giovedì 15 luglio 2010

Il nucleare italiano nelle mani di un politico. Claudio Scajola?

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Agenzia per la Sicurezza Nucleare. E' questo il nome scelto per l'ente pubblico che governerà con poteri assoluti tutti gli aspetti relativi all'energia prodotta in territorio italiano da fonte nucleare.


Come stabilisce l'articolo 1 comma 2 dello statuto dell'Agenzia, il suo compito non si limita alla sovrintendenza degli impianti di fissione; il suo ruolo è quello di "autorità nazionale unica" deputata alla regolamentazione, al controllo e all'autorizzazione alla produzione di energia nucleare, alla detenzione, al trattamento e allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi, alla gestione dei materiali nucleari, alla protezione dalle radiazioni, alla vigilanza su costruzione, esercizio e smantellamento degli impianti e dei materiali nucleari, comprendendo infrastrutture e logistica.



 In altre parole, tutto ciò che ha attinenza con l'energia nucleare, anche indirettamente, sarà sottoposto all'occhio vigile dell'Agenzia.
Il suo potere è assoluto, limitato solo ed esclusivamente dalle competenze della Corte dei Conti.


Non stiamo parlando di un "organo a venire", di un ente che vedrà la propria nascita in un lontano futuro, dopo anni sufficienti a stabilire se l'avventura atomica italiana sia diventata un dato di fatto o il solo ricordo di un'idea strampalata di un passato remoto.
L'Agenzia per la Sicurezza Nucleare è già realtà.

I presupposti per la sua nascita si crearono il 23 luglio 2009, con la legge numero 99, che istituiva per la prima volta dopo la sospensione post-Chernobyl il ritorno all'energia nucleare nel nostro paese. All'articolo 29 la creazione, allora solo teorica, dell'ASN.



Il 27 aprile 2010 il sottosegretario al Consiglio dei Ministri, Gianni Letta, con apposito decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 luglio scorso, approvava in forma definitiva lo Statuto dell'Agenzia.



La sua struttura dirigenziale ricalca lo schema di altri enti pubblici come la RAI: unConsiglio Direttivo chiamato a deliberare su linee di indirizzo, regolamentazioni, sanzioni, obblighi e specifiche degli impianti, un Presidente che rappresenta legalmente l'Agenzia e che dirige i lavori del Consiglio e un Direttore Generale, con il compito di dirigere, coordinare e controllare l'intera struttura, organizzando le risorse umane, finanziarie e materiali dell'intero ente.

Il Consiglio, Presidente compreso, è composto da 5 membri: il premier nomina il Presidente, la scelta di due membri spetta al Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, gli altri due vengono nominati dal Ministro dello Sviluppo Economico, attualmente Silvio Berlusconi.
La direzione dell'Agenzia è, di fatto, nelle mani del governo, che dovrà affidarla però a personaggi in nessun modo legati alla sfera politica locale e nazionale.

Due commi stabiliscono questo vincolo: il comma 8 ("La carica di componente dell'Agenzia è incompatibile con incarichi politici elettivi, nè possono essere nominati componenti coloro che abbiano interessi di qualunque natura in conflitto con le funzioni dell'Agenzia") ed il comma 13 ("A pena di decadenza il presidente, i membri dell'Agenzia e il direttore generale non possono esercitare, direttamente o indirettamente, alcuna attività professionale o di consulenza, essere amministratori o dipendenti di soggetti pubblici o privati nè ricoprire altri uffici pubblici di qualsiasi natura, ivi compresi gli incarichi elettivi o di rappresentanza nei partiti politici, nè avere interessi diretti o indiretti nelle imprese operanti nel settore"), entrambi riportati integralmente dalla legge di creazione allo Statuto.



Nessuna carica politica e nessun conflitto di interessi. Questo almeno fino a 6 giorni fa.

Nel consueto silenzio della stampa e dopo appena un giorno dalla pubblicazione ufficiale dello Statuto, il governo, con decreto-legge numero 105 firmato dai ministriMatteoli, Prestigiacomo, Calderoli, Fitto e Tremonti e dal premier Berlusconi, ha cambiato radicalmente le carte in tavola.


Il comma 8 è abrogato e il comma 13, che impone la salvaguardia dell'indipendenza politica dell'Agenzia, non opera in sede di prima applicazione. Per i Consiglieri resta il limite della non elettività politica e dell'assenza di conflitto d'interessi. Per il Presidente, per il primo di essi che verrà nominato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, non varrà l'obbligo di non ricoprire cariche politiche elettive.

Un cambiamento di questo tipo, con questa tempistica (appena 24 ore dopo la pubblicazione dello statuto), consente una sola interpretazione: il primo presidente dell'ASN sarà un politico eletto e regolarmente in carica.

Ora non resta che scatenare la fantasia. E pensare a chi, tra parlamentari, consiglieri regionali o comunali, andrà a ricoprire questo oneroso incarico. E magari azzardare da subito qualche ipotesi, qualche nome. A partire da un ministro dello Sviluppo Economico dimissionario, attualmente deputato presso la Camera.
FONTE.
http://alessandrotauro.blogspot.com/

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