ROMA – In tempo di crisi si stringe la cinghia. È un assioma a cui nessuno può (a malincuore) sottrarsi. Così mentre si discute di tagliare i fondi destinati all’istruzione pubblica, i fondi destinati ai disabili, i fondi destinati al trasporto pubblico e via discorrendo, Brunetta presenta alla stampa e al Paese i dati sul censimento del parco auto della Pubblica amministrazione riferiti al 2010: 90 mila automobili per una spesa complessiva di oltre 4 miliardi di euro l'anno. Brunetta vuole tagliare solo il 30%.
Da ignoranti (nel senso che ignoravamo) abbiamo continuato a chiamare auto blu qualsiasi automobile provvista di lampeggiante che sfreccia nelle corsie di emergenza delle tangenziali cittadine. Veniamo a scoprire invece che esistono “auto blu blu”, “auto blu” e “auto grigie”. Insomma anche tra le automobili c’è chi è più ‘blu’ delle altre. Le prime, le “auto blu al quadrato”, sono tra le 7 mila e le 10 mila unità, vengono usate come auto di rappresentanza politico-istituzionale a disposizione delle alte cariche dello Stato e delle amministrazioni locali e costano ai contribuenti 142 mila euro annui cadauna (Brunetta però si dice convinto che si potrebbe arrotondare a 150 mila euro annui la spesa). Le semplici “auto blu” sono comprese tra le 18 e le 20 mila unità e sono auto di servizio per il ‘grand commis’ (alto funzionario di Stato). Queste costano ogni anno alle tasche degli italiani all’incirca 92 mila euro ciascuna. Infine le vituperate “auto grigie” constano di 60-65 mila unità e sono a disposizione degli uffici per visite ispettive e sopralluoghi, ma non hanno autisti. Le ‘grigie’ sono le più ‘economiche’ per gli italiani e costano ‘appena’ 18 mila euro ciascuna. In queste cifre sono compresi i costi del personale che incidono per oltre il 75% sul costo totale di gestione, essendo gli autisti circa 60 mila.
I dati che abbiamo appena sciorinato sono quelli elaborati dal Formez e forniti dal Ministero della Funzione Pubblica. Si riferiscono alla compilazione del questionario di circa 3.187 amministrazioni, ovvero il 50% delle amministrazioni (esclusi i Comuni inferiori ai 30 mila abitanti), con un tasso di copertura pari al 61% dei dipendenti pubblici e al 47% delle auto immatricolate dalla pubblica amministrazione.
Brunetta non ha voluto far mancare il suo ottimismo: “Penso si possa spendere la metà facendo le stesse cose”. Infatti, secondo Brunetta, se ogni singola amministrazione centrale e locale tagliasse il 30% del proprio parco auto, il risparmio per i conti pubblici supererebbe il miliardo di euro l'anno. Dando per buono il ragionamento approssimativo del ministro, tagliare di un miliardo di euro la spesa destinata alle auto blu blu, blu e grigie, significa comunque continuare a spendere all’incirca 3 miliardi di euro l’anno, decisamente un budget troppo alto che lo Stato e i cittadini italiani non possono permettersi di spendere. Piuttosto che un taglio sembra una spuntatina come quelle che chiedono le donne ai coiffeur (“Caro, taglia due dita, non di più”). Non sarebbe più giusto tagliare di netto questa voce di spesa pubblica? Non sarebbe meglio per chi utilizza l’auto blu dare il buon esempio muovendosi con il trasporto pubblico? Al limite non sarebbe opportuno utilizzare il taxi, tanto facendosi fare le ricevute si può inoltrare richiesta di rimborso spese. Certo, nella scala gerarchica della cromia, il bianco taxi sarà meno importante del doppio blu. Ma in tempi di crisi si stringe la cinghia e non si fanno discriminazioni sul colore della carrozzeria.
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