Ricerca statunitense individua nel frutto una molecola che protegge dall'Hiv
Una banana è più forte di due farmaci antiretrovirali. È quanto sembra emergere da uno studio pubblicato sul Journal of Biological Chemistry, secondo cui la lectina, una molecola presente all'interno del frutto, ha la capacità di incollarsi alla glicoproteina g20 dell'Hiv, impedendole di infettare le cellule sane.
La ricerca, firmata da David Marvovitz della University of Michigan Medical School, ha svelato così le proprietà della BanLec – con questo termine è stata ribattezzata la lectina –, che potrebbe divenire la base per lo sviluppo di una sostanza microbiocida che prevenga l'infezione. La sperimentazione in provetta ha dimostrato la potenza della lectina, pari a quella di due farmaci antiretrovirali oggi in uso, T20 e Maraviroc. Ovviamente, è necessario tradurre queste proprietà in applicazioni concrete.
La velocità con la quale si propagano le nuove infezioni supera di molto supera di molto quella con cui i nuovi sieropositivi si affacciano alla terapia, con un rapporto di 1 nuovo paziente per 2,5 nuove infezioni. È evidente pertanto l'importanza di trovare un principio attivo in grado di rallentare la diffusione del virus Hiv, in particolare in quei paesi in via di sviluppo dove più complicato risulta l'approccio alle terapie.
Leggi altre informazioniLa ricerca, firmata da David Marvovitz della University of Michigan Medical School, ha svelato così le proprietà della BanLec – con questo termine è stata ribattezzata la lectina –, che potrebbe divenire la base per lo sviluppo di una sostanza microbiocida che prevenga l'infezione. La sperimentazione in provetta ha dimostrato la potenza della lectina, pari a quella di due farmaci antiretrovirali oggi in uso, T20 e Maraviroc. Ovviamente, è necessario tradurre queste proprietà in applicazioni concrete.
La velocità con la quale si propagano le nuove infezioni supera di molto supera di molto quella con cui i nuovi sieropositivi si affacciano alla terapia, con un rapporto di 1 nuovo paziente per 2,5 nuove infezioni. È evidente pertanto l'importanza di trovare un principio attivo in grado di rallentare la diffusione del virus Hiv, in particolare in quei paesi in via di sviluppo dove più complicato risulta l'approccio alle terapie.
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Andrea Sperelli
FONTE : http://www.italiasalute.it/