venerdì 9 luglio 2010

A favore di agenzie regionali pro-mercato e/o i colossi d’argilla del capitalismo made in Italy?

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Martedì 6 luglio abbiamo manifestato, attraverso un sit-in organizzato in
concomitanza con la seduta del Senato Accademico, la nostra contrarietà all’ assegnazione di uno stabile sito nell’area universitaria di Papardo al Consorzio Eurolink (General Contractor per la progettazione e costruzione del Ponte sullo Stretto). La nostra manifestazione aveva il significato di rivendicare il principale luogo della formazione ai saperi critici e alla democrazia, e non alla subordinazione all’impresa. D’altronde ritenevamo non compatibile con la concessione ad Eurolink l’ originaria destinazione dell’edificio. Alla nostra manifestazione il Senato Accademico ha risposto con una nota nella quale si affermava:”La concessione dell’immobile a Sviluppo Italia Sicilia è stata deliberata nel 2002 e, sulla scorta di essa, il concessionario può destinare locali imprese senza preventive autorizzazioni dell’Università, com’è avvenuto nel caso specifico”. In precedenza, però, era stata la stessa Sviluppo Italia Sicilia spa a dichiarare: “E’ stato il massimo rappresentante dell’ateneo a chiedere con lettera di mettere a disposizione di Eurolink e delle altre società l’edificio” (dichiarazione apparsa in un articolo di Michele Schinella pubblicato su Centonove del 25.06.10) Riteniamo giusto, quindi ritornare sull’argomento per esprimere il nostro punto di vista. Un punto di vista che avremmo voluto esprimere direttamente al Rettore ed al Senato Accademico che, invece, chiusi a riccio in un Università blindata dalle forze dell’ordine, hanno pensato di negarsi ad una democratica interlocuzione con istanze provenienti dai cittadini. La struttura assegnata comprende, in particolare, l’“Incubatore d’Imprese” finanziato e realizzato con i fondi della legge 208 del 1998 riservati «agli interventi di promozione, occupazione e impresa nelle aree depresse». Secondo la definizione formulata dalla National Business Incubators Association (NBIA), un Incubatore è uno “strumento di sviluppo economico progettato allo scopo di accelerare la crescita ed il successo di iniziative imprenditoriali mediante un insieme strutturato di risorse e servizi”. La finalità di un incubatore è dunque “quello di generare aziende di successo, in grado di uscire dal programma di supporto avendo raggiunto autonomia e solidità finanziaria”. Tra gli obiettivi strategici di un incubatore, “la creazione di posti di lavoro; il sostegno all’economia locale; il trasferimento tecnologico e valorizzazione dei risultati della ricerca; la rivitalizzazione di aree depresse; la diversificazione produttiva; la promozione di specifici settori industriali; la promozione economica di specifici gruppi sociali”.



Relativamente agli incubatori sorti in ambito accademico, essi rispondono all’

esigenza delle Università d’intensificare il trasferimento tecnologico e le

relazioni industriali, favorendo i propri studenti, ricercatori, docenti e

laboratori di ricerca, sviluppando la collaborazione con le aziende e

partecipando attivamente allo sviluppo locale. Nello specifico dell’Incubatore

d’Imprese dell’Università di Messina, fu presentato un piano finanziario per 4

milioni di euro circa, anche se non è mai stato specificato il reale ammontare

dei fondi pubblici poi ottenuti per l’implementazione dell’incubatore. Il

complesso si sarebbe dovuto estendere su un’area complessiva di 4.400 mq.



Grazie ad un protocollo d’intesa siglato il 12 dicembre 2002 tra l’allora

rettore dell’Università degli Studi di Messina, Gaetano Silvestri, e Sviluppo

Italia, l’incubatore venne concesso in uso a Sviluppo Italia Sicilia. Le

finalità dichiarate della concessione puntavano al “rinvigorimento dell’

economia locale” e all’“offerta di spazi ai giovani per esprimere la propria

capacità d'impresa in una città poco competitiva”. Il protocollo nel dettaglio

prevedeva l’impegno dell’Università a concedere in uso a Sviluppo Italia “l’

edificio in costruzione all'interno del polo scientifico, che sarà completato

dalla stessa società, con fondi propri, per dare la possibilità alle imprese di

insediarsi avendo a disposizione incentivi ed una finanza agevolata”.Secondo il testo della convenzione, l’incubatore di contrada Papardo doveva

essere destinato all’ospitalità di spin-off industriali derivanti dalla ricerca

scientifica.Nonostante i notevoli ritardi nel decollo della nuova

infrastruttura, nella “Relazione sui risultati delle attività di ricerca, di

formazione e di trasferimento tecnologico nell'anno 2008”, l’Università degli

Studi di Messina rifocalizzava la propria attenzione al “crescente interesse

dell’Ateneo messinese per il tema del trasferimento tecnologico e della

creazione di nuove imprese, in particolare gli spin-off, nell'ambito di un

ampliamento e rafforzamento delle interazioni già esistenti con il sistema

produttivo”. Nel sottolineare l’esistenza di cinque imprese spin-off sostenute

dall’Ateneo messinese nei settori dell’elettronica, high-tech, scienza della

separazione, la Relazione annunciava il “completamento” dell’incubatore d’

impresa, che “offrirà possibilità concrete di promozione al territorio nel

quale l’Università opera, e in generale a coloro, potenziali imprenditori, che

ne facciano richiesta”.



Sviluppo Italia Sicilia ha un capitale sociale di 6.816.066,92 euro,

controllato al 100% dalla Regione Siciliana (100%) che, a sua volta, è pure

azionista di minoranza della Stretto di Messina S.p.A, la società

concessionaria per l’attraversamento stabile dello Stretto che ha assegnato ad

Eurolink la progettazione, realizzazione e gestione post-opera del Ponte tra

Scilla e Cariddi. Con la stipula di un contratto di locazione degli immobili di

contrada Papardo, ottenuti in concessione dell’Università di Messina, Sviluppo

Italia Sicilia, cioè la Regione, si trova a dover esercitare il proprio

controllo sulle attività attribuite ad Eurolink, mentre contemporaneamente

riceve dalla stessa associazione temporanea d’imprese, i canoni mensili per l’

affitto del core business del Ponte sullo Stretto.


A esprimere un giudizio fortemente critico sull’intera operazione, il

professore Guido Signorino, ordinario di Economia applicata e responsabile

della sezione “Economia” del Centro Studi per l’Area dello Stretto “Fortunata

Pellizzeri”.


Il professore Signorino ricorda come la permanenza nell’incubatore ha sempre

una durata limitata, trascorsa la quale l’impresa esce dalla struttura per

affrontare il mercato con le forze nel frattempo maturate, rendendo disponibile

a nuove attività lo spazio occupato. «La permanenza nell’incubatore di Messina

- spiega l’economista - era definito nell’accordo di concessione in 36 mesi,

eccezionalmente prorogabili fino a 60, in modo da generare un flusso continuo

di imprese nuove e innovative». Il consorzio Eurolink non presenterebbe invece

alcuna caratteristica idonea a consentirgli di diventare l’ospite-beneficiario

della struttura. «Non si tratta di una impresa “nuova”, risultando dalla

costituzione in consorzio dell’associazione di imprese vincitrice della gara

per il general contractor del Ponte, svoltasi tra il 2005 ed il 2006», aggiunge

Signorino. Nessuna delle società di costruzioni che compongono l’ATI ha sedi o

filiali nell’area dello Stretto di Messina (alcune sono, anzi, straniere) e

sono tutte di antica formazione e nella titolarità di corporation e gruppi

azionari di rilevanza nazionale (famiglie Benetton, Gavio e Ligresti per

Impregilo, società capofila Eurolink).


«Sicuramente il Ponte non è frutto di “progetti di ricerca” dell’Università di

Messina, né il consorzio è costituito da imprenditori giovani e non

sufficientemente attrezzati per affrontare i costi normali della permanenza sul

mercato», afferma ancora il professor Signorino. «In relazione alla durata

della locazione, Eurolink dovrebbe installarsi prima dell’inizio dei lavori,

che avranno una durata minima di sei anni. Occorre dunque pensare ad una

permanenza per lo meno pari ad 80 mesi. Per ciò che riguarda il costo della

locazione, non noto, occorre ricordare che la logica dell’incubatore non è

quella della valorizzazione reddituale degli immobili. Sviluppo Italia è una

SpA pubblica nata per promuovere le imprese, non per incrementare la sua

rendita con l’affitto di locali ottenuti in concessione». L’economista rileva

infine che lo stabile di contrada Papardo è in via di ristrutturazione con un

finanziamento pubblico concesso per lo specifico scopo di realizzarvi l’

“incubatore”: «la sua utilizzazione a beneficio del consorzio Eurolink

costituirebbe, a mio avviso, una distorsione di tali finalità, di cui si

gioverebbe un gruppo di imprese già esistenti e attive sul mercato

internazionale».


Va in conclusione sottolineata la visione tutta spinta sul “mercato” e le

“imprese profit” del presunto incubatore d’imprese di contrada Papardo, quando

molte esperienze internazionali sono molto meglio puntate verso incubatori

accademici preposti all’accompagnamento, formazione, ricerca e sostegno degli a

favore delle cosiddetta “economia solidale” (no profit, cooperativismo, ecc.).

Perché queste esperienze, tra l’altro sostenute con fondi della cooperazione

internazionale (Unione Europea) funzionano con esito mentre a Messina

falliscono miseramente e l’Università abdica al proprio ruolo guida a favore di

agenzie regionali pro-mercato e/o i colossi d’argilla del capitalismo made in

Italy?


ReteNoPonte

retenoponte@retenoponte.it

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