Quella contro il dolore è una guerra che si combatte in primis per decretare una verità: non soffrire è un diritto di tutti. In alcuni casi, infatti, il dolore diventa malattia esso stesso. Da questa considerazione si evince come sia quindi da considerare, dunque trattare, alla stregua di altre patologie, indirizzando tutti gli sforzi a lenirlo e debellarlo.
I TIPI DI DOLORE - Purtroppo va detto che spesso è la persona in primis a non considerare il dolore come una sofferenza inutile, quindi da combattere con precisi interventi.Non sempre il dolore che diventa cronico è frutto di un'altra patologia o evento traumatico correlato, e talvolta siamo ormai abituati e rassegnati a quei dolori alla schiena e alle gambe, alle emicranie croniche che ci accompagnano da tempo. Sono, queste, tra le cause più comuni di dolore cronico. Altro discorso va fatto invece per quello legato a patologie di tipo oncologico.
LA LEGGE 38/2010 - Non provare dolore, che sia di tipo non solo oncologico, ma anche transitorio, acuto o da patologia cronica, per il cittadino italiano è un diritto esigibile, sancito da una legge di cui, tra i primi, nostro Paese si è dotato tre anni fa. Si tratta della Legge 38 del 2010, "Disposizione per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore".
Obiettivo della norma, quello di ribadire la necessità di mettere al primo piano la persona che soffre, garantendo a lei e alla famiglia che l'assiste il sollievo e la dignità in ciascun ambito in cui si viva la condizione di dolore: si trovi essa in casa, in ospedale o altro ambiente sanitario. La legge prevede che per la persona che soffre di dolore si attivino dei percorsi di cure palliative, terapie del dolore e assistenza domiciliare, a seconda dei casi e dei bisogni specifici, intraprendendo un percorso individuale di cura.
ANCORA MOLTO DA FARE - Onorevole scopo, quindi, quello della Legge 38/2010, ma non ancora raggiunto a pieno. E' infatti ancora a macchia di leopardo la sua concreta applicazione nel nostro Paese che non segue il tradizionale divario nord-sud, ma traccia una mappa disomogenea. Sono solo alcune, infatti, le regioni in cui risulta attiva una rete assistenziale di cure palliative e terapie del dolore. Secondo i dati forniti dal Ministero lo scorso giugno (Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 38/2010), solo Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Basilicata l'avrebbero attivata. In altre cinque regioni (Trentino, Marche, Puglia, Campania e Calabria, P.A.) la rete sarebbe in via di organizzazione. In particolare, a far registrare ancora ritardinell'applicazione della legge, è l'assistenza al paziente in età pediatrica.
LE CURE PALLIATIVE - Facendo un po' di chiarezza quanto a definizioni, per cure palliative si intendono quegli interventi nei confronti di malati per i quali non c'è possibilità di guarigione, poiché la patologia non risponde a trattamenti specifici. In quel caso è un accompagnamento indolore verso l'inevitabile morte. Da non trascurare, in questo delicato frangente, anche la dimensione psicologica del dolore. E' infatti fondamentale garantire un supporto alla persona per affrontare la parte terminale della propria esistenza nelle condizioni di malato, ma anche dare alla famiglia lo stesso appoggio psicologico per affrontare anche il momento della perdita del congiunto e del successivo lutto.
ASSISTENZA DOMICILIARE E CENTRI - Con l'obiettivo di ridare autonomia e dignità alla persona che soffre, tra gli interventi previsti c'è l'erogazione dell'Assistenza domiciliare integrata. Si tratta di una particolare forma di presa in carico della persona, erogando assistenza di tipo multidisciplinare al suo domicilio, così che la condizione sia il più sopportabile e dignitosa possibile.
Gli interventi terapeutici contro il dolore possono anche essere erogati da strutture con prestazioni di tipo ospedaliero e ambulatoriale. Al fine di facilitarne la individuazione al cittadino, il Ministero ha mappato i centri italiani dedicati a cure palliative (Hospice) e terapia del dolore.
PREVENZIONE, DIAGNOSI E TRATTAMENTO - Fondamentale è, quindi, il dialogo con il proprio medicoanche di base, che è chiamato ad ascoltare e registrare ogni piccolo segnale di dolore del paziente, al fine di meglio orientarlo verso la corretta terapia. I numeri del dolore cronico, in Italia, sono da capogiro: si stima che ad esserne colpito sia il 20% della popolazione: circa 12 milioni di persone. Si tratta di un numero che va letto anche alla luce delle ricadute anche sociali ed economiche per l'intero Paese: persone afflitte da dolore sono persone che non riescono a lavorare in modo continuativo e che assumono farmaci talvolta non appropriati.
INFORMARE PER CONOSCERE - L'altro numero che sconcerta è la percentuale del 35% di queste persone che ignorerebbe l'esistenza dei centri specialistici in cui il dolore viene trattao e curato. Per questo motivo è fondamentale informare la popolazione su quali siano i loro diritti, auspicando al contempo una concreta applicazione più capillare della legge 38/2010. Con lo scopo di informare, si celebra pertanto, il prossimo 12 ottobre, 'Cento città contro il dolore': la giornata internazionale promossa dalla Fondazione Isal, dedicata alla conoscenza del dolore, dei suoi trattamenti e dei diritti dei cittadini. La Giornata prevede in Italia iniziative di sensibilizzazione e informazione nelle principali città: nelle piazze, volontari e medici spiegheranno ai cittadini come e dove sia possibile curarsi e divulgheranno il numero verde gratuito della Fondazione ISAL, a cui è possibile rivolgersi per avere consigli e aiuto. In occasione dell'evento, sarà distribuito ai cittadini nelle piazze e negli ospedali un questionario - compilabile anche on line - per testare quanto le persone conoscano le opportunità terapeutiche relativamente al dolore cronico e il loro grado di soddisfazione in caso di terapia in atto.
Per approfondire:
Il testo della Legge 38/2010
Francesca Martin
FONTE: http://www.disabili.com/
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