lunedì 2 agosto 2010

La mappa della Napoli coi buchi: «Aspettiamoci altre tragedie»

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ALLARME CROLLI

Dalle università il censimento e l'allarme di Ugo Leone
e Antonio Vallario: «Ci sono palazzi costruiti sul vuoto»

NAPOLI - «E' diventato banale ripeterlo per l’ennesima volta, ma è una tragica verità: non sappiamo come si è costruito e dove, e se davvero sono state rispettate le regole della sicurezza»: constatazione amara a margine della tragedia di Afragola, quella del professore Ugo Leone, già docente di Politica dell’Ambiente nell'Università di Napoli e attualmente presidente del Parco Vesuvio. Il quale prevede l’apparire di un’altra ricorrente e assurda spiegazione: «Queste tragedie si verificano dopo eventi prevedibilissimi come un acquazzone, e vengono imputate alla fatalità o alla natura. No, niente di fatale e di naturale se si costruisce su cavità che possono subite infiltrazioni e smottamenti, su vuoti creati nel tempo per attività estrattiva, o su fronti di vecchie cave. E' proprio vero che la nostra storia così piena si simili tragedie continui a non insegnare nulla». Il professore Leone è convinto che molti lutti e danni potrebbero essere evitati se si sapesse con certezza in quale modo, con quali tecniche e materiali, è stato costruito tutto l'edificato che ci sta intorno, in un territorio così intensamente sfruttato.

L'ABUSIVISMO - Ma l'abusivismo edilizio non consiste soltanto nelle costruzioni fuori terra: è purtroppo abitudine diffusissima e perdurante, anche in città, l'innesto dei condotti pluviali e fognari non nella struttura pubblica, la fognatura stradale a volte distante, ma nel più vicino e comodo pozzo innestato su antiche cave di tufo o lapillo, con le conseguenze che possono provocare decenni di simili infiltrazioni. Quando poi si verificano tragedie come quella di Afragola, si rintracciano spesso le prove di irregolarità che hanno consentito notevoli ma rischiosissimi risparmi, come accadde per esempio ai periti che indagarono sullo sprofondamento di un intero cortile nel quartiere Materdei di Napoli, e nel quale trovò la morte (1999) il geometra Misuraca che abitava in quello stesso stabile: le acque piovane e fecali erano state convogliate abusivamente in un pozzo che al centro del cortile metteva in comunicazione con una vecchia cava urbana.
IL CENSIMENTO - «Nella città di Napoli mi risulta che esiste un censimento delle cavità e dei sottoservizi, una mappatura credo abbastanza precisa, ma nei dintorni c'è l'ignoranza quasi assoluta, le ispezioni vengono fatte solo quando accadono disastri, allora si cerca l'imbocco dei pozzi, allo scopo di evitare ulteriori danni. Ma prevenzione, proprio nulla di nulla» dichiara il professore Antonio Vallario, già ordinario di Geologia applicata nell'Università di Napoli. Per prevenire simili tragedie il geologo dichiara indispensabile un censimento accurato del sottosuolo e delle modalità di costruzione nell'intera regione: «E' proprio urgente un rilievo generale delle cavità, non difficili da individuare finché non se ne perde la memoria… Una volta erano luoghi frequentati per cavarne pietre, poi per lo stivaggio di prodotti alimentari deperibili, e all'indagine bisogna aggiungere anche il reticolo completo dei sottoservizi. Bisogna fare presto, se non vogliamo ripetere la tragica conta delle vittime e ipocritamente attribuire le cause alla pioggia». Eleonora Puntillo

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