sabato 31 luglio 2010

Berlusconi e le “mele marce”

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[Jeune Afrique]
Silvio Berlusconi.
Non si contano più i responsabili politici, i magistrati o gli uomini d’affari chiamati in causa per corruzione. Come se il capo del governo fosse ormai incapace di assicurare protezione dei suoi amici.
Sette mesi dopo l’aggressione di cui è stato vittima di fronte al duomo di Milano, Silvio Berlusconi (73 anni) è tornato sul luogo del “delitto” per ricevere un premio che ricompensa il suo carisma e la sua leadership. Numerosi membri del suo governo si trovano tuttavia coinvolti in scandali. Al punto che molti italiani cominciano a chiedersi se, per il presidente del Consiglio, non sia arrivato il momento di passare il testimone.
Per un po’ si pensava di essere quasi tornati all’inizio degli anni 1990, quando il moltiplicarsi di certi eventi provocò lo sprofondamento di tutto il sistema. Alcune inchieste per corruzione sono in effetti state aperte nei confronti di una sfilza di ministri, uomini d’affari, magistrati e responsabili politici – alcuni sospettati di intrattenere legami con la mafia.
“Odore di melma”
L’ultima fra queste riguarda una presunta società segreta alla quale sono sospettati di appartenere gli alleati più vicini a Berlusconi. Ma per Giulio Tremonti, ministro delle Finanze e possibile successore del Cavaliere, non si tratterebbe altro che di qualche “mela marcia”. Ossia l’albero non sarebbe compromesso, e il frutteto ancora meno. Resta il fatto che Tremonti si è recentemente pronunciato, o per la convocazione delle elezioni anticipate, oppure per l’introduzione di un governo tecnico. “Un odore di melma sta emanando dal palazzo della repubblica” ha seccamente replicato Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano d’opposizione La Repubblica.
Il Giornale, un quotidiano dell’impero mediatico della famiglia Berlusconi, denuncia, da parte sua, il clima di tradimento che prevale attualmente all’apice dello Stato. Per definire le cose, incita Gianfranco Fini, presidente della Camera (e cofondatore del Popolo della Libertà, il partito al potere), a mettere in atto la sua minaccia, velata ma esplicita, di ritirarsi dalla coalizione di governo con i suoi sostenitori. Malgrado resti un attore chiave della scena politica italiana, quest’ultimo è lontano dalla sicurezza di disporre, in Parlamento, di un numero di deputati sufficiente a rovesciare il Governo, ammesso che lo voglia fare.
Ma il principale problema di Berlusconi risiede altrove. È in effetti tutto il sistema clientelare pazientemente edificato con cura ad essere oggi minacciato da un pugno di magistrati. Dal mese di maggio [Berlusconi] è stato costretto ad accettare le dimissioni di 2 ministri e di un alto funzionario del Tesoro. Alcune persone ci vedono la prova che non sia più abbastanza forte da poter assicurare la protezione dei “suoi”.

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