partenza 20.00 dalle scuole di Via Prati
Lunedì 12 luglio realizzeremo la festa dell’acqua al Parco della Pace, nell’area civile del Dal Molin; un territorio non ancora devastato dal cantiere statunitense, che diventerà il Parco della Pace e dal quale vogliamo monitorare e tutelare la nostra falda acquifera.
Partiremo con un corteo musicale itinerante alle 20.00 dalle scuole di via prati per raggiungere l’area civile del Dal Molin.
Qui inaugureremo il Parco della Pace dove saliranno sul palco anche Marco Paolini che regalerà un suo spettacolo (Bisogna, la pellagra via sms) e Luca Bassanese
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Partiremo con un corteo musicale itinerante alle 20.00 dalle scuole di via prati per raggiungere l’area civile del Dal Molin.
Qui inaugureremo il Parco della Pace dove saliranno sul palco anche Marco Paolini che regalerà un suo spettacolo (Bisogna, la pellagra via sms) e Luca Bassanese
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lunedì 12 luglio 2010
Lunedì in corteo: Marco Paolini è molto più di uno spettacolo
Lunedì prossimo – il 12 luglio – si torna a manifestare: corteo con partenza alle 20.00 dalle scuole di Via Prati, arrivo al Parco della Pace dove Luca Bassanese e Marco Paolini saliranno sul palco per regalare ancora una volta ai vicentini musica e spettacolo. L’iniziativa è organizzata dal Forum Provinciale Acqua Bene Comune, al quale anche il Presidio Permanente partecipa.
Qualcuno, dopo la sdemanializzazione dell’area civile del Dal Molin, potrebbe chiedersi il significato di un corteo che, tra le sue ragioni, aveva appunto la difesa di quel territorio e la sua riconversione a usi civili. Eppure, ora che ilParco della Pace si appresta a diventare realtà, un corteo diventa ancora più significativo.
Non tanto per festeggiare un risultato importante e significativo che, seppur non mettendo in discussione il cantiere statunitense, ne limita le possibilità di sviluppo; ma, soprattutto, perché tante sono le questioni ancora aperte, a partire dalla futura gestione di quell’enorme prato verde che la consultazione popolare ha destinato a parco urbano.
Il Parco della Pace, infatti, sarà tale soltanto se saprà porsi in contrapposizione non solo simbolica a ciò che si trova al di là del filo spinato; deve essere il luogo dal quale Vicenza fa sentire il fiato sul collo agli statunitensi, da sempre maestri nell’inquinare al riparo dei propri muri di cinta. Uno spazio che si oppone alla guerra, pianificata e progettata a poche decine di metri. Un prato nel quale sperimentare quotidianamente forme e pratiche collettive di gestione dei beni comuni.
Ma c’è un’altra ragione fondamentale per la quale il corteo di lunedì rappresenta un passaggio fondamentale per la città di Vicenza: questa ragione si chiama acqua. Pochi metri al di sotto dell’erba, infatti, scorre la falda acquifera, una delle più grandi d’Europa. Che, dal Parco della Pace, si dirige verso il Bacchiglione, incontrando sulla sua strada quasi 5.000 pali conficcati nel terreno per sorreggere le palazzine militari: una barriera che, presto o tardi, si rivelerà una diga dannosa e farà sentire le sue conseguenze sul sistema idrico locale.
I pali non rappresentano soltanto una barriera, ma anche una possibile autostrada per gli inquinanti verso gli strati più profondi della falda; nel loro piantarsi nel terreno, infatti, essi possono aver danneggiato gli strati argillosi che impedivano la percolazione verso il basso, aprendo varchi che potrebbero permettere agli inquinanti – per esempio agli sversamenti delle officine meccaniche statunitensi – di raggiungere quella stessa acqua pescata dall’acquedotto che disseta Vicenza, Padova e Rovigo.
Insomma, un disastro potrebbe essere alle porte, mentre le istituzioni locali che dovrebbero tutelare questo prezioso bene prendono per buone analisi che gli esperti definiscono prive di qualunque validità scientifica.
Ecco perché lunedì è importante manifestare; la riconversione di una parte del Dal Molin a usi civili, infatti, non rappresenta un punto d’arrivo, bensì di partenza, per difendere ciò che di più prezioso abbiamo: l’acqua. Quello stesso elemento per il quale milioni di italiani hanno firmato nellacampagna referendaria, e che a Vicenza è messo in pericolo per la voracità di un apparato militare estraneo al tessuto sociale locale.
Lunedì, dunque, si torna in piazza. Le gru, all’interno del cantiere statunitense, continuano a lavorare; ma questa non è una buona scusa per stare a guardare la devastazione del nostro territorio. Tutt’altro: il futuro di Vicenza e dei suoi abitanti ha più che mai bisogno della mobilitazione di coloro che questa città la amano; non scendere in piazza sarebbe come autorizzare la distruzione della falda acquifera: non possia
mo profonte:prio permettercelo.
http://www.nodalmolin.it/
Non tanto per festeggiare un risultato importante e significativo che, seppur non mettendo in discussione il cantiere statunitense, ne limita le possibilità di sviluppo; ma, soprattutto, perché tante sono le questioni ancora aperte, a partire dalla futura gestione di quell’enorme prato verde che la consultazione popolare ha destinato a parco urbano.
Il Parco della Pace, infatti, sarà tale soltanto se saprà porsi in contrapposizione non solo simbolica a ciò che si trova al di là del filo spinato; deve essere il luogo dal quale Vicenza fa sentire il fiato sul collo agli statunitensi, da sempre maestri nell’inquinare al riparo dei propri muri di cinta. Uno spazio che si oppone alla guerra, pianificata e progettata a poche decine di metri. Un prato nel quale sperimentare quotidianamente forme e pratiche collettive di gestione dei beni comuni.
Ma c’è un’altra ragione fondamentale per la quale il corteo di lunedì rappresenta un passaggio fondamentale per la città di Vicenza: questa ragione si chiama acqua. Pochi metri al di sotto dell’erba, infatti, scorre la falda acquifera, una delle più grandi d’Europa. Che, dal Parco della Pace, si dirige verso il Bacchiglione, incontrando sulla sua strada quasi 5.000 pali conficcati nel terreno per sorreggere le palazzine militari: una barriera che, presto o tardi, si rivelerà una diga dannosa e farà sentire le sue conseguenze sul sistema idrico locale.
I pali non rappresentano soltanto una barriera, ma anche una possibile autostrada per gli inquinanti verso gli strati più profondi della falda; nel loro piantarsi nel terreno, infatti, essi possono aver danneggiato gli strati argillosi che impedivano la percolazione verso il basso, aprendo varchi che potrebbero permettere agli inquinanti – per esempio agli sversamenti delle officine meccaniche statunitensi – di raggiungere quella stessa acqua pescata dall’acquedotto che disseta Vicenza, Padova e Rovigo.
Insomma, un disastro potrebbe essere alle porte, mentre le istituzioni locali che dovrebbero tutelare questo prezioso bene prendono per buone analisi che gli esperti definiscono prive di qualunque validità scientifica.
Ecco perché lunedì è importante manifestare; la riconversione di una parte del Dal Molin a usi civili, infatti, non rappresenta un punto d’arrivo, bensì di partenza, per difendere ciò che di più prezioso abbiamo: l’acqua. Quello stesso elemento per il quale milioni di italiani hanno firmato nellacampagna referendaria, e che a Vicenza è messo in pericolo per la voracità di un apparato militare estraneo al tessuto sociale locale.
Lunedì, dunque, si torna in piazza. Le gru, all’interno del cantiere statunitense, continuano a lavorare; ma questa non è una buona scusa per stare a guardare la devastazione del nostro territorio. Tutt’altro: il futuro di Vicenza e dei suoi abitanti ha più che mai bisogno della mobilitazione di coloro che questa città la amano; non scendere in piazza sarebbe come autorizzare la distruzione della falda acquifera: non possia
mo profonte:prio permettercelo.
http://www.nodalmolin.it/
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