mercoledì 15 settembre 2010

Peschereccio mitragliato, la Lega attacca: “Le scuse non bastano”

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La sparatoria contro l'imbarcazione Ariete di Mazara del Vallo è avvenuta in acque internazionali e non ha causato feriti tra i membri dell'equipaggio
“Le scuse non bastano”. Il presidente della Commissione Esteri della Camera, Stefano Stefani, lo dichiara oggi al quotidiano leghista ‘La Padania‘  commentando in merito alla questione del peschereccio di Mazara del Vallo. L’imbarcazione italiana era stata mitragliata domenica sera da una motovedetta libica, a circa 30 miglia dalle coste libiche. Secondo Stefani: “Bisogna pretendere che vengano ridefinite le regole d’ingaggio e che si risolva una volta per tutte la questione delle acque internazinali tra Italia e Libia”.
Gaspare Marrone, capitano del peschereccio mazarese “Ariete” bersagliato di colpi, aveva smentito ieri l’ipotesi dell’”equivoco” avanzata dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, il quale aveva sostenuto che si trattasse di un “errore di interpretazione”, originato magari dalla convinzione che a bordo ci fossero degli immigrati irregolari. “Era evidente che fossimo dei pescatori italiani. Glielo avevo detto prima dell’attacco – afferma, invece,  il capitano. – Non so perche’ il ministro dica queste cose, ma tutto si puo’ affermare tranne che sia stato un incidente. Ne’ e’ possibile sostenere che ci abbiano scambiati per clandestini. Hanno sparato per colpirci e potevano ucciderci”.

Duri i commenti del vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, presidente del Consiglio Cei per gli Affari giuridici. “E’ intollerabile pensare che sia lecito sparare su navi che trasportano immigrati. C’è una cutura del respingimento inaccettabile – ha affermato il vescovo. – Assistiamo a una vera e propria inerzia del governo italiano. Non c’è alcuna iniziativa politica che metta mano quanto meno ad affrontare la questione della competenza circa le acque del Mediterraneo”. “Noi siamo molto preoccupati – conclude – per la facilità con cui si mette mano alle armi e si attenta alla vita delle persone”.

Sono numerose le reazioni di politici e autorità sui fatti di domenica sera quando una motovedetta libica con a bordo anche militari italiani ha sparato contro un peschereccio di 
Mazara del Vallo. L’imbarcazione che ha aperto il fuoco è una delle sei, appartenenti alla Guardia di finanza, che il governo italiano ha consegnato alla Libia nell’ambito dell’accordo per contrastare l’immigrazione clandestina. A essere presa di mira a pochi giorni dalla discussa visita di Muhammar Gheddafinel nostro Paese è stato il peschereccio Ariete, che non si è fermato all’alt intimato dalla motovedetta libica, su cui i nostri militari svolgevano la funzione di osservatori e consulenti tecnici prevista dall’accordo.

Secondo quanto ha riferito il comandante del peschereccio 
Gaspare Marrone, l’assalto è avvenuto al confine con la Tunisia in acque che le autorità libiche continuano a considerare di propria esclusiva competenza, nonostante le norme del diritto marittimo internazionale. ”Siamo vivi per miracolo, hanno sparato all’impazzata sfiorandoci – ha raccontato Alessandro Novara, un membro dell’equipaggio –. Solo per un caso non hanno provocato l’esplosione di alcune bombole di gas”. La sparatoria al largo delle coste della Libia non ha avuto conseguenze sull’equipaggio, che è riuscito a evitare l’abbordaggio e ha proseguito la navigazione verso il porto di Lampedusa, dove è giunto questa mattina. La procura di Agrigento ha aperto un fascicolo conoscitivo sulla vicenda. Secondo una prima ricostruzione, i fari della motovedetta battente bandiera libica, illuminano all’improvviso il motopesca “Ariete”.  Si sente un avvertimento a consegnarsi, ma l’equipaggio del peschereccio di Mazara del Vallo dà forza ai motori. Teme un sequestro, come avvenuto in passato per altre imbarcazioni siciliane. I libici allora vanno all’inseguimento e sparano: uno, due, tre raffiche di mitraglia. I magistrati agrigentini sentiranno al più presto l’equipaggio dell’“Ariete” per chiarire alcuni passaggi.

L’Ariete è un peschereccio d’altura di 32 metri con dieci uomini d’equipaggio, che in passato è stato protagonista di numerosi interventi di soccorso a barconi di migranti in difficoltà. Per lo spirito di abnegazione dimostrato in queste occasioni, nel giugno del 2008 il capitano Marrone e il suo equipaggio hanno ottenuto il premio “Per mare”, istituito dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati.

Anche per il ministro degli Esteri, 
Franco Frattini, l’attacco libico e’ stato “un incidente grave” che pero’ “nulla cambia nei rapporti” tra i due Paesi. Per il ministro egli Esteri il comandante del motopesca “Ariete” attaccato da una motovedetta libica “sapeva di pescare illegalmente”. Il titolare della Farnesina lo ha sottolineato rispondendo alla domanda di un giornalista a margine di un’audizione al Senato. Sull’episodio il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha comunque disposto un’inchiesta per accertare quanto accaduto.

La Farnesina, su indicazione di Frattini, ha attivato l’ambasciata d’Italia a Tripoli “per acquisire, in raccordo con le competenti autorità libiche, dettagliati elementi sulla vicenda e per accertare l’esatta dinamica dei fatti, alla luce dello stretto rapporto di collaborazione fra i due Paesi”. Tripoli risponde annunciando la nomina di un comitato d’inchiesta sui motivi dell’incidente. L’ambasciatore libico a Roma
 Abdulhafed Gaddur, minimizza: “Questi errori accadono in varie zone del mondo” e  conferma: “Il rapporto tra Italia e Libia è più forte di queste polemiche”. Mentre il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, dispone un’inchiesta per accertare se i mezzi donati dall’’Italia per potenziare il contrasto all’immigrazione clandestina siano stati utilizzati in maniera “non coerente” con le previsioni del Trattato firmato nel 2007.

Alle opposizioni quanto fatto dal governo non basta. Idv, Pd e Udc hanno chiesto di riferire in Parlamento sull’incidente. ”Il governo deve riferire in Aula anche sulle implicazioni per la nostra politica estera – ha detto il capogruppo Idv alla Camera 
Massimo Donadi –. L’Italia ha accolto il dittatore Gheddafi come non avrebbe dovuto, gli ha concesso di tutto e di più, con il risultato che i nostri pescherecci vengono mitragliati dalle vedette libiche”. Pierferdinando Casini si dice indignato e aggiunge: “abbiamo subito le beffe e oggi anche il danno”. Mentre il senatore del PdBeppe Lumia si chiede: “Sono questi i risultati del Trattato di amicizia Italia-Libia stipulato da Berlusconi con il suo amico Gheddafi?


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