lunedì 13 giugno 2011

AIDS - La Canapa curante

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La coltivazione della Cannabis è un diritto naturale come per il basilico o l'uva
vedi
LA VERA STORIA della CANAPA
Un diritto che ogni essere umano acquisisce al momento della nascita, poiché il patrimonio botanico del pianeta appartiene al genere umano. In uno stato di diritto non può esistere una legge che mette fuorilegge una parte così ampia della popolazione.
Seminiamo disobbedienza. 
 - By Paolo La Marca [Area Riduzione del Danno, Lila Nazionale]
Leggendo le liste di associazioni, organizzazioni e singoli individui che corredano i vari annunci relativi al movimento che reclama l'utilizzo terapeutico, e la legalizzazione, della cannabis (cannabis sativa, non scordiamoci che in definitiva si tratta solo di una pianta) che attraversa il nostro paese, vi sarà sicuramente capitato di scorgere il nome della Lila. Potrebbe a questo punto sorgere spontanea una domanda: cosa ci fa una organizzazione non governativa, dedita alla ricerca, alla difesa dei diritti, all'implementazione di svariate attività di prevenzione e informazione nel campo dell'Aids, all'interno di questo movimento ? Una risposta a tale domanda è complessa ed articolata: prima di tutto la Lila è impegnata da anni sul fronte del rapporto fra consumo di stupefacenti e Aids, nell'ottica della riduzione del danno. Se il rapporto fra droghe e Aids nel caso del consumo di stupefacenti per via endovenosa è diretto (trasmissione del virus Hiv tramite uso promiscuo di siringhe), non meno importante è il rapporto fra il consumo di "nuove" droghe (ecstasy-like), con il loro potere disinibente, e la prevenzione di nuove infezioni per via sessuale. 
 In questo contesto si può inserire anche il consumo di cannabinoidi che, non dimentichiamolo, è diffuso maggiormente fra i giovani (14-25 anni di età circa). Inoltre bisogna tenere presente che, fra le sua varie attività, la Lila ha promosso e promuove ricerche per stabilire e misurare l'efficacia delle terapie anti-Aids, convenzionali o alternative. 
Da questo punto di vista l'efficacia curativa e lenitiva, in una parola terapeutica, della marijuana (cioè delle infiorescenze essiccate della pianta femmina, non impollinata, della cannabis sativa) è ormai dimostrata, a partire da documenti cinesi risalenti all'VIII secolo a.c.(!), fino alle più recenti ricerche cliniche attuate negli Usa, nel Regno Unito, in Olanda, in Germania e in tanti altri paesi. 
Fra le varie applicazioni terapeutiche della cannabis ampiamente documentate da una letteratura scientifica ormai vastissima troviamo: il trattamento delle patologie che causano dolori cronici, il supporto e la riabilitazione nei casi di sclerosi multipla e di paraplegie, il supporto per coloro i quali sono sottoposti a chemioterapia contro i tumori, la cura del glaucoma, il supporto nei casi di epilessia con la scomparsa delle crisi convulsive, il supporto per diverse affezioni delle vie respiratorie, l'incidenza estremamente positiva sull'appetito e sul recupero di peso (si pensi all'anoressia, ma anche alla sindrome da deperimento organico - wasting syndrome -causata dall'Aids), e così via. Queste considerazioni, di natura etica ancor prima che medica, sono alla base della decisione della Camera dei Lord di premere sul governo britannico perché avvii un protocollo di sperimentazione terapeutica della cannabis. Analoga situazione si sta avendo in Svizzera dove, oltre alla sperimentazione sulle applicazioni mediche, si propone un modello di legalizzazione simile a quello olandese. 
La grande sfida del movimento che vuole la cannabis "legale" anche in Italia è anche questa: intervenire sull'immaginario sociale, sulle agende politiche, sulle pratiche mediche per scardinare i pregiudizi e affermare la libertà inalienabile di curarsi come meglio si ritiene.
Tratto da: Il Manifesto 09-APR-2001

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