lunedì 28 giugno 2010

La "sconfitta" di Cicero. Ora può diventare l'uomo in più di Variati

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DE PROFUNDIS PER IL DAL MOLIN. Il paradosso del più strenuo difensore dell'aeroporto. L'ex assessore: «Vorrei chiedere a Berlusconi perché si rimangia quanto aveva scritto a tutti noi». E l'ingresso in Giunta è più vicino.






Zoom FotoVicenza. «Non ho voglia di commentare». Il «blocco della rototraslazione della pista» è stato un brutto colpo per Claudio Cicero, l'ultimo a voler credere, sbandierando delibere, documenti, lettere, che Vicenza avrebbe comunque conservato l'aeroporto. Ironia della sorte, l'ex assessore alla mobilità della giunta Hüllweck, defenestrato dall'allora sindaco proprio per motivazioni legate alla gestione dell'affaire Dal Molin, rischia seriamente di rientrare nell'amministrazione Variati proprio per occuparsi di quella tangenziale nord che tanto voleva e che ora riceve in cambio della pista strenuamente, e vanamente, difesa.
Tu chiamale, se vuoi, rototraslazioni. La verità è che il possibile, anzi probabile, passaggio di Cicero nella squadra del sindaco di centrosinistra che considera la realizzazione del Parco della Pace come una grande vittoria è considerato dal difensore del Dal Molin come una mossa assolutamente coerente. Altro che rototraslazione, seguite il discorso dell'ex, e presto rientrante, assessore: il governo ha appoggiato le richieste dell'amministrazione di Vicenza, io sto col governo, ergo, posso entrare nella giunta Variati. Il quale, per inciso, gli sta facendo una corte discretamente serrata.

 «No, non vorrei commentare questo epilogo, però ci sono due o tre cosette che meriterebbero di essere ricordate. Così, per correttezza, non per fare polemica. Anche se...». Ok, game over sul Dal Molin, ma dall'ultimo dei mohicani rimasto a difendere lo scalo aeroportuale con le frecce dell'ostinazione è logico attendersi una reazione. «Bisognerebbe tirar fuori tutte le delibere, tutti i documenti, roba ufficiale, mica chiacchiere - attacca -. Per esempio, cosa c'era scritto in quel famoso ordine del giorno del 26 ottobre 2006?».
Serata calda, quella del 26 ottobre 2006. E mentre il Consiglio comunale approvava il via libera alla base americana, in piazza dei Signori montava la protesta. «Sì, d'accordo, però in quell'ordine del giorno - ricorda Cicero - erano elencate alcune inderogabili garanzie chieste da Vicenza. Tra queste, la garanzia di esonero dell'amministrazione da qualsiasi onere per la realizzazione delle opere viabilistiche. E, soprattutto, "la garanzia di assenza di impatti negativi sull'attività dell'aeroporto civile Dal Molin, con totale mantenimento delle sue potenzialità di utilizzo turistico-commerciale". In sostanza dovevano pagarci la tangenziale e assicurarci il futuro dell'aeroporto. Non mi pare sia andata proprio così».
Del resto, fu proprio Cicero, su mandato di Hüllweck, a seguire la trattativa con gli americani. E l'idea iniziale era chiara: noi vi facciamo fare la base a est e voi ci date una mano a mantenere e a rafforzare l'aeroporto a ovest. Con la parte militare destinata a essere sdemanializzata a consegnata a Vicenza per la realizzazione di un ipotetico centro tecnologico. È finita che gli americani faranno la base a ovest e Vicenza avrà un parco a est. E le conclusioni di Variati, dal suo punto di vista, sono coerenti: il sindaco non ha mai voluto la base e, visto che doveva digerirla per forza, ha optato per la soluzione che ritiene più vantaggiosa.
Il bello della politica è che, con tutta probabilità, a seguire il decorso del progetto così concepito sarà proprio colui che lo voleva realizzato in maniera opposta. Così va il mondo.
«Io vorrei che Silvio Berlusconi mi concedesse cinque minuti», si allarga Cicero. O bella, proprio il premier che adesso ha ben altri problemucci da grattarsi. «Posso leggere uno stralcio della lettera che scrisse Berlusconi il 28 luglio 2008? - chiede Cicero senza attendere risposta -. "Il governo si è comunque assunto l'impegno, nel rispetto della storia aeroportuale di Vicenza, di ricostruire la pista". Ecco, vorrei che mi spiegasse perché ha cambiato idea».
Forse perché il sindaco Variati e il commissario straordinario Paolo Costa gli hanno prospettato un piano di sviluppo diverso? «Non parlatemi di Costa - sbotta Cicero - si era impegnato a rispettare quell'impegno in tutti i documenti possibili e immaginabili. E poi chiede che gli venga riconosciuta l'onestà intellettuale. Tutto gli riconosco, ma non quella».
La chiusura velenosa la riserva ai No Dal Molin. «Ricordo che avevano inscenato rumorose manifestazioni - dice - perché sostenevano che gli americani volevano servirsi dell'aeroporto per chissà quali missioni. E a chi faceva loro notare che si trattava di pure sciocchezze, rispondevano che a da Vicenza sarebbero presto partiti i bombardieri.
Anche il simbolo di quel movimento, con un aereo militare al centro, è un non senso. Ora dicono che questa è una vittoria. Ci sarà una base militare e non ci sarà l'aeroporto di Vicenza. Se questa è una vittoria...».
fonte: Marino Smiderle

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