lunedì 27 maggio 2013

A chi andrà la delega sulle droghe?

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Articolo tratto da:  www.legalizziamolacanapa.org/
Alfano scalza Kyenge? Scontro sulle droghe
Polemiche sull’ipotesi di assegnare al ministro dell’Interno la delega sulle tossicodipendenze.
Più di un terzo dei detenuti è in carcere per violazione della legge Fini-Giovanardi, l’ultima vera Conferenza nazionale risale al 2001.
E il governissimo di Letta che fa?
Tra le tante cose incomprensibili del governissimo di Letta ce n’è una alla quale persone come don Ciotti, per fare solo un esempio, proprio non si rassegnano: perché ancora a tutt’oggi la delega alle politiche antidroga non è stata ancora assegnata alla ministra Cecile Kyenge alla quale spetterebbe per competenza, almeno stando allo schema seguito da Monti che l’aveva attribuita al titolare dell’Integrazione Andrea Riccardi?
Perché, proprio nel momento in cui c’è più bisogno di supportare non solo a parole la prima ministra “nera” della storia d’Italia, attaccata e minacciata dalla peggiore sottocultura del Paese?
Il problema – perché di problema si tratta, secondo tutte le associazioni di settore – è che ci sarebbero forti pressioni del Pdl per consegnare la delega direttamente nelle mani del ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
Lo si apprende da indiscrezioni circolate nei corridoi di Palazzo Chigi, ma a confermare che la discussione è aperta e aspra all’interno dell’esecutivo – e non è detto che si risolva entro venerdì prossimo, quando il Consiglio dei ministri dovrebbe distribuire le ultime deleghe rimaste appese – c’è la lettera spedita ieri al governo dalla comunità San Patrignano per chiedere una scelta in «continuità» con gli ultimi cinque anni di attività del Dipartimento per le politiche antidroga attualmente capeggiato dal proibizionista Giovanni Serpelloni.
Pochi giorni fa, invece, era stato il Coordinamento nazionale dei Garanti dei detenuti, riunito ad Ancona, a inviare un telegramma al ministro dei rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, per esprimere «viva preoccupazione» per l’attribuzione della delega ad Alfano: «Le politiche delle droghe devono rientrare nelle politiche sociali e di integrazione, e non di ordine pubblico – spiega il coordinatore nazionale dei Garanti, Franco Corleone – Occorre una netta discontinuità rispetto a scelte che hanno determinato l’attuale sovraffollamento delle carceri che versano in una condizione disumana e illegale, come denunciato più volte dal presidente Napolitano e perfino dallo stesso premier Gianni Letta». «Queste prese di posizione rischiano di essere pura retorica – si legge nella lettera inviata a Franceschini – se non sono accompagnate da un cambio di politica rispetto a quella determinata dalla legge Fini-Giovanardi, che ha riempito le carceri di consumatori e di tossicodipendenti. La responsabilità della politica delle droghe deve essere affidata a una persona che abbandoni la via moralistica e ideologica, che ci allontana dall’Europa».
Dello stesso avviso il Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca) che pone anche il problema della direzione del Dipartimento delle politiche antidroga, attualmente ricoperta «da una figura che si erge a tecnico ma che è invece l’espressione politica della destra». «La delega alle tossicodipendenze – continua Corleone – è sempre stata affidata a un ministro del Welfare o dell’Integrazione, o a un sottosegretario come Carlo Giovanardi, quando nel 2008 venne istituito il Dipartimento. Che non è come il Dap (amministrazione penitenziaria, ndr), non ha personale, è una finzione, è solo un piccolo centro di potere ideologico». «Andrebbe chiuso», secondo Corleone, soprattutto se la delega passa da un ministro senza a uno con portafoglio.
Tra le ipotesi che circolano, in effetti, si fanno anche i nomi della ministra Cancellieri o di Giovannini.
Di certo c’è che un terzo della popolazione carceraria sconta una pena per violazione della legge Fini-Giovanardi sulle droghe e che il 24% dei detenuti è tossicodipendente.
Secondo i dati diffusi ieri dalla Fondazione Leone Moressa, «sono stranieri circa 23 mila detenuti, quasi il 50% della popolazione carceraria».
E tra i reati più diffusi tra i detenuti non italiani al primo posto c’è la produzione e lo spaccio di stupefacenti (29%).
Di certo c’è che l’ultima vera Conferenza nazionale sulle droghe per fare il bilancio delle politiche nazionali – che per legge dovrebbe tenersi ogni tre anni – risale al febbraio 2001, considerando che, per usare le parole di Corleone, «quella di Palermo del 2005 era una finta e l’ultima, quella di Trieste del 2009, era una conferenza con i carabinieri».
E di certo c’è anche che la politica del Dipartimento di Serpelloni e Giovanardi è sempre stata di supporto alla proibizionista quanto nefasta war on drugs americana. Ecco perché fa sorridere che nella lunga lettera inviata da San Patrignano al governo per esprimere la «forte preoccupazione» che si ritorni «al passato», tra le altre cose la comunità attualmente gestita dalla famiglia Moratti arrivi a dire: «Squadra vincente non si cambia».

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