei materiali, minore impatto ambientale,minori emissioni; costi sostenibili con agevolazioni enti pubblici; creazione di nuova occupazione qualificata; qualificazione delle imprese, competizione, elevato valore Pil.

Perché tali principi possano integrarsi coerentemente a livello urbanistico, territoriale, sociale ed economico, è necessaria una progettazione che si avvalga della collaborazione di un team di competenze professionali, per individuare strategie d'intervento e gestione estranee alla sfruttamento delle risorse e del territorio e in grado di attuare un livello di riqualificazione ambientale e sociale di qualità.

Molto si è detto della vetustà del patrimonio edilizio italiano, della sua obsolescenza funzionale e inefficienza energetica. Le vicende di questi ultimi anni, dovute ad eventi catastrofici, come terremoti e alluvioni o a vicende di 'ordinario' abbandono – l'edilizia scolastica per tutte – stanno a dimostrare come la soluzione di un tale problema non possa ulteriormente essere rimandato.

La riqualificazione del patrimonio edilizio e urbano, ovvero la sua messa in sicurezza, la riqualificazione energetica, nonché l'adeguamento infrastrutturale, sono necessità ineludibili per evitare il declino economico del paese e per rispondere alle tante emergenze sociali e ambientali, ma rappresentano, allo stesso tempo, formidabili opportunità per imboccare decisamente la via della sostenibilità anche nel campo delle costruzioni. E avviarsi su tale strada, per l'industria delle costruzioni, significa adottare l'innovazione sostenibile come riferimento di un nuovo modello di sviluppo, avendo come obiettivi l'autosufficienza energetica degli edifici e dei contesti urbani, la minimizzazione degli impatti ambientali dei processi produttivi, l'attivazione di filiere locali sostenibili.

Il cambiamento che s'impone è radicale e implica la trasformazione di tutto il settore: qualificazione dei prodotti e dei processi, ricerca e innovazione, razionalizzazione del processo produttivo e dei rapporti di filiera: in una parola industrializzazione dell'edilizia. E, in effetti, se guardiamo al recente risveglio tecnologico di un settore da sempre poco incline all'innovazione, come quello delle costruzioni, possiamo davvero sperare che le tante esigenze sociali, economiche e ambientali che oggi s'incrociano, trovino nell'innovazione sostenibile un'adeguata risposta.

Le nuove esigenze del mercato richiedono tutte una razionalizzazione e qualificazione del processo edilizio: dalla case a basse costo per le fasce sociali più deboli, alle bonifiche e alla messa in sicurezza del territorio, dal superamento della crisi nell'epoca della globalizzazione alla riduzione dei consumi energetici degli edifici. Ritorna attuale il vecchio dibattito sull'industrializzazione dell'edilizia: un processo sempre auspicato e mai raggiunto, in parte per le resistenze di una classe imprenditoriale frammentata e poco qualificata, in parte per l'inefficacia o l'inesistenza, di adeguate politiche industriali di settore.

Una cosa è certa: se lo scenario di cambiamento del settore che in questi anni si sta prospettando verrà confermato muteranno le caratteristiche proprie d un'industria da sempre considerata 'minore' e 'sui generis'. Gran parte delle produzioni (elementi strutturali, componenti di parete e copertura, blocchi funzionali completi di servizi e impianti) saranno effettuate in stabilimenti fissi, e ciò comporterà un miglioramento della qualità dei materiali e delle prestazioni dei componenti. Il cantiere, dal canto suo, si trasformerà sempre più in un luogo dove, in tempo molto rapidi, si monteranno compone predefiniti ad elevate prestazioni.

Naturalmente una prospettiva di questo genere comporta, dal lato del processo produttivo, una riduzione dei costi di costruzione e dei tempi di realizzazione a fronte di un miglioramento complessivo della qualità edilizia, mentre dal punto di vista dell'organizzazione del lavoro, implica un considerevole trasferimento di forza lavoro dal cantiere alla fabbrica, una maggior specializzazione operaia sia in stabilimento che in cantiere, condizioni di sicurezza del lavoro di gran lunga superiori rispetto a quelle del cantiere tradizionale.

L'industrializzazione dell'edilizia favorirebbe, e questo forse rappresenta risvolto più importante, un processo di qualificazione e ristrutturazione, anche dimensionale, del sistema imprenditoriale di settore.

Le potenzialità di mercato, derivanti dall'edilizia sostenibile, sono enormi. Ad esempio, riguardo alla riqualificazione energetica degli edifici esistenti, per raggiungere l'obiettivo teorico di riconversione energetica di tutto il patrimonio abitativo esistente entro il 2050, si stima che si attivino investimenti superiori a 500 miliardi complessivi, mentre, a breve, la riconversione energetica del 20% del patrimonio abitativo esistente entro il 2020, varrebbe investimenti per 150 miliardi in dieci anni Naturalmente il nodo da sciogliere è quello della convenienza economica all'investimento da parte dei privati, e su questo terreno, sulle incentivazioni e le agevolazioni dedicate, si misura la reale volontà del decisore politico di sostenere la svolta produttiva verso la sostenibilità.

Evitando gli eccessi degli anni Settanta, è necessario ricordare l'edilizia residenziale pubblica degli anni ottanta e novanta, che ha privilegiato le esigenze estreme della delocalizzazione produttiva, con il conseguente processo di deprofessionalizzazione delle maestranze e di trasformazione graduale delle imprese edilizie in società finanziarie, che hanno gestito i cantieri quasi esclusivamente attraverso un generalizzato uso delle diverse forme di subappalto. Il risultato di questa logica è sotto gli occhi di tutti e non si limita a un disagio visivo,ma anche fisico, funzionale, sociale ed economico del territorio.

Sembra sia stato dimenticato il ruolo fondamentale ed etico dell'architettura nella vita di tutti.A seguito di tale disagio, si delineano oggi importanti segnali di cambiamento in varie regione italiane. Cresce l'esigenza di un'edilizia di qualità, attenta all'ambiente, compatibile con uno sviluppo sostenibile delle città e del territorio. Il concetto di abitare si è spostato dalle caratteristiche del singolo alloggio alla qualità complessiva dell'ambiente in cui l'insediamento abitativo si colloca. L'obiettivo è quello della qualità diffusa nella complessità delle città.

Attraverso l'edilizia sostenibile è possibile riprendere il filo interrotto delle più significative esperienze di edilizia sociale degli anni Cinquanta e Sessanta. Le iniziative positive avviate da molti enti pubblici in tale direzione, sono fortemente sostenute dalla crescente e diffusa sensibilità degli utenti nei confronti delle problematiche della salute e dell'ambiente. Le fiere specializzate, i convegni di area, i corsi di formazione a tutti i livelli, lo sviluppo di materiali innovativi certificati, costituiscono il termometro di una situazione di crescita irreversibile. 


* Centro studi Fillea nazionale

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