sabato 18 settembre 2010

SANGUE INFETTO. GENOCIDIO SILENZIOSO

Ascolta il post Listen to this Page. Powered by Tingwo.co

Tra gli anni '80 e '90  oltre 70mila persone hanno contratto l'epatite B e C, 2mila l'Aids e, ad oggi,  4500 sono morte. La chiamano malasanità. Una parola più adatta sarebbe  “genocidio”.   E' la storia dello  scandalo del sangue infetto scoppiato a Padova nel lontano 1994. Un traffico  di plasma internazionale che, venduto al ribasso nel nostro Paese, andava a  contagiare migliaia di pazienti a causa dei mancati controlli a carico del  Ministero della Salute. Secondo il risultato delle indagini, i dirigenti di  alcune cause farmaceutiche erano a conoscenza della pericolosità di questo  sangue, utilizzato principalmente per la produzione di farmaci salvavita per  emofiliaci e talassemici, ma non fecero assolutamente nulla. E così migliaia  di italiani contrassero i virus dell'epatite e dell'Aids. Migliaia di storie  diverse ma uguali, fatte di malattia e sofferenza. Vite rovinate e gettate al  vento, in nome della solita logica del business ad ogni costo, del guadagno e  del profitto.

Da lì battaglie interminabili nei tribunali, processi spostati e  capi d'imputazione cambiati. In gioco non più la vita, irrimediabilmente  compromessa da questo diabolico traffico, ma la giustizia, il diritto di  vedere i colpevoli pagare per un reato difficile perfino da concepire e di  ricevere, magra consolazione, un indennizzo per ovviare alle difficoltà  materiali della vita affetta dalla tragedia. Un processo interminabile, che  non tutti, purtroppo, avranno il tempo di vivere fino alla fine. Degli  imputati, ormai avanti con gli anni, forse nessuno andrà in prigione a pagare  per quello che ha fatto. L'ultimo capitolo risale al 2008, con il nuovo rinvio  a giudizio per epidemia colposa, oggi in attesa della pronuncia del tribunale  di Napoli.   Difficile trovare le  parole giuste per descrivere la vergogna di una simile tragedia. Difficile  trovare le parole giuste per condannare l'ignavia dei colpevoli di quello che  è stato. Ma è ancor più difficile capire perché, dopo circa vent'anni, ancora  non si sia arrivati alla conclusione di questa piaga che affligge migliaia di  persone e altrettante famiglie. Persone non solo colpite dal flagello della  malattia, ma addirittura costrette a lottare per vedersi attribuire un  risarcimento che, anche se nemmeno lontanamente in grado di alleviare le  sofferenze patite, aiuterebbe ad affrontare la vita nelle sue piccole  difficoltà materiali. Persone che come Luca, un ragazzo di Taranto, riceve un  misero vitalizio di 590 euro al mese, con il quale deve viaggiare l'Italia in  cerca di cure e sollievo.   Adesso, dopo anni di  battaglie e sentenze, ottenute anche grazie all'aiuto di alcune associazioni  nate sul territorio, segno tangibile della genuina linfa vitale che ancora  scorre nella società italiana, altri due spauracchi pendono sulla vita di  queste persone: la considerazione della prescrizione e dell'ascrivibilità del  danno patito, cavilli legislativi nel quale rischia di spegnersi il fuoco  della speranza dei tanti cittadini che credono ancora nella Giustizia e nelle  istituzioni ad essa preposta. Due eventualità impensabili nel caso presente di  una vera e propria epidemia, quale si può definire la morte di 4500 innocenti.     D'altronde la Corte  Europea dei Diritti dell'Uomo ha tirato in giudizio più volte l'Italia per  come ha trattato i danneggiati da sangue infetto e farmaci infetti, la prima  volta nel 2000 e poi nel 2009, sia per aver discriminato alcuni malati nel  risarcimenti che per la durata dei processi. Una lunghezza che ha dell'assurdo  viste le condizioni di salute particolari e precarie dei contagiati, molti dei  quali non vedranno mai l'epilogo del processo che li riguarda. Possibile che  bisogni guardare oltreconfine per vedere stigmatizzate simili assurdità?  Evidentemente in Italia si.   L'auspicio è che la  Giustizia faccia fino in fondo il suo corso, ponendo la parola fine a questa  terribile vicenda, nella speranza che non si debba più parlare di simili  catastrofi.   Come eurodeputato sarà  mio dovere verificare in che misura gli standard europei di sicurezza nelle  trasfusioni di sangue siano stati disattesi in Italia.   Nel frattempo c'è chi  parla di processo breve, prescrizione ed impunita'.

0 commenti:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...