martedì 22 giugno 2010

Marea nera: Bp sapeva della falla

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MONDO

Per Bp la marea nera si sta trasformando in un incubo senza fine. Di ieri la notizia che la multinazionale britannica sapeva della falla e non fece niente per intervenire preventivamente prima che il disastro raggiungesse le proporzioni di oggi. Tyron Benton un dipendente della piattaforma Deepwater Horizon, affondata due mesi fa nel Golfo del Messico provocando una falla in fondo al mare da cui fuoriescono ogni giorno migliaia di barili di greggio, è stato testimone di una fuga di petrolio da un importante sistema di sicurezza già alcune settimane prima dell’esplosione, ma ha assicurato che il problema non è mai stato risolto. Benton ha rilasciato delle dichiarazioni particolarmente dettagliate alla Bbc, l’emittente televisiva britannica. Secondo l’operaio le responsabilità di quella manutenzione spettavano alla compagnia proprietaria della piattaforma, cioè la Transocean, la quale ha affermato prima dell’incidente di aver testato con successo il “blowout preventer” (Bop), che impedisce le fughe di gas. Il sistema avrebbe dovuto tagliare e bloccare il flusso di petrolio dalla condotta principale e dunque prevenire disastri proprio come quello accaduto il 20 aprile. L’operaio ha anche spiegato che il suo superiore avrebbe informato via e-mail sia la Bp che la Transocean delle falle appena scoperte, ma che nulla venne fatto. La riparazione avrebbe cessato la produzione, in un momento in cui l’estrazione del petrolio aveva un costo giornaliero di 500.000 dollari. «Abbiamo visto una fuga nel blocco di otturazione, ne abbiamo informato la società, hanno una sala di controllo dalla quale possono chiudere questo blocco ed attivarne un altro dello stesso tipo senza bisogno di fermare la produzione», ha riferito Benton. «Non dovevano fare altro che chiuderlo e passare a un altro», ha insistito.
Ma a quanto pare Bp non sembra temere molto i danni di immagine. L’ultima di una lunga serie di gaffe è stata quella dell’amministratore delegato di Bp, Tony Hayward, che ha lasciato la zona calda per partecipare ad una prestigiosa regata velica . Il “Bob”, la Barca da regata da 300mila euro di cui Hayward è comproprietario, ha parteciapto alla JP Morgan Asset Management Round The Race Islanda, attorno all’isola di Wight, al largo della costa meridionale dell’Inghilterra. Hayward è stato avvistato nella zona, ma la società ha rifiutato di confermare la sua presenza limitandosi a precisare che l’ad si era preso qualche ora di relax con il figlio. Ma la notizia ha fatto uscire dai gangheri l’amministrazione Obama.
La regata ha spinto il Chief of Staff della Casa Bianca, Rahm Emanuel a parafrasare un’altra ben nota gaffe di Hayward, quando -nel pieno della bufera- aveva detto che avrebbe voluto ritornare «alla sua vita prima della crisi». «Bè, per citare Tony Hayward, è ritornato alla sua vita di prima, come direbbe lui stesso», ha ironizzato Emanuel, intervistato dall’<+Cors>ABC<+Tondo>.
L’ennesimo colpo all’immagine della Bp è arrivato al termine di un’altra giornata nera. Dopo aver inquinato le spiagge di Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida occidentale, le prime palle di catrame sono arrivate a Panama City, il punto più a est della Florida. Non solo: poche ore prima, sui vertici del colosso britannico era arrivata la severa sanzione di Anadarko Petroleum Corp, socio minoritario, i cui vertici hanno accusato la consociata di condotta «irresponsabile». «Sembra che si sia stata grossolana negligenza e cattiva condotta dolosa», ha detto il presidente esecutivo dell’Anadarko, Jim Hackett. Secondo la <+Cors>Cnn<+Tondo>, l’Anadarko, proprietaria del 25% del pozzo di petrolio da cui estraeva la piattaforma DeepWater Horizon, aveva firmato un contratto in cui si era impegnata a pagare un quarto dei costi collegati al giacimento a meno che la Bp non si fosse resa responsabile di flagrante negligenza. La Bp si è detta «in profondo disaccordo» con l’accusa di negligenza e ha invece accusato la Anadarko di rifiutare di accettare la responsabilità nella fuoriuscita del petrolio e nei danni che ha causato.

di Simonetta Cossu


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