giovedì 8 luglio 2010

Addestramento militare per i più giovani, questa ci mancava

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 Il governo cerca di far approvare una legge che invita a passare tre settimane in caserma per imparare a combattere. Spesa complessiva, venti milioni di euro.

di Vittorio Bonanni per controlacrisi.org
Bisogna riconoscere che siamo stati abituati a tante cose soprattutto in questi ultimi anni di potere berlusconiano. Come se il Presidente del Consiglio e i suoi collaboratori, consapevoli che comunque un’era sta per finire come succede per tutte le umane vicende, stiano dando libero sfogo alle loro brillanti idee, perché poi dopo chissà se ci sarà qualcuno a metterle in pratica. Oggi dopo le manganellate ai terremotati dell’Aquila e alla manifestazione dei disabili, costretti con il caldo a scendere in piazza per difendere dei diritti che sembravano inalienabili, ecco la notizia che riempirà di gioia i giovani e soprattutto il loro futuro. Il ministro della Difesa La Russa, la ministra dei giovani Meloni e quello dell’economia Tremonti hanno pensato di organizzare tre settimane di addestramento militare con tanto di divisa, una sorta di corso di formazione militare nel caso, i giovani, pensassero nel futuro di andare in giro per il mondo in missione militare visto che qui di prospettive non ve ne sono. Costo di questa operazione che si svilupperà nel corso di tre anni: venti milioni di euro, che in tempi di crisi ci sembra veramente un investimento ideale. Una cifra così alta è giustificata anche dal
fatto che le caserme sono ridotte in pessime condizioni e dunque vanno restaurate, con una spesa di quattro milioni di euro.

Poi ne serviranno 350.000 per il materiale didattico e 850mila per quelle addestrative con tanto di poligono di tiro ed addestramento all’uso delle armi. Pensare che quegli edifici possano essere usati per dare spazio a musei, biblioteche, centri studi o ludici, per i bambini insomma, non è certo nelle cose. Anche perché il progetto in fondo questi obiettivi li raggiunge se pensiamo che «si pone nell’ambito delle iniziative per la diffusione dei valori e della cultura della pace e della solidarietà internazionale tra le giovani generazioni», come recita quella che è stata già definita “legge Balilla”, nel ricordo della normativa fascista del 1926. La legge ridefinisce i compiti delle Forze Armate in termini di «salvaguardia degli interessi nazionali», quali essi siano non si sa; «di concorso alla salvaguardia delle libere istituzioni», minacciate da chi non si sa; e di intervento «in circostanze di pubblica calamità». Speriamo che il tutto non passi inosservato e soprattutto non passi in Parlamento. Il denaro andrebbe utilizzato per educare i giovani alla pace, al rispetto della Costituzione, dell’ambiente, dei diritti umani. Ma è evidente che da un governo come questo non ci si può aspettare un’attenzione di questo tipo. Piuttosto va segnalato come questa “prospettiva” offerta ai ragazzi e alle ragazze serva in realtà per controllare un pezzo importante della società, quello giovanile appunto, che nella storia ha sempre disturbato il manovratore. Un vero e proprio “controllo sociale” con tanto di gratifica perché, selezionando chi potrà partecipare al corso, si parla dei più dotati ed istruiti. Belle prospettive per i giovani, non c’è che dire! 

a cura della cooperativa editoriale LIBERAROMA



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