venerdì 30 luglio 2010

Non si fanno sconti

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di Pietro Orsatti
Non si fanno sconti. A Berlusconi e alla sua concezione di potere, basata sull’inganno e alla dissimulazione. A Fini che per sedici anni ha tenuto in piedi il cavaliere consentendogli di diventare incarnazione di un progetto neo-autoritario. A tutti i voltagabbana, ex socialisti, ex comunisti, ex radicali ed ex liberali che sono saltati sul carrozzone del berlusconismo per innominabili interessi personali. Non si fanno sconti alla cricca, al potere assoluto della Protezione civile, all’affarismo consolidato grazie al potere politico.
Non si fanno sconti ai giornali e alle televisioni. Non si fanno sconti agli editori e ai giornalisti che hanno continuato a presentarsi con il cappello in mano nell’anticamera del potere per avere regalie e aiuti rifiutandosi di cambiare, di ripensarsi, di rifarsi alla ragione democratica del proprio esistere pur di mantenere in vita un oggetto, quello del sistema informativo nazionale, che da decenni fa acqua da tutte le parti.
Non si fanno sconti ai “compagni” del Pd, che hanno deciso di non spendersi mai con coraggio e di riconquistarsi, sul territorio, il proprio ruolo di partito popolare preferendo accondiscendere ai trucchetti conservativi per il ceto politico come la legge elettorale. Non si fanno sconti a Massimo D’Alema che continua a ritenersi indispensabile, come non si fanno sconti a Walter Veltroni ottimo sindaco di Roma e disastroso leader e candidato premier. Non si fanno sconti neppure a Franceschini e Bersani che hanno continuato a volare basso, a candidare impresentabili, a non guardare oltre il confine dei salotti democratici.
Non si fanno sconti al Vaticano, al neo puritanesimo, alle censure verbali, alle pressioni politiche. Di religiosi che si sono messi a disposizione di regimi autoritari per “interessi di categoria”, ne abbiamo memoria e ci bastano. A partire dalla recente storia argentina.
Non si fanno sconti. A Fausto Bertinotti, senza coraggio e troppo assorbito nei giochi di palazzo, che del narcisismo ha fatto un modello per poi abbandonare la barca che affondava. Non si fanno sconti a Ferrero e Bonelli che hanno continuato a tenersi strette percentuali elettorali risibili pur di giustificare una presunzione di leadership.
Non si fanno sconti neppure a Nichi Vendola, che durante il suo primo mandato in Puglia ha di fatto chiuso gli occhi per non guardare quello che stava accadendo dentro il suo partito e dentro la sua area politica e culturale di riferimento. Di quello che è successo ne è consapevole ed è uno dei pochi, bisogna dargliene atto, che oggi ha il coraggio di parlarne.
Non si fanno sconti a Di Pietro. Che dopo un decennio di politica strillata, fatta soprattutto di minacce e di tintinnar di manette, si è costruito un partito in molti luoghi fondato sui resti, impresentabili, di ceti politici ex democristiani. Non si fanno sconti al suo personalismo e paternalismo. E non si fanno sconti, soprattutto, per aver chiuso, dopo le ultime europee, alle nuove forze che si stavano avvicinando. Non si fanno sconti alla sua paura di vedersi solo parte di un progetto, e non centro del progetto stesso.

Non si fanno sconti ai nuovi Guru come Grillo, ai movimenti fondamentalisti senza fondamento. Non si fanno sconti a chi ha una verità assoluta, casomai definita da un abile e defilato ufficio di marketing. Non si fanno sconti a chiunque ritenga di avere “il verbo” in tasca.
Non si fanno sconti al sindacato, al cedere al ricatto della politica e dell’impresa per racimolare frammenti di conservazione per ristrette categorie. Di accordi separati, di firme separate, di giochi delle tre carte ne abbiamo abbastanza. L’articolo 1 della costituzione è l’unico dogma che abbiamo.
Non si fanno sconti anche a noi, che abbiamo ignorato, mugugnato, chiuso gli occhi. Noi che ci siamo tirati indietro dalla politica delegando al ceto politico quel “gioco” che è il nostro Paese e la sua vita collettiva, chiudendoci nel nostro nuovo ghetto hi-tech fatto di blog, social network e mugugni su Twitter  e non di corpi e idee.
Ora c’è un’occasione, l’ultima forse. Pensiamola. Costruiamola. C’è spazio per tutti, perché tutti siamo responsabili di quello che è accaduto a questo nostro Paese, a noi. L’importante è mettersi di nuovo in gioco, senza dogmi, senza snobbismi, senza ritenersi indispensabili. L’importante è ridare un ruolo popolare e positivo alla parola politica.

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