Pubblico una mia intervista rilasciata al quotidiano "La Repubblica" oggi in edicola.
Antonio di Pietro: “Chi ha rilanciato la questione morale abbia il coraggio di mandare a casa Berlusconi, altrimenti sono dei quaquaraquà e dei millantatori”.
La Repubblica: A chi si riferisce, onorevole Di Pietro? Antonio di Pietro: “Ai finiani. I centristi dell’Udc poi hanno una cultura da Prima Repubblica e non si schiodano dalla poltrona”.
La Repubblica: Berlusconi e il suo governo quindi restano in sella, altro che elezioni anticipate? Antonio di Pietro: “Per il bene del paese sarebbe auspicabile liberarci di Berlusconi e del suo sistema piduista di governo, ma c’è una maggioranza parlamentare: non ci sono 316 deputati che lo sfiducino per andare a nuove elezioni. Resta inteso che noi dell’Italia dei Valori siamo impegnati allo spasimo per mandarlo a casa”.
La Repubblica: A chi si riferisce, onorevole Di Pietro? Antonio di Pietro: “Ai finiani. I centristi dell’Udc poi hanno una cultura da Prima Repubblica e non si schiodano dalla poltrona”.
La Repubblica: Berlusconi e il suo governo quindi restano in sella, altro che elezioni anticipate? Antonio di Pietro: “Per il bene del paese sarebbe auspicabile liberarci di Berlusconi e del suo sistema piduista di governo, ma c’è una maggioranza parlamentare: non ci sono 316 deputati che lo sfiducino per andare a nuove elezioni. Resta inteso che noi dell’Italia dei Valori siamo impegnati allo spasimo per mandarlo a casa”.
La Repubblica: C’è però uno sfaldamento del Pdl. Lei all’orizzonte cosa vede: un governo tecnico o elezioni anticipate? Antonio di Pietro: “Alle elezioni si deve andare al più presto. Ma questo accadrà solo se c’è uno scatto di dignità da parte di quella che mi piacerebbe già definire ex maggioranza, in verità penso siano solo Ponzio Pilato. A governi tecnici o istituzionali, come li chiamano, dico no. Sono furbate con le quali si dovrebbe realizzare una maggioranza diversa rispetto al volere degli elettori. In un sistema bipolare rappresentano un astuto stratagemma. Io per primo vorrei gareggiare ad armi pari e a regole del gioco trasparenti. Vorrei tanto poter affrontare una campagna elettorale con una legge elettorale degna di questo nome e regole d’informazione plurali, paritarie. Diciamo che è più facile che la luna entri nel pozzo piuttosto che questi parlamentari si assumano la responsabilità di affrontare l’emergenza democratica. In fatto di legge elettorale poi, Fini ne vuole una, Casini un’altra, Bersani non si sa quale”.
La Repubblica: Lei resta dell’idea che se la crisi di governo è conclamata, bisogna andare alle urne? Antonio di Pietro: “Direi sì solo a un governo a termine, di 90 giorni, di cui sia garante il presidente Napolitano per fare la legge elettorale e ristabilire pluralismo e libertà d’informazione. Le questioni dell’economia, dell’occupazione vanno affrontate da un governo legittimato dal voto popolare. Perciò mai come in questo momento è importante la coalizione. Potremmo vincere le elezioni. Nonostante questo centrosinistra”.
La Repubblica: L’alleanza larga, democratica, costituzionale e il Nuovo Ulivo proposto da Bersani nella lettera a Repubblica, la convincono?Antonio di Pietro: “Limitiamoci a un’analisi semplice. Fini non potrà mai più rifare una coalizione con Berlusconi. Ma neppure con il Pd e la sinistra: non lo voterebbero neppure sua madre e sua sorella. Tende infatti a costruire un centrodestra alternativo alla destra berlusconiana. Un nuovo Ulivo non si fa certo con Fini. Ci si può mai alleare con uno che ti dà una coltellata? O sono scemo o mi chiamo Bersani. Fini parteciperà a un’altra area”.
La Repubblica: E Casini?Antonio di Pietro: “Il leader dell’Udc si mette in mezzo per mantenere il potere d’interdizione che gli serve come il cacio sui maccheroni per prendere posti nelle spartizioni e nelle lottizzazioni”.
La Repubblica: Insomma, sul progetto-Bersani pollice verso? Antonio di Pietro: “Di Alleanza democratica e del Nuovo Ulivo mi piacciono i nomi. Bisogna però essere conseguenti. Nella prossima legislatura mi sta bene un’alleanza il cui perno siano Pd-IdV e forze di sinistra. Ma mai si potrà allargare a Fini e a Casini: il primo sta a destra; l’altro fa solo casino”.
La Repubblica: Come la cambierebbe questa legge elettorale?Antonio di Pietro: “Premetto. Un comportamento etico lo si può avere anche con il Porcellum: noi non abbiamo candidato i Dell’Utri e i Cuffaro. Siamo per il sistema bipolare, per un maggioritario con collegi uninominali. Se però si vuole un sistema tedesco, andiamo a vedere, purché ci sia l’indicazione preventiva della coalizione”.
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