sabato 24 luglio 2010

Veronesi al Pd: "Pronto a dimettermi Proteggo la salute, non sto con Berlusconi"

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NUCLEARE

Il centrodestra ha offerto al professore la guida della nuova Agenzia sul nucleare. Bersani gli ha intimato che, se accetterà, dovrà lasciare il suo posto da senatore dei Democratici. La replica: "Pensavo che la sinistra trovarre congeniale avere all'Agenzia una persona che potesse rappresentare le sue idee"

di DARIO CRESTO-DINA
UMBERTO Veronesi non fa come i samurai che prendevano ogni decisione nello spazio di sette respiri, ma nel suo cuore tra il Pd e la presidenza dell'agenzia per il nucleare offertagli dal governo in questo momento una scelta c'è. Dirà di sì al ministro Prestigiacomo se la nomina non sarà una finzione per pescare nel campo del nemico. Dirà di sì perché non ha mai amato che siano altri a suggerirgli ciò che deve fare.

Professore, e così siamo arrivati al passo d'addio con il Pd?
"Parola sbagliata, sbagliatissima. Io non sono iscritto al partito. Il colloquio con Bersani è stato piacevole, tra due persone che hanno identica coscienza politica. Un confronto basato sulla stima reciproca. Lui è stato chiaro, io spero di esserlo stato altrettanto. No, guardi, la parola addio proprio non sta in piedi".

Eppure qualcuno in Senato solleva un sussurro che è un grido: "Tradimento".
"Non credo. Sul mio impegno fui chiaro già con Veltroni nel 2008. Non parteciperò attivamente all'attività di partito, gli dissi. Glielo ripeto a lei: non avendo la tessera del Pd, non mi sento di dare un contributo importante alle decisioni politiche. La mia passione è occuparmi della salute e dei problemi etici e sociali connessi alla scienza. Credo di essere stato eletto a Milano per questo. O mi sono sbagliato?".

Mettiamola così. Lei dice sì e si becca del voltagabbana da chi l'ha votato. Il primo pensiero di una persona normale è che il professor Veronesi è passato con Berlusconi. Giusto?
"Troppo semplice, giudizio manicheo. Sono a favore del nucleare da sempre. Non da oggi, non da pochi mesi. Se accetterò questo incarico lo farò per il progresso scientifico e per vedere questo paese che amo svilupparsi in modo civile. Berlusconi non c'entra".

Perché non ha dubbi sul ritorno del nucleare?
"Sono uno scienziato, la scienza smonta le paure. Mi affascina il pensiero che un neutrone scagliato contro un atomo di uranio possa far scaturire una quantità di energia così gigantesca da risolvere buona parte del fabbisogno energetico del mondo. Il nucleare può affrancarci dalla dipendenza dal petrolio, un giogo che ha scatenato sanguinosi conflitti. Una fonte dannosa alla salute dell'uomo e a rischio di immensi disastri ambientali come dimostra la recente catastrofe alla Bp".

Nessuna alternativa?
"In questo momento no. Per il solare ritengo sia necessaria una politica di grandi investimenti nella ricerca oggi non attuabile. Le potenzialità del solare sono molto elevate, ma la tecnologia è in ritardo e i soldi per accelerarla non ci sono".

Che cosa risponde all'opposizione degli ambientalisti?
"Sono molto influenzato dalla matematica e dalla fisica, mi sono battuto perché le innovazioni nella fisica fossero introdotte nella medicina e nelle terapie per la cura del cancro. Non mi nascondo certo che la costruzione di centrali nucleari sia un'altra cosa, sia materia delicatissima e non priva di rischi, ma il pericolo di un incidente, l'unico per la salute connesso al nucleare, è ormai vicino allo zero. Credo che questa sia un'opinione condivisa dalla maggior parte degli scienziati".
Torniamo alla politica. Si aspettava una posizione così dura da parte del Pd, tanto da giungere al diktat delle dimissioni?
"Pensavo che la sinistra, storicamente impegnata nella protezione della salute, trovasse congeniale alla sua cultura il fatto di mettere come responsabile della sicurezza nucleare una persona che la rappresenta. Invece non è stato così".

Si dimetterà?
"Nessun problema. Sull'incompatibilità avevo deciso prima che il partito si esprimesse. Se accetto il ruolo lascio la carica di senatore. Non per ragioni partitiche, ma per motivi pratici. Voglio continuare a fare il medico. Tre lavori insieme non li reggo. Ma al Pd vorrei dire un'ultima cosa".

Lo faccia.
"C'è un dettaglio dell'agenzia che nessuno ha considerato. Si tratta di un istituto per la sicurezza che non ha il compito di decidere se e dove le centrali saranno costruite. Questa è materia del governo. Ho accolto con favore la proposta di considerare la mia candidatura perché come medico ho speso la mia vita non solo a combattere il cancro, ma anche a prevenirlo. Regolamentare la sicurezza del nucleare è un ambito in cui ritrovo 50 anni delle mie ricerche scientifiche. La mia posizione nell'agenzia non avrebbe niente a che vedere con la politica energetica del paese. Peccato che alcuni colleghi pd non l'abbiano voluto capire".

Deluso dalla sua esperienza in Senato?
"Certo, l'attività senatoriale non è esaltante! Ma no, non sono deluso".

Lei compirà 85 anni a novembre. È nella gerontocrazia di questo paese. Non si sente troppo vecchio per questo incarico?
"Probabilmente lei ha ragione, sarebbe stato meglio offrirlo a uno più giovane di me. Forse chi mi ha fatto la proposta ha considerato più importante dell'età la mia esperienza, la mia attitudine a essere distaccato, al di sopra delle parti, e una certa mentalità di tipo strategico".

Quindi si può dire che è fatta?
"Non ancora. Io non ho fretta. Non conosco i margini decisionali e operativi della mia eventuale posizione. Non sono mai stato un fantoccio, voglio essere libero. E devo essere certo di non dovere abbandonare il mio ospedale e i malati. Questo sarebbe un vero tradimento e non lo farei mai. Ma neppure io voglio essere tradito. Questo deve essere chiaro a tutti".

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