martedì 31 agosto 2010

SOLCANDO QUESTO MARE DI MERDA

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È sempre più bella quest’Italia, una, unica e indivisibile. Meravigliosa da nord a sud, isole comprese. La amo proprio la mia Italia, e maggiormente quella sarda, così simile a tutto lo stivale, col suo traffico, con le coste deturpate dalla marcegaglia, con i dipendenti delle poste che fanno girare le balle, con un sistema ospedaliero governato dalla mafia, con la sua povertà, e che pure, a tutti i costi cerca di venir fuori, come se potesse una volta ancora riemergere dalle acque limpide del mare, e fingere di essere viva e reattiva.
Che orgoglio scoprirsi italiotizzati fino al midollo!
Le più belle scoperte le facciamo casualmente, del resto è sempre stato così fin dai tempi di Newton e della mela.
Appena uscita dall’ospedale, questa mattina, insieme al Pietrino - (calcolo biliare) che mi vive dentro - siamo andati al supermercato tenendo in mano il foglio degli alimenti che serviranno ad alimentare il piccolo fossile. È un tipo esigente e quindi sorretta e supportata da Mauro, si girava attenti tra gli scaffali, scegliendo le pappe più idonee a non far incazzare di nuovo il sampietrino che occupa abusivamente la mia cistifellea.


Non è stato un compito facile, ma ho trovato molta umanità nella signora che mi vendeva le triglie, che accortasi degli evidenti segni sulle mie braccia, anziché pensare che fossi una tossica mi ha chiesto con gentilezza se avessi fatto appena un prelievo, ed evidentemente, provando pena per me, ha provato anche a infilare due triglie in più nel cartoccio, anche quando chiaramente sia io che Mauro avevamo detto: “basta così!”
È fantastico essere malati. Ti fa scoprire tutto un mondo che da sano non potresti mai conoscere. È fantastico quasi quanto essere innamorati, perché finalmente ti si tatua sulla pelle quella frase che spesso abbiamo sentito dire, ma che quasi mai abbiamo compreso: “essere malati, ed essere innamorati, sono lussi che non tutti possono permettersi.” Mi sono sentita bene, finalmente. Mi sono sentita per la prima volta dopo tempo perfettamente integrata nella società: non posso permettermi di amare tanto quanto non posso permettermi di essere malata. Il primo caso non ve lo spiego, ma il secondo è palese: gli alimenti che devo assumere per il mattoncino che ho in corpo, sono gli stessi che le signore attente alla linea acquistano temendo la cellulite e la ciccia intorno ai fianchi. Per questo credo che i prezzi siano equiparati ai listini di Bulgari. Ora non so nemmeno quanta invidia potrei far scaturire nelle signore di cui sopra, se dicessi che grazie al “cogoro” [sasso] sono passata da una XL a una M. Quindi “facendo un rapido calcolo” credo che anche dimagrire sia un lusso che non tutte si possono permettere: è fantastico scoprire improvvisamente di non avere più nulla da mettersi addosso.
Ma se non avessi speso un piccolo capitale per dar da mangiare al bastardo, non avrei ricevuto le domande della signorina alla cassa: “Vuole approfittare dell’offerta Tenderly?” E poi, dopo il mio rifiuto la domanda finale, bellissima, capace di ridestare tutto il mio amor patrio: “Vuole partecipare al concorso?”
“Quale concorso? Cosa si vince?”
“Si vince un posto di lavoro”
“Oh sì, certo! Questa proprio non me la voglio perdere.”
E siamo qua, io e Pietrino, con la cartolina Despar accanto: Vinci il tuo lavoro … in palio 4 posti di lavoro al mese… i nominativi riportati sulle cartoline estratte vinceranno un posto di lavoro con contratto d’inserimento della durata di un anno, presso uno dei soggetti promotori del concorso. I vincitori dei premi, potranno anche cedere il premio vinto a terzi, con le modalità previste dal regolamento…I clienti riceveranno una cartolina ogni 30 euro di spesa, accumulati in un unico scontrino…
Eccoci, siamo tornati a casa io e il fossile. Stiamo bene, soddisfatti e felici di vivere ancora insieme, in questo paese di merda e sempre più dubbiosi sull’opportunità di contribuire a ripulirlo. In giorni come questi, mi vien da pensare che la cosa migliore da augurare a tutti quanti noi, sia quella di finire di affogarci dentro.

Rita Pani (APOLIDE)

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