martedì 17 agosto 2010

L'inganno del governo tecnico.

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In politica non esistono governi "tecnici" o tanto meno di "salute pubblica". Invocare l'interesse generale, la tenuta dell'ordinamento democratico e delle istituzioni, per giustificarli non funziona. Intanto perché nessun governo, sui grandi problemi economici, sociali e internazionali sarebbe "neutrale" ma produrrebbe scelte dettate dagli interessi "particolari" dominanti. Un tempo poteva essere scomodata la Costituzione, l'arco costituzionale e quello spirito antifascista che l' aveva prodotta. Ma la crisi a cui assistiamo oggi è esattamente il prodotto di una lacerazione del dettato e della lettera costituzionale che non può essere attribuibile semplicemente a Berlusconi. Questa crisi data esattamente dall'abbandono del sistema elettorale proporzionale, sul cui cardine era stata costruita la nostra Costituzione a tal punto che i costituenti votarono un emendamento dell'on.Calamandrei che proibiva i referendum in materia elettorale. Che avessero visto bene i costituenti nel voler mettere al riparo il diritto di tutti ad essere rappresentati in Parlamento da scelte plebiscitarie, populiste e autoritarie è oggi sotto gli occhi di chi ha almeno uno straccio di onestà intellettuale per riconoscerlo. Questo aumenta il rammarico per il fatto che la Costituzione vigente non è quella votata dai costituenti ma quella pubblicata e promulgata con un refuso tipografico che incidentalmente si dimenticò di riportare l'emendamento approvato dall'aula. E' incredibile però che i tanti analisti e l'arco delle forze politiche che imposero all'inizio degli anni '90 all'Italia il sistema maggioritario – chi prende un voto in più governa, alla faccia del suo peso reale nel Paese - si rifiuti ancora di fare una autocritica radicale di quella scelta. Con la classica paludata ipocrisia si assiste a vere e proprie acrobazie pur di non mettere in discussione la ragione principe dell'attuale crisi di credibilità istituzionale : il bipolarismo. Certo si dice che il bipolarismo non ha funzionato ma, si aggiunge, perché il vero bipolarismo in Italia non si è mai avuto. 

Bipolarismo forzoso e pensiero unico della "razza padrona" 


Questo approccio ipocrita al problema , se non disinnescato per tempo, è foriero di nuovi , devastanti errori/orrori istituzionali. Un tempo si diceva che il parlamento doveva essere lo specchio del Paese. Negli anni , con l'introduzione del maggioritario e il bipolarismo forzoso, il Parlamento si è trasformato in una lente deforme del Paese, con milioni di italiani senza più rappresentanza e con l'espulsione dal palazzo sia della rappresentanza del conflitto sociale che del punto di vista pacifista. Siamo arrivati all'assurdo che la larga maggioranza degli italiani è favorevole al ritiro delle truppe in Afghanistan ma che il Parlamento, ridotto ad una caserma, vota all'unanimità il proseguimento di una missione suicida e senza via di uscita. Il punto di vista del mondo del lavoro,inoltre, è totalmente cancellato. Lo dimostra l'incredibile accondiscendenza del mondo politico a personaggi come Montezemolo, Marcegaglia e Marchionne. La "razza padrona" è il vero cemento ideologico, il nuovo arco costituzionale, che unisce l'una all'altra parte dell'emiciclo parlamentare. 

Il governo tecnico è la negazione del ritorno al proporzionale 


In questi due decenni Berlusconi ha approfittato dello sconquasso costituzionale prodotto dall'ubriacatura maggioritaria/bipolare/presidenzialista per usare le istituzioni prodromo sua. Fini e Casini, dopo averglielo consentito per anni, ritengono adesso che bisogna salvare il cuore del berlusconismo - la politica ridotta ad azienda e l'interesse supremo del mercato - liberandosi di Berlusconi reputato ormai non più presentabile. Lo fanno spostando ulteriormente a destra l'intero asse politico tanto da far assumere all'ultimo segretario dell'MSI-DN il ruolo di paladino della democrazia. Nella proposta del "governo tecnico" non solo il PD, ma anche l'IDV, i grillini e – anche se con una posizione più articolata e prudente- lo stesso Vendola, si dimostrano subalterni a questo progetto. Si dice: non si può andare al voto con questa legge elettorale perché altrimenti Berlusconi e Bossi rivincono. L'obiezione ha una sua consistenza ma la ricetta proposta , il governo tecnico , è veramente la soluzione più praticabile e più che altro la più utile alla democrazia italiana? Il cosiddetto governo tecnico dovrebbe agire in un contesto drammatico di crisi economica e sotto dettatura delle ricette della Banca Centrale Europea e di Confindustria. L'attuale opposizione parlamentare si troverebbe di fatto a gestire una situazione sociale esplosiva dovuta ai draconiani tagli allo stato sociale fatti dall'ultima manovra governativa le cui conseguenze sulla carne viva del Paese si vedranno soltanto al ritorno dalle ferie. Se un governo tecnico si forma sull'emergenza questa , lungi dall'essere risolta, finirà per acuirsi e giustificarne una sua lunga longevità. Si dice che dovrebbe durare solo lo stretto tempo per fare una legge elettorale. Ma quale legge elettorale scaturirebbe da questo contesto sociale in cui chi ha prodotto la crisi continua a reiterare proposte ancora più maggioritarie (magari con il ritorno ai collegi uninominali), presidenzialiste e "bifasciste"? Il governo tecnico è la negazione del ritorno al proporzionale esattamente perché è l'astrazione più enfatizzata della separazione del Palazzo dal Paese reale. 

Cinque minuti per abolire il premio di maggioranza e subito al voto 

Allora tenerci questa legge elettorale e andare al voto? Penso che le opposizioni, parlamentari e non, dovrebbero avanzare una semplice proposta di legge fatta di un solo articolo la cui approvazione richiederebbe pochi giorni tra Camera e Senato. Una proposta che semplicemente cancella dalla legge elettorale l' attuale premio di maggioranza . Premio che ha consentito a coalizioni minoritarie nel Paese come quella di Berlusconi di avere il 55% dei seggi alla Camera. Adesso non c'è più neanche il pretesto della governabilità chela legge doveva garantire, visto che per ben due legislature consecutive le coalizioni forzose sono implose su se stesse. A ben pensarci è il premio di maggioranza ad essere il cuore della "legge porcata" e non tanto invece l'impossibilità di eleggere i propri rappresentanti da parte dei cittadini a causa delle liste bloccate. Invece le critiche alla legge elettorale si concentrano – strumentalmte– solo su questo secondario aspetto. L'uscita vera dalla crisi istituzionale è il superamento del maggioritario e dunque di una norma elettorale che è riuscita ad essere più grave e devastante per la democrazia di quanto lo fu la legge Acerbo del 1924 e quella Scelba (detta legge truffa) del 1953. Abolire il premio di maggioranza significa tornare alla Repubblica parlamentare ovvero allo spirito e alla lettera della Costituzione vigente. Sarebbe anche il solo modo vero per sconfiggere Berlusconi (l'altro, con l'attuale legge, sarebbe una coalizione elettorale di tutte le opposizioni per impedire a PDL e Lega di accaparrarsi il premio di maggioranza. Ma sarebbe credibile?). Ci vogliono cinque minuti per ramo del Parlamento per fare questa piccola ma sostanziale modifica della legge e poi subito al voto. Non c'è bisogno di governi tecnici per farlo . Bastano pochi giorni a settembre e smetterla di avere paura di un voto finalmente libero. 

Alfio Nicotra


fonte : http://www.controlacrisi.org/

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