giovedì 19 agosto 2010

Ospedale don Verzé: la delibera fantasma

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Ospedale don Verzé: la delibera fantasma
di Adele Dentice
Bari, 18 agosto 2010: parte l’odissea alla ricerca di un atto pubblico partorito da Vendola l’11 maggio 2010. Entriamo nel regno dello smemorato da Terlizzi. Una cittadina si presenta agli uffici della regione Puglia per richiedere una delibera di giunta regionale, precisamente la numero 1154 dell’ 11 maggio 2010.La delibera è stata partorita con certezza scientifica dal gabinetto del governatore in persona. Infatti reca la dicitura GAB/2010/00019 – ed è intitolata -  Struttura Ospedaliera nella città di Taranto “San Raffaele del Mediterraneo. Correzione integrazione DGR 10/02/2010 n. 331″. Il tema è rovente: l’ospedale privato finanziato con denaro pubblico (120 milioni di euro tanto per avviare i lavori), elargito alla fondazione san Raffaele del Mediterraneo, in cui inspiegabilmente non figura il comune di Taranto, dove però si reallizzerà una speculazione finanziaria ed immobiliare. Appena varcata la soglia del palazzo regionale dove alberga il governatore Nichi Vendola, subito si percepisce una kafkiana sensazione di vuoto paranoico; viene rimbalzata tra uffici, corridoi deserti e dinieghi. Alle ore 9,30 la cittadina italiana, a cui hanno riferito che in Italia esiste una legge sul diritto di accesso agli atti pubblici (Legge 241/1990 e smi), a meno che non si tratti di segreto di stato o istruttorio, tranquillamente chiede che venga espletato un suo diritto; più semplicemente ricevere quell’atto deliberativo per il quale già è stata depositata ufficialmente e formalmente la  richiesta.
Con altrettanta tranquillità le viene riferito dagli impiegati che il 18 agosto gli atti sono depositati in cassaforte, che la responsabile finirà le ferie il 30 agosto che bisogna fare la domandina e poi c’è internet se vuole leggere vada a consultare il sito della Regione. Lo si dice allegramentemente e altrettanto soavemente la cittadina fa  rilevare che sul sito c’è solo il frontespizio della delibera in questione. L’impiegata dell’ente regione sembra non capire, parla confusamente di domande da fare e richieste. La cittadina insiste e  fa presente che la richiesta è già stata inoltrata, alla fine, la cittadina viene inviata ad informasi meglio presso gli uffici del primo piano. Qui si imbatte con alcuni impiegati che ignari e stupiti della sua presenza la informano sull’inutilità del suo essere in quelle stanze dal momento che è competenza della segreteria della giunta e poi c’è internet, il sito della Regione. Insomma, viene di nuovo fatto notare alla sempre più allibita cittadina che “la suddetta delibera non esiste, o meglio esiste”. A ben notare è stato pubblicato solo il frontespizio; anche questi dirigenti pubblici siedono al computer per provare a rintracciare l’atto fantasma, niente solo il frontespizio. La cittadina comune  risale accompagnata dall’impiegato e incontrano la dirigente, che, con un altro dipendente della Regione,  inizia a chiedere le generalità della cittadina  e fa notare con toni sempre meno gentili che per certe richieste bisogna mostrare la propria carta d’identità. La cittadina ribadisce il concetto: il documento identificativo sarà mostrato nel momento in cui salterà fuori il documento pubblico. Le  parole non sembrano gradite e la discussione procede oziosamente fino a che dirigenti ed impiegati invitano nuovamente la cittadina a fare una ricerca internet sul sito della Regione. A quel èpunto la cittadina spiega il motivo della sua imbarazzante visita: purtroppo sul sito della regione c’è so lo il frontespizio della delibera, quella con  il numero 1154 del 10 maggio 2010. Una terza persona (dirigente regionale), che evidentemente ben conosce il contenuto dell’atto, finalmente mette fine alla discussione offrendo un riferimento preciso: “ l’assessorato alla sanità” dove sicuramente saranno disponibili a risolvere l’intricata questione. Prima di andar via la cittadina qualunque  rivolge una domanda in merito alla mancata pubblicazione e le viene  risposto che “non tutti gli atti vengono pubblicati, sono  decisioni prese in giunta” . Come per i segreti di Stato?  “No, basta fare una semplice richiesta e tutti vi possono accedere, chiaro no? Scocca mezzogiorno quando varco l’assessorato in questione; sulle scale persone guardano incuriosite la cittadina qualunque che ostinatamente si  inoltra tra uffici vuoti. Alla fine compaiono delle impiegate alle quali viene chiesto come fare per ottenere questa santa delibera. Basta una semplice fotocopia. Anche  loro affermano che non è loro competenza e che c’è questa cattiva abitudine di scaricare le rogne agli altri. Che non è possibile che ci sia solo il frontespizio senza delibera, viene chiesto il contenuto della delibera e la cittadina parla dell’ospedale, quello che devono fare a Taranto il San Raffaele Mediterraneo; le signore si calmano e invitano anche loro la cittadina a cercare altrove, al settimo piano magari, ma sono già le 13,30 e gli uffici sono chiusi. Il giornale Italia Terra Nostra ha richiesto ufficialmente l’atto deliberativo, ma a tutt’oggi incombe un muro di gomma. Gli impiegati – ci sono quelli che sanno (pochi) e quelli che non sanno nulla (molti) – non fanno niente se non trasportare le carte da un ufficio all’altro. Altro che trasparenza amministrativa. Allora, l’ Obama bianco con l’orecchino non la conta giusta. Quali illegalità  e quali speculazioni si celano dietro al fantasma di un atto pubblico? Al presidente Vendola la risposta nei termini di legge.

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