di Claudia Fusani
Dodicimila pagine di atti che fanno tremare il governo, la politica, la magistratura. Centinaia di intercettazioni tra parlamentari, esponenti delle istituzioni e anche giudici che raccontano di come più o meno consapevolmente da parte dei protagonisti fosse in azione nel paese un comitato d’affari per condizionare il funzionamento degli organi costituzionali e della pubblica amministrazione. Sono gli atti depositati ieri dall’aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabelli in previsione dell’udienza del Riesame di giovedì.
Atti giudicati «esplosivi» e per questo da maneggiare con cura. E su cui nell’ordinanza che ha già portato in cercare Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino per associazione a delinquere finalizzata alla violazione della legge Anselmi (logge segrete), alla corruzione e all’abuso di ufficio, il gip Giovanni De Donato osserva come il pm «non ha ritenuto di formalizzare specifiche richieste al giudice regolando altrimenti, e secondo la sua valutazione, la sua attività inquirente e requirente». Ovverosia, nel materiale indiziario raccolto c’era spazio, secondo il gip, di andare oltre l’arresto di tre persone. Posizioni «critiche» che la procura capitolina ha ritenuto sufficiente al momento fermare al registro degli indagati. Uno ad uno vengono iscritti al registro per violazione delle legge Anselmi sulle logge segrete tutti i protagonisti-commensali del gruppo che si dava appuntamento nell’appartamento di Denis Verdini in palazzo Pecci Blunt con vista su l’Ara coeli.
Dopo il coordinatore del Pdl Denis Verdini e l’assessore, ormai ex, dalla regione Campania Ernesto Sica sono indagati per associazione a delinquere per violazione della legge Anselmi anche il senatore Marcello Dell’Utri, fresco fresco di condanna in appello a 7 anni per mafiosità e il sottosegretario Nicola Cosentino. Ma la lista degli indagati non finisce qui. Scrive il gip Di Donato: «Appare evidente che si è in presenza di un grave quadro indiziario in ordine ad una societas sceleris (società di malaffare, cioè il Centro studi giuridici Diritti e Libertà fondato da Lombardi) che oltre ad avere un chiaro programma criminoso per delitti riguardanti autorizzazioni e concessioni amministrative (è il filone dell’inchiesta che riguarda gli impianti eolici in Sardegna, solo una delle attività del presunto sodalizio criminoso ndr), cerca in modo ramificato e reiterato anche di inquinare le condotte di rilevanti istituzioni pubbliche per finalità di acquisizione di potere».
Il gip indica chi sono i protagonisti del sodalizio criminale che cerca di condizionare le istituzioni. Parla di «coinvolgimento illecito» di Denis Verdini, del senatore Marcello Dell’Utri, del sottosegretario Nicola Cosentino, del governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, del presidente della Regione Lombardia Renato Formigoni, del presidente della Corte di Cassazione Vincenzo Carbone e «di altri magistrati con incarichi giudiziari e amministrativi presso il ministero della Giustizia, da Giacomo Caliendo sottosegretario dell’attuale governo, ad alcuni membri del Csm sino ad un ex presidente della Corte Costituzionale». Ognuno dei nomi indicati dal gip nell’ordinanza ha una precisa parte in questo quadro assai poco edificante della nostra Repubblica. Questa inchiesta va immaginata come un’ unica grande cornice - il reato di associazione a delinquere finalizzato alla violazione della legge Anselmi - che via via si riempie di specifici fatti reato.
La parte che riguarda l’eolico è la più consolidata: sono dimostrati appalti, nomine e passaggi di deanro per circa 8 milioni di euro. Cosentino e Sica sono protagonisti dei tentativi di inquinare la campagna elettorale per le regionali in Campania danneggiando il candidato Caldoro. Per blindare Cosentino, indagato per contiguità con la camorra, Lombardi e Carboni fanno pressioni in Cassazione al cui presidente Carbone promettono il rinvio di due anni della pensione. Giustappunto il governo, leggi il sottosegretario Caliendo, a un certo punto fa balenare un emendamento, poi ritirato, che allunga di due ani l’età pensionabile per i magistrati. Formigoni è in fibrillazione perchè la sua lista non è stata ammessa alle regionali. Il primo marzo 2010 sollecita Martino: «Ma l’amico, l’amico, lì, Lombardi, Lombardo, è in grado di agire?».
Il sodalizio mette in campo tutte le sue truppe, a cominciare dal presidente della Corte d’Appello Alfonso Marra - molto raccomandato preso il Csm da Lombardi e soci - per reintegrare la lista Formigoni. Non ce la farà «per colpa di una sezione di giovani giudici che hanno fatto di testa loro». Poi però Formigoni rientra grazie al Tar. Così come Lombardi ha tentato un avvicinamento a marzo con i magistrati della procura di Firenze che avevano appena messo in carcere la cricca di Anemone e Balducci. Aveva invitato il procuratore a un convegno. Quattrocchi è persona molto gentile. Ma in quel momento aveva veramente troppo da fare.
fonte:
http://www.unita.it/
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