lunedì 28 giugno 2010

BlogSicilia a tu per tu con l’onorevole Sonia Alfano

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Guardare in faccia le problematiche del nostro paese, analizzandole e parlandone “senza peli sulla lingua”. C’è chi lo fa ormai da tempo. È l’impressione che ho avuto incontrando Sonia Alfano, europarlamentare e funzionario della Regione Siciliana



Abbiamo discusso di molte cose, dalla “Legge Bavaglio”, definita «l’ennesimo tentativo di blindare le informazioni», alla rete telematica, concepita come «l’ultimo baluardo di democrazia».Nel corso dell’intervista osservo attentamente la mia interlocutrice, e non posso non pensare a come sarebbe stato il suo destino se l’8 gennaio 1993 non le avessero ucciso il padre, Beppe Alfano, un giornalista che parlava troppo, divenuto ad un certo punto evidentemente scomodo…






Cosa sarebbe successo?  Questa ragazza della provincia messinese avrebbe ugualmente sentito l’esigenza di fare politica, di dire la propria? Avrebbe mai costituito l’”Associazione Nazionale dei Familiari delle Vittime della Mafia”, della quale oggi è presidente?
Sonia Alfano mi sembra una donna tenace, energica, schietta, che dice ciò che pensa, che fa nomi e cognomi: non esita a puntare il dito contro Guido Bertolaso, il capo della Protezione Civile in Italia, mi racconta delle inefficienze e carenze gestionali osservate “sul campo” a L’Aquila, nei giorni seguenti al disastroso sisma che l’anno scorso ha frantumato la splendida terra d’Abruzzo.

Nel corso dell’intervista viene più volte fatto riferimento alla Sicilia:una terra verso la quale ho l’impressione che Sonia Alfano provi un certo odi et amo di catulliana ascendenza, una regione alla quale guarda con un pizzico di amarezza e forse anche di disincanto, colpevole, a suo dire, di non avere alcuna progettualità futura, di non aspirare al benessere dei cittadini come principale obiettivo da conseguire.




Troppi gli interessi economici in gioco nella nostra terra, vedi la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, operazione ritenuta utile «solo per agevolare e rafforzare i traffici di mafia e ‘ndrangheta».



Sono dure le sue parole, soprattutto quando definisce l’Italia un paese «senza democrazia né memoria», un paese che dimentica spesso e troppo in fretta, e dove tutto sembra passare in secondo piano, persino le sanguinose stragi di mafia del 1992.
Alla fine del nostro incontro le chiedo di cosa abbia più bisogno in questo momento la nostra nazione. Mi risponde senza esitazione, facendo riferimento ad «una straordinaria iniezione di cultura, di coraggio e di autostima». Un monito ad andare avanti, sempre e comunque.
Riprese di Simonetta Agnello. Montaggio e ottimizzazione di Davide Vallone. Intervista di Veronica Femmino, in collaborazione con la redazione di BlogSicilia.

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